Alla ricerca di luoghi insoliti da visitare nella Ville Lumière (PARIGI O CARA!) ~ di Rosalia Orsini - TECLAXXI
PARIGI, O CARA
Rosalia Orsini
Alla ricerca di luoghi insoliti da visitare
nella Ville Lumière
Da
qualche tempo il turismo di massa si è camuffato in turismo di nicchia, e per
essere più attrattivo, è andato alla ricerca di luoghi insoliti all’interno di
una metropoli. Il turista ci crede e finisce per sentirsi un pioniere alla scoperta
dell’altra faccia di una città. Infatti, i luoghi insoliti sono quasi
esclusivamente legati alla città (angolini nascosti; tabernacoli con l’opera
prima del grande artista; mercati). Luoghi vissuti, abitati, frequentati dalla
popolazione locale, elemento che rende veramente insolito il luogo. Ma detto
luogo finisce per perdere la sua originalità, nel momento in cui è entrato nella
programmazione delle guide turistiche.
Anche
Parigi non sfugge a questa nuova tendenza. Qui siamo in presenza di una città
che si è ingrandita, spostando il fulcro
attrattivo per il turista verso i nuovi quartieri: per es. l’ampliamento del
XVII arrondissement, o la ristrutturazione di edifici che hanno assunto
nuova identità: la Bourse des Halles, diventato un luogo espositivo di arte contemporanea,
cioè la Collection Pinaud; oppure il recupero di tronconi ferroviari in disuso e diventati passeggiate domenicali campestri per le
famiglie; e per ultimo la creazione di nuovi parchi, come il parco Martin
Luther King di Batignolles (2007).
Addirittura,
sono stati dirottati centri di potere economico o amministrativo, come la Cité
de la Justice, che ora si trova a Porte de Clichy. Mi fermo in questo
quartiere, presentato dalle agenzie immobiliari come Epinettes-Batignolles. Percorriamolo
insieme, cominciando dalla piazza di Clichy. Chi volesse conoscerlo, deve
essere avvertito sulla toponomastica molto parigina, che non sempre aiuta il
turista. Troviamo, infatti: la
place de Clichy, la rue de Clichy, l’avenue de Clichy, il boulevard de Clichy,
la porte de Clichy ; e così pure: la rue des Batignolles, l’avenue des
Batignolles, il boulevard des Batignolles, le square des Batignolles, la mairie
des Batignolles, l’église des Batignolles, le marché des Batignolles! Negli
anni Settanta del secolo scorso, questa piazza segnava l’inizio dei quartieri
off limits perché ad alta concentrazione di emigrazione magrebina; il quartiere
si presentava di per sé poco ospitale con i muri anneri del fumo del carbone
delle case e le strade invase da mercanti improvvisati. Sulla piazza si
radunavano i lavoratori delle lotte operaie di quegli anni. E così è stato fino
a quando le manifestazioni non sono state dirottate sulla piazza della
République. L’avenue de Clichy, che comincia dalla piazza, offre ai cinefili
una sala cinematografica storica, Le cinéma des cinéastes, con una
programmazione di film di nicchia e di anteprime. Nell’attiguo Bistrot des cinéastes
si discute di film con il regista sorseggiando un aperitivo. Si prosegue fino
alla stazione del métro La fourche, così detta perché qui la linea 13 prende
due direzioni. In superficie, la stazione si trova alla biforcazione
dell’avenue di Clichy e dell’avenue di saint Ouen; noi continuiamo su Clichy
per raggiungere il nostro luogo insolito: la Cité des Fleurs.
(foto
1 Cité des fleurs)
E
anche qui siamo alla confluenza fra il quartiere di Batignolles e d’Epinettes.
Infatti, la Cité ha due entrate, i cui cancelli si aprono rispettivamente sulla
rue della Jonquière (Epinettes) e l’avenue di Clichy (Batignolles). La cité si snoda fra queste due entrate,
perché così fu tracciata nel 1847, con l’obbligo da parte di chi decideva di
costruirvi la propria abitazione di piantare almeno 3 alberi fioriti: ecco
spiegato il nome del luogo
(foto 2 allée Cité des fleurs)
E
noi non possiamo che rimanere meravigliati di fronte alla lungimiranza
dell’Amministrazione comunale dell’epoca, ecologista ante litteram. Il
quartiere di Batignolles viene annesso alla città di Parigi negli anni ’70 del
XIX secolo. È di quegli anni la costruzione
dello square des Batignolles: un piccolo parco all’inglese, sul modello del non
lontano parc Monceau. Il giardino domina dall’alto i binari che portano alla
stazione di Saint Lazare, costeggiando la rue de Rome. Il quartiere fu presto
prescelto, nel corso del secolo, da intellettuali e artisti che qui hanno
vissuto e operato: Manet, Monet, Renoir, Zola, Verlaine, Mallarmé (che nella
sua casa in rue de Rome riuniva settimanalmente intellettuali e artisti), Barbara,
Jacques Brel – per citare solo i più illustri. Tuttavia, nessuno di loro ha
abitato alla Cité des Fleurs, ed è questo che l’ha salvata dal turismo dei luoghi
insoliti parigini, rendendola più affascinante! Le case che si snodano lungo
questo corto viale hanno tutte uno stile di case di campagna: a due piani, con
affaccio sul vialetto, un giardino e alberi da fiori.
L’offerta
dell’insolito per attirare il visitatore di nicchia è proposta anche da alcuni
“piccoli “musei, quelli meno frequentati e meno in vista. È il caso del Musée
di Montmartre che ha allestito una retrospettiva (21 marzo-14 settembre 2025)
di Maximilien Luce (1858-1941). Il museo è solo piccolo per dimensioni e non certo
per la sua storia. Situato nel cuore della Butte di Montmartre, offre un’oasi
di pace e di verde non lontano dalla frequentatissima piazzetta, uno dei luoghi
meno insoliti della capitale. All’interno, l’atelier di Suzanne Valadon ci
riporta nel cuore della Parigi impressionista, quella degli artisti squattrinati,
perché rifiutati dai Salons, al fervore artistico che poco compensava il
grigiore dei luoghi. Oggi, invece, il visitatore di Montmartre circola in un quartiere
dove i palazzi sorridono con le loro facciate dall’intonaco luminoso, e il
Museo lo accoglie in un giardino curato e riposante…. dove ha fatto ritorno a
casa Maximilien Luce, che qui, cioè nella rue Cortot, ha vissuto per ben 13
anni. Questa sua retrospettiva è la
prima dal 1983. Ḕ un pittore che ebbe fortuna in vita e meno dopo,
contrariamente ai suoi compagni di vita artistica.
Di
origini modeste, inizia a seguire corsi di disegno a 13 anni. Spirito
anarchico, si scontra presto con le istituzioni artistiche ufficiali. Rifiutato
dal salone ufficiale, presenta, a soli 17 anni due tele all’Exposition libre
des oeuvres d’art réfusées; questo lo mette in contatto con la Société des
Artistes Indépendants che espongono “senza giudici e senza guadagno” dove viene
scoperto da Signac, presidente della Société di cui0n sarà a sua volta
presidente Maximilien Luce. Esponente di
spicco del neoimpressionismo, questo artista ha saputo rendere nelle sue tele
il fervore dello spirito artistico di Montmartre, ma anche lo spirito umanista
che anima la sua opera. Infatti, accanto ai paesaggi che ripercorrono le sue peregrinazioni,
dalla Normandia a Saint-Tropez, dal Belgio a Londra, Luce dipinge i cantieri che occupavano Parigi alla fine del secolo XIX come pure il
nero profilo delle fabbriche della nascente industria nel Nord della Francia.
Parigi resta il soggetto principale della sua opera
(Foto
3 La construction du Sacré-Coeur, 1900).
Se
gli impressionisti sono pittori di paesaggi e di interni, Luce predilige la
città, la Senna, le piazze con i mercati,
(foto
4 Rue des Abbesses, l’épicerie, 1896)
le
luci del crepuscolo e la notte. Ed è nelle scene che descrivono la Ville
Lumière che Luce si rivela un grande colorista: per la varietà della sua
palette e per la tecnica divisionista.
(foto
5 La Seine à Charanton,1891)
Fu
profondamente colpito dagli avvenimenti legati alla Comune del 1871, di cui fu
testimone oculare.
(Foto 6 Une rue de Paris en mai 1871, vers 1910).
Ciò
lo portò ad abbracciare gli ideali anarchici e a partecipare attivamente alla
vita politica e culturale della città. Fu per questa sua militanza anarchica,
che fu arrestato in seguito a una serie di attentati anarchici che culminarono
con l’assassinio del Presidente della Repubblica, Sadi Carnot, nel 1894. I
disegni eseguiti durante i 42 giorni di prigione furono raccolti nell’album Mazas.
Luce estese il suo orizzonte pittorico oltre Parigi e la sua
periferia, esplorando la Francia grazie a una rete di amici, fra cui Pissarro,
che lo invitavano a soggiornare a casa loro. Testimoni di questi viaggi restano
i paesaggi di Normandia, Bretagna, Borgogna; l’amico Signac lo invita a
Saint-Tropez nel 1892, dove ritornerà più volte.
(Foto 8 Saint- Tropez, vu depuis la citadelle, non daté)
Émile Verhaeren, nella prefazione al catalogo della mostra del 1909, così scrive: «L’arte di Luce, è lo stesso Luce. Un uomo dei faubourgs, un amante di Parigi e della sua periferia, (…) del popolo operaio e l’anima di questo popolo, appassionato, rivoluzionario».
Luce
non è certamente il primo pittore a descrivere le trasformazioni della capitale
alla fine dell’Ottocento, tuttavia è forse il solo, a parer mio, che ha saputo dare
un’anima ai protagonisti anonimi, i lavoratori, di quella società borghese che
andava arricchendosi sfruttando il loro lavoro.
ROSALIA ORSINI
BIONOTA
Rosalia Orsini è una appassionata della lingua e della cultura francese, che ha insegnato per molti anni nelle scuole superiori ad indirizzo linguistico–sperimentale. È stata anche formatrice di insegnanti; convinta sostenitrice di una Federazione Europea, ha lavorato in gruppi internazionali negli anni d’oro del processo di integrazione europea, fine anni ’80 e anni ’90, contribuendo alla elaborazione di progetti di formazione degli insegnanti europei e alla attuazione dei programmi di scambi fra le classi degli Istituti dove ha lavorato con la Francia e con i Paesi francofoni anche extra-europei. Inoltre, è stata lettrice di italiano con incarichi extra–accademici nelle Università di Cracovia, Dcshang (Camerun), Zagabria. È stata traduttrice ufficiale nella redazione del Maggio musicale Fiorentino dall’inizio degli anni ’90 fino al 2024









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