Il giovane Cavour e la storica residenza di famiglia a Grinzane (STORIA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI

 STORIA

 

Riccardino Massa

 

Il giovane Cavour e la storica residenza di famiglia a Grinzane

 

 


 Camillo Benso conte di Cavour di Vincenzo Vela


Ci sono luoghi dove il tempo pare si sia fermato e dove il respiro della Storia ci coinvolge in calde atmosfere. Uno di questi è il Paese di Grinzane, che dal 1916 ha assunto il nome di Grinzane Cavour.

Il fiume Tanaro divide due aree geografiche molto importanti. Sulla sua sinistra idrografica vi è la zona denominata “Roero”, mentre sulla sua destra idrografica l’area territoriale viene chiamata “Langhe”. Una piccola parte di quest’area vede i Comuni gravitare nella provincia di Asti, mentre la stragrande maggioranza delle Comunità locali, e tra queste anche Grinzane, fanno parte di quella che viene definita in Piemonte “La Provincia Granda”. Cioè, la provincia di Cuneo. Queste colline, un tempo quasi abbandonate per la povertà dei luoghi, oggi sono diventate una delle maggiori ricchezze agricole dell’Italia. Non vi è collina dove non vi sia impiantato un vigneto oppure un noccioleto .

 

Seguendo stretti cordoni di asfalto che si snodano con continue curve tra questi ammassi collinari, ad ogni svolta della strada appaiono panorami mozzafiato, così si giunge al Paese di Grinzane Cavour, dove sul punto più elevato svetta un imponente castello tutto in laterizi.

 

Anche se la famiglia Benso ha la sua residenza ufficiale nel Palazzo di Santena (To), questo luogo ha un suo perché nella Storia del grande statista italiano.

Siamo nella prima parte dell’800 e il giovane Camillo , secondogenito, come tutti i nobili che non avrebbero ereditato la primogenitura era destinato ad avviarsi verso la carriera ecclesiastica oppure quella militare.

Ma, la madre di Camillo è Adele de Sellon , proviene da una famiglia Svizzera. Jean-Jacques de Sellon, lo zio, fratello di Adele, probabilmente fu uno dei motivi per il quale si optò per la carriera militare.

Il giovanissimo Camillo ha dieci anni quando il 1° maggio 1820 entra nell’Accademia militare di Torino e il 24 aprile del 1824 è nominato cadetto. Già nello stesso anno, il 9 luglio, è designato come “Paggio di Carlo Alberto principe di Carignano”.  La carriera del Paggio, però, finisce in fretta (16 settembre 1824) per una questione di amor proprio. Lascia l’incarico, pur restando nella carriera militare. Sarà nomibnato luogotenente del Genio. Svolgerà compiti militari nel 1828 a Ventimiglia per lavori di fortificazioni, poi per lo stesso motivo al forte di Exilles in provincia di Torino nel 1829 e successivamente al forte di L’Esseillon nei pressi di Modane. Nel 1830 viene trasferito alla Direzione del Genio militare a Genova, dove incontrerà una delle donne con la quale avrà una relazione sentimentale. 

Il fatto che questa fosse una donna sposata con tre figli fu probabilmente una delle cause del suo richiamo a Torino già nel dicembre del 1830 e del suo successivo trasferimento al Forte di Bard in valle d’Aosta.

Da quel momento il giovane Camillo risulta sempre più insoddisfatto e refrattario alla carriera militare sino a giungere alle sue dimissioni (accettate il 12 novembre del 1831₇).

A ventun anni è difficile per un giovane aristocratico cambiare carriera, ma è necessario fare in modo che il ragazzo venga isolato e inviato nei poderi di proprietà della famiglia a occuparsi di agricoltura. Sarà stata una punizione da parte del padre Michele? Non abbiamo notizie in nostro possesso, quel che è certo è che il giovane Camillo fu inviato dalla famiglia a Grinzane, dove erano collocati i poderi viticoli dei Benso. Nel gennaio del 1832 viene nominato sindaco e l’agricoltura diviene il suo costante interesse, anche se preferisce impegni più intellettuali e tra questi l’amore per la politica e il diritto. Sono gli anni (tra il 1836 ed il 1847), quando Camillo Benso sperimenta nuove tecniche viti vinicole di produzione del vino Barolo con la consulenza del Generale Paolo Francesco Staglieno e di Louis Oudart.


“Ho sulle braccia delle grandi imprese agrarie da dirigere, ciò che mi prende molto tempo e mi preoccupa. Del resto, poiché è naturale nell’uomo di non contentarsi di quello cui è strettamente obbligato a fare, mi sono lasciato trascinare a poco a poco dal gusto dell’agricoltura, e ora sono in via di fare delle grandi speculazioni campestri, e siccome non si tratta di aumentare il superfluo, ma di conservare il necessario, sono obbligato a mettere molta cura nei lavori che intraprendo e dedicarvi un tempo che preferirei dedicare a dei lavori puramente intellettuali”. ₁₀

 

Abita nel Castello, che per alcuni storici risulta costruito nella metà del XI secolo, e per altri non prima del XIII (Oggi patrimonio dell’Umanità tutelato dall’UNESCO). Il fabbricato è appartenuto a diverse famiglie nobiliari fino a giungere alla proprietà della casata (Raimondo di Busca, Marchesi del Monferrato, Antonio e Matteo Calderaro e poi Gabriele Nuvolo negli anni che vanno dal 1532 al 1546 e poi a Pietrino Belli).

In questo luogo, che oggi ospita il Museo delle Langhe, occupa una grande stanza, oggi chiamata Sala delle Maschere.

Qui, Camillo Cavour presiedeva le sedute consiliari nei suoi anni di sindacatura. È uno degli ambienti di maggior interesse artistico del castello grazie al soffitto ligneo voluto dall’allora proprietario (Pietrino Belli, giurista e diplomatico, che era stato consigliere dell’imperatore Carlo V, del Re di Spagna Filippo II e del duca Emanuele Filiberto) per celebrare le sue nozze (con Giulia Damiani) nel 1567.

 

Il soffitto presenta un gran numero di formelle dipinte in parte di significato araldico delle famiglie degli sposi, in parte simboliche dell’amore e dell’abbondanza (putti che suonano, cornucopie) in parte allegoriche (Centauro che lotta con fierezza, oppure l’aquila ed il leone a rappresentare il coraggio) ed altre ancora rappresentanti animali fantastici come avveniva spesso in epoca medievale. Qui, Camillo combina uno scempio architettonico. Infatti, la stanza è molto ampia ed i soffitti sono alti, diventa difficile scaldarla nei lunghi inverni. Quindi fa costruire una controsoffittatura per abbassarne l’altezza. Questo, che potrebbe essere definito uno scempio, si rivelerà invece la protezione che non permetterà alle formelle ed al legno dipinto di distruggersi nel tempo per i fumi dovuti principalmente alla combustione della legna nel grande camino della stanza.


Salone interno

 

Solo alla fine del 1900 un incauto muratore che doveva aggiustare la controsoffittatura, per un errore sfondò il manufatto rivelando questo gioiello artistico.

Altra sala importante del Castello, oggi adibita a sala didattica sulle produzioni vitivinicole, è la sala affrescata in uno stile che ricorda gli affreschi di Raffaello Sanzio (Loggia di Amore e Psiche) nella Villa Farnesina di Roma.

 

Vi chiederete perché la presenza di tali affreschi in una dimora del nord Italia. Ebbene questo fatto è dovuto alla volontà imitatoria di un pittore che volle copiare lo stile del più noto pittore Giulio Romano (Giulio Pippi de’ Jannuzzi, Roma 1492 o 1499 – Mantova 1° novembre 1546). Come narra il Vasari, fu collaboratore di Raffaello intorno al 1515. È noto che il Giulio Romano lavorò anche a Mantova presso la corte della Signoria di Federico II Gonzaga dal 1524. Questi luoghi, dove insiste Grinzane Cavour, sono nei territori che furono governati dai Marchesi del Monferrato che rappresentarono le dinastie degli Aleramici, poi dei Paleologi e successivamente dei Gonzaga dal 1574 quando questi domini furono elevati al rango di ducato. Molto probabilmente il pittore che realizzò gli affreschi fu un allievo dello stesso Giulio Romano.

₁ Si producono vini: Barolo, Barbaresco, Nebbiolo, Dogliani, Dolcetto D’Alba, Barbera d’Alba, Pelaverga di Verduno.

₂ Si produce la Tonda Gentile delle Langhe

₃ Albero genealogico conservato nelle carte Cavour presso la Fondazione che porta il suo nome.

          


                                                                                                                                                                           
 

 

 

 Continua la parentela sino ai giorni nostri

Ultima discendente Margherita Pallavicino Mossi (Questa nota è scritta dall’autore dell’articolo)

 

₄ Adele de Sellon (1780- 1846)

 

₅ “Il suo orgoglio di casta era offeso dall’assurda uniforme scarlatta, che sembrava la livrea di un domestico, ed ebbe la sconsideratezza di dirlo in pubblico. Ciò finì col causargli la perdita della protezione di Carlo Alberto, e in seguito Cavour ammise di essere stato impudente e ingrato.”

 Tratto dalla Biografia di Cavour - Titolo “Cavour” by Denis Marck Smith – 1984 - Gruppo editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno.

 

₆ Marchesa Anna Schiaffino Giustiniani (Parigi 9 agosto 1807 – Genova 30 aprile 1841) soprannominata dallo stesso Cavour “Nina”

 

₇ Dati cronologici desunti dal libro “Il Conte di Cavour” di William de La Rive (Racconti e memore) – Santena- Società Tipografica Ianni – 2003

 

₈ Paolo Francesco Staglieno (Voltaggio 1773 – Torino 1850) Generale della Regia Armata Sarda e poi politico, deputato del Regno di Sardegna nella III Legislatura venne nominato da Carlo Alberto di Savoia responsabile della vinificazione presso la tenuta di Pollenzo.

 

Il mito di Oudart è storia più recente, alimentato da un merito indiscutibile: aver consolidato attraverso vini di successo il progetto di un Nebbiolo moderno. Primo fra tutti, un Nebbiolo di Neive. Non fu Cavour a cercarlo, ma l’esatto contrario.

 

₁₀ Dall’ Epistolario del Conte di Cavour- lettera del 1835 al cugino da parte di madre Auguste De La Rive (1801-1873)


RICCARDINO MASSA

BIONOTA

Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.

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