La festa delle celebrità (LINGUA ITALIANA) ~ di Silverio Novelli - TeclaXXI
LINGUA ITALIANA
Silverio Novelli
La festa delle celebrità
La parola celebrità
deriva dal latino celebritāte(m),
che significa 'affluenza di molte persone' in occasioni solenni, importanti, rinomate.
In questo passo di un antico commentario biblico, la parola latina esprime il
senso di festosità di un'intera città: «factaque est grandis celebritas in Jerusalem qualis a
diebus Salomonis filii David regis Israel in ea urbe non fuerat» (“Ci fu una gioia
straordinaria a Gerusalemme, quale dal tempo di Salomone figlio di Davide, re
di Israele, in città non c'era mai stata”).
Il porto di
Antibes
Per estensione, in italiano, la
parola celebrità,
ripresa per via libresca dal latino, passa
a indicare 'l’essere celebre, la fama, la
popolarità acquisita'. Questo significato compare nella lingua scritta a
partire dal Seicento. Nella Historia delle guerre civili di Francia (1630),
Arrigo Caterino Davila adoperò celebrità
a proposito del porto di Antibes (italianizzato in Antibo), sulla Costa
Azzurra, espugnato il 6 dicembre 1592 dal duca di Savoia Carlo Emanuele I
“Testa di fuoco”, alleato del re di Spagna Filippo II contro il re di Francia
Enrico IV di Borbone: «[il duca di Savoia] si avanzò a mettere l'assedio ad
Antibo; la quale città posta sul mare, e, per la celebrità
del porto, di molta considerazione, fu da lui, benché con difficoltà e con
lunghezza, espugnata».
La
celebrità, da sempre, è un fenomeno
osservato con attenzione, talvolta con ansia, da chi ne beneficia e con
desiderio da chi ha ambizioni di fama e di successo. Ma «il sole della celebrità»,
come lo chiamò lo scrittore Giorgio Bassani (1916-2000), così come può sorgere
improvviso e splendere su tutto l'orizzonte, può anche offuscarsi e tramontare
con altrettanta rapidità: enorme, vasta, fulminea, immediata, attesa o
inattesa, duratura, la celebrità
può essere meritata o immeritata, può degnarsi di arrivare al momento giusto o
essere tardiva; in alcuni casi, parlando di persone, può perfino giungere
postuma, cioè dopo la morte di chi ne avrebbe, forse, voluto godere.
«Da
tante cose dipende la celebrità
dei libri», scrisse Alessandro Manzoni nei Promessi sposi,
a proposito di un libro di storia ottimo, ma rimasto sconosciuto ai più. Ma
va detto che il suo, di romanzo, conquistò rapidamente la celebrità
e divenne rapidamente un caposaldo della letteratura italiana.
Prima
il francese…
Agli inizi dell'Ottocento, la lingua più
influente del mondo in quel momento, cioè il francese, prestò all'italiano, e
l'italiano accolse, un nuovo significato, questa volta concreto, molto legato a
quello principale. In francese, infatti, célébrité dal 1830
circa era passato a indicare anche una 'persona famosa', oltreché a voler dire
'fama, popolarità'. Tempo due-tre anni e nei giornali d'Italia tale significato
viene trasferito sulla parola italiana corrispondente e già esistente, celebrità.
Molti difensori della purezza della lingua (grammatici, scrittori di
dizionari) si arrabbiarono, a cominciare dal più famoso, Niccolò Tommaseo:
«D'un uomo famoso parlando in Francia dicono (e certi italiani fangosi
ripetono) una sommità, un'illustrazione, una celebrità: e queste son le figure di noi italiani».
Se Tommaseo era così arrabbiato, vuol dire che celebrità, nel nuovo
significato, ebbe subito un gran successo. Le proteste dei puristi non
servirono.
… e poi l’inglese
A
partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento, nei giornali e poi nei
siti e infine nelle reti sociali in internet, si è diffusa la parola inglese celebrity, con lo stesso
significato di celebrità 'persona famosa'. Celebrity entra in inglese con
questo significato a metà dell'Ottocento, per influsso del francese célébrité, proprio come per
influsso di célébrité la parola italiana celebrità, qualche anno prima,
aveva acquisito il significato di 'persona famosa'. Quindi, in italiano abbiamo
un doppione: il vecchio, ma ancora usatissimo, celebrità, e l'inglese celebrity, che però, a guardar
bene, si differenzia e si specializza nel significato di 'persona famosa, in
quanto vip del mondo dello spettacolo, dello sport, della moda, che è
protagonista del chiacchiericcio mondano diffuso dai mezzi di comunicazione',
in particolare dai cosiddetti social media. In fondo, il
discrimine antropologico, culturale e semantico, tra celebrità e la cugina celebrity sta nella nascita
rivoluzionaria negli Stati Uniti del primo grande social network del nuovo
millennio, cioè Facebook. “Rivoluzionaria” perché con Facebook si incrociano le
strutture e i concetti di rete, profilo e identità. Il face book, il libro con le foto
dei ritratti degli studenti universitari, commentati da poche righe di
presentazione, sollecita Mark Zuckerberg a fare dell’arena del web, fino a quel
momento dispersiva agorà nella quale perdersi cercando qualcosa (sotto
copertura di un nickname), una costruzione sociale reticolare che consente,
paradossalmente, per la prima volta di costruire l’identità personale
privata, riconoscibile in un profilo definito.
Da
qui si potrà partire per cominciare a imporre il proprio volto, il proprio
io/ego strutturato come attore scenico pubblico che si gonfia, di like e di follower, in forza del suo
status o per via degli avanzamenti di status che l’utente potrà acquisire con
il successo delle proprie iniziative. La strada viene spianata alla comparsa
delle celebrity, che, con e grazie ai nuovi social network venuti dopo
Facebook, affermeranno definitivamente la celebrità geneticamente modificata,
esposta all’esultanza festosa degna del re Davide ma anche alla disapprovazione
o allo hate che le cadute in disgrazia nel mercato azionario
controfattuale delle realtà virtuali possono far deflagrare all’improvviso e
senza pietà.
BIONOTA
Silverio Novelli si occupa da molti anni di lingua italiana. Tra le altre cose, ha scritto una grammatica scolastica (a sei mani), un paio di dizionari di neologismi (a quattro mani) e altri testi di divulgazione linguistica (a due sole mani, finalmente, le sue).
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