Ines de Castro e Malvina di Scozia di Salvatore Cammarano. Intrecci tra storia, musica e poesia - I parte (MELODRAMMA) ~ di Ivonne Begotti - TeclaXXI
Ivonne Begotti
Ines de Castro e Malvina di Scozia di Salvatore Cammarano.
Intrecci tra storia, musica e poesia
Parte prima
1. Pierre-Charles Comte, Le Couronnement d'Inès de Castro en 1361 (L'incoronazione di Ines de Castro nel 1361), 1849, Musée des Beaux-Arts de Lyon
2. Artista non identificato (su un disegno di base di Luigi Manini), Pedro e Ines, soffitto della Sala dei Re, Quinta da Regaleira, Sintra, Portogallo, XIX secolo.
(Le immagini sono a cura dell'Autore)
~
Nel numero di TeclaXXI del 5 settembre 2025, Isabel Violante accenna ai Lusiadi di Camoes. Questo poema epico in ottave, pubblicato nel 1572 e tuttora considerato una delle più importanti opere letterarie portoghesi, dedica alcune strofe a Ines de Castro, ovvero a colei “que depois de ser morta foi Rainha”[1] (che divenne regina dopo esser morta). Nei secoli scorsi, questo personaggio è stato al centro di numerose rielaborazioni letterarie e artistiche. Di nuovo lo vorremmo ricordare qui, analizzando due libretti d’opera di Salvatore Cammarano incentrati sulla sua originale vita. Il primo s’intitola Ines de Castro, è stato musicato da Giuseppe Persiani e ha debuttato al Teatro di San Carlo di Napoli il 28 gennaio del 1835; il secondo è Malvina di Scozia, andato in scena per la prima volta il 27 dicembre 1851, nello stesso Real Teatro napoletano, con la musica di Giovanni Pacini.
Ines de Castro tra storia, arti e mito
Nel XIV secolo la famiglia Castro è tra le più potenti della Castiglia. Ines è figlia illegittima di Pedro Fernández de Castro e della sua amante Aldonza Lorenzo de Valladares. Nasce tra il 1320 e il 1325 e viene educata alla corte di suo zio Giovanni Emanuele di Castiglia, letterato e politico. Nel 1340, per ragioni politico-diplomatiche, la figlia di Giovanni Emanuele, Costanza, va in sposa al principe del Portogallo Pietro I, figlio del re Alfonso IV e di Beatrice di Castiglia. Ines, che è cugina di Costanza e ha vissuto alcuni anni accanto a lei, l’accompagna a Lisbona come damigella. Secondo le cronache, appena le due ragazze giungono alla corte di Alfonso IV, Ines e il principe s’innamorano. Il matrimonio tra Pietro e Costanza viene celebrato come da accordi, ma ogni tentativo di separare i due amanti risulta inutile. Nel 1345 Costanza muore di parto. Pietro rifiuta ogni altra proposta di matrimonio e inizia a convivere more uxorio con Ines. Insieme hanno quattro figli. Nel 1355 Alfonso IV si lascia convincere da alcuni consiglieri ad ordinare la soppressione di Ines de Castro, per evitare l’eccessiva ingerenza della famiglia dei Castro nella politica portoghese. Ines viene decollata (non trafitta a colpi di spada, come vuole la tradizione letteraria) a Coimbra, dove abita con Pedro. Venuto a conoscenza della morte dell’amata, Pedro insorge contro il padre, scatenando una guerra civile che dura alcuni mesi. Nel 1357 Pedro sale al trono e fa arrestare i tre principali consiglieri di Alfonso, responsabili dell’uccisione di Ines: Pero Coelho, Alvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco. I primi due vengono uccisi, il terzo riesce a fuggire. Successivamente, Pedro afferma di essere stato sposato con Ines e legittima i loro figli. Inoltre, fa costruire due splendide tombe in marmo nel monastero di Alcobaça: una per Ines e l’altra per sé stesso. Opera di artisti spagnoli, i due monumenti funebri sono di rara eleganza e nel 1989 l’UNESCO ha dichiarato il monastero di Santa Maria di Alcobaça Patrimonio mondiale dell’umanità.
Nei decenni successivi alla morte, Ines de Castro viene ricordata come una seduttrice ambiziosa e senza scrupoli, ma dalla metà del Cinquecento la sua drammatica vita entra nella cultura e nella leggenda, ispirando opere pittoriche, letterarie e teatrali. Nel decennio del 1550 è rappresentata per la prima volta a Coimbra la tragedia Castro, di Antonio Ferreira. Nel 1572 è pubblicato Os Lusiadas di Luís Vaz de Camões e nel 1602, nella raccolta di liriche di Lope de Vega intitolata Rime, compare un sonetto dedicato a Doña Inés de Castro.[2]
Con il trascorrere del tempo, agli eventi effettivi della drammatica storia d’amore se ne aggiungono altri di fantasia: si narra che Pedro, dopo aver fatto riesumare il corpo di Ines, abbia celebrato un’incoronazione ufficiale postuma della regina, costringendo l’intera corte a baciare la scheletrica mano della consorte posta in trono, come appare nel quadro di Pierre-Charles Comte L’incoronazione di Inés de Castro.
Tra il Settecento e l’Ottocento, la vicenda di Ines de Castro è oggetto di numerose trasposizioni operistiche, tra le quali spiccano:
· Ines de Castro, musica di Giuseppe Giordani, libretto di Cosimo Giotti (1793)
· Ines de Castro, musica di Gaetano Andreozzi, libretto di Cosimo Giotti (1793)
· Ines de Castro, musica di Giuseppe Cervellini, Ignazio Gerace, Sebastiano Nasolini, Francesco Bianchi, libretto di Luigi De Sanctis (1795)
· Ines de Castro, musica di Nicola Zingarelli, libretto di Antonio Gasperini (1798)
· Ines de Castro, musica di Vittorio Trento (1803)
· Ines de Castro, musica di Pietro Carlo Guglielmi, libretto di Filippo Tarducci (1805)
· Ines de Castro, musica di Stefano Pavesi, libretto di Antonio Gasperini (1806)
· Inés de Castro, musica di Marcos António Portugal (1810)
· Ines de Castro, musica di Felice Blangini (circa 1810)
· Inês de Castro, musica di Ruy Coelho (1825)
· Ines de Castro, musica di Giuseppe Persiani, libretto di Salvatore Cammarano (1835).
Tra le tante versioni dell’opera, non è certo quante ne conoscesse Cammarano, che però antepone al suo libretto un avvertimento al lettore dove dichiara come sue fonti principali “le due tragedie di De La Mothe e di Bertolotti […] e il Don Pietro del Greppi”.[3] Il confronto con Ines de Castro di La Motte è molto interessante.
Confronto tra Ines de Castro di Cammarano e
di Houdard de La Motte
L’omonima tragedia di La Motte è in versi, in cinque atti e viene rappresentata per la prima volta alla Comédie-Française il 6 aprile 1723. Ha una struttura drammaturgica che presenta dialoghi e riflessioni di carattere politico-filosofico. Inizia con una frase lapidaria: “Mon fils ne me suit point ! ” (Mio figlio non mi segue!) (I, 1).[4] Nel giorno dei festeggiamenti per le vittorie militari di Don Pietro, tutta la corte è riunita, tranne il festeggiato, che si dimostra distaccato e disinteressato. In senso più ampio, quell’affermazione esprime la contrapposizione del principe al re, nucleo centrale dell’intera vicenda.
Nei successivi dialoghi affiora l’eco del dibattito filosofico che ha attraversato l’Europa tra il Seicento e il Settecento: la contrapposizione tra la legge scaturita dal diritto di natura e quella nata dal patto tra uomini in una società civile; di conseguenza, la ragion di stato si scontra con la sfera affettiva individuale in modo inconciliabile. Questa tematica risulta sovversiva nella società dell’Ottocento. Quando Alfonso IV insiste nel voler imporre al figlio un matrimonio concordato secondo “l’interesse degli Stati”, tramanda una concezione elitaria del potere che è inconciliabile con la democrazia liberale che si affermerà progressivamente tra Ottocento e Novecento. La rivendicazione di Don Pedro alla libera scelta della consorte rappresenta un principio innovativo, che si contrappone all’idea tradizionale del potere politico come diretta emanazione da entità superiori - gli dèi nell’Antichità, Dio nell’era cristiana e per tutto il Medioevo -, cui si deve sottostare in modo assoluto.
Per la censura borbonica, queste nuove idee sono pericolose e Cammarano struttura il suo libretto procedendo con estrema cautela: elimina i dialoghi a carattere filosofico-politico e accentua i tratti avventurosi della vicenda. Inoltre, scardina la successione temporale e si prende numerose libertà. Nella tragedia di La Motte, come nella realtà, la sposa destinata a Pietro è Costanza Manuel, ma nel libretto di Cammarano si chiama Bianca. Storicamente, Pietro viene unito in matrimonio con Bianca di Castiglia (circa 1315-1375) - figlia di Pietro di Castiglia e di Maria d’Aragona - nel 1325, quando lui ha circa cinque anni e lei circa dieci. Il matrimonio non viene mai consumato ed è annullato nel 1330. Analogamente, Costanza Manuel (1318/1323–1345) viene data in sposa nel 1325 ad Alfonso XI, unico figlio maschio di Ferdinando IV, re di Castiglia e León, quando lui non è ancora maggiorenne e lei è una bambina; nel 1327 Alfonso XI ripudia Costanza, chiede che il matrimonio sia dichiarato nullo e nel 1328 si sposa con la principessa Maria del Portogallo, concordando con l’ex suocero che la sua ex moglie sposi Pietro, fratello di Maria ed erede al trono portoghese. Nel libretto di Cammarano, Costanza viene ricordata come prima moglie di Pietro, ma è già defunta da anni; Ines e Pietro sono sposati segretamente e hanno già due figli insieme; Bianca di Castiglia è la promessa sposa del principe, ma non vi è alcun riferimento al passato; i tre consiglieri del re, istigatori del delitto, vengono concentrati in un unico personaggio: Gonzales. Inoltre, Pietro appare diverso dall’effettivo personaggio storico: si disinteressa del potere politico ed è completamente proteso verso gli affetti familiari, mentre nella realtà è protagonista della vita politica e gli vengono attribuiti gli appellativi di “Crudele” e “Giustiziere”.
Rispetto a La Motte, Cammarano rende più avventurosa la vicenda, introducendo anche il rapimento dei due bambini da parte di Gonzales. Nel terzo atto è proprio l’assassinio dei due piccoli, compiuto fuori scena dal brutale uomo di corte, a provocare la morte del re e la follia di Ines. Quest’ultima, infine, spira accasciandosi sulla tomba di Costanza, mentre Don Pedro trascina Gonzales ai suoi piedi e l’uccide per vendetta. Complessivamente, il finale della tragedia è meno truce, poiché Don Pedro, re Alfonso e Ines si riconciliano e, prima di morire per effetto del veleno somministratole da Gonzales, Ines affida i figli alle cure del padre.
Già in questo libretto d’esordio, Cammarano dimostra di essere un abile uomo di teatro, oltre che un librettista sensibile alle problematiche politico-sociali del suo tempo (gli intrighi e le violenze di corte, i matrimoni combinati, la spietatezza dei regimi assolutistici, l’eroismo tragico di chi si ribella). Nell’autobiografia,[5] Michele Cammarano racconta che suo padre Salvatore era un lettore instancabile, non solo di testi classici, ma anche di autori moderni ed europei: in effetti, per la maggior parte, le fonti dei suoi libretti non sono italiane ma inglesi, spagnole, austriache, tedesche o francesi, come la stessa Ines de Castro.
La seconda parte sarà pubblicata su TeclaXXI il 3 dicembre2025)
[1] Lope de Vega, Rimas,
Madrid, Alonso Martin, 1609, Soneto 181, p. 92.
[2] Luís
Vaz de Camões, Os Lusiadas, Porto, Porto Editora, 1972, p. 118.
[3] Giuseppe Persiani
e Salvatore Cammarano, Ines
de Castro, Napoli,
Tipografia Flautina, 1835, p. 3.
[4] Houdard de La
Motte, Ines de Castro, Paris, Dupuis et Flahault, 1723.
[5] Cfr. Michele Cammarano, Racconto della sua vita,
e senza bugie, Firenze, Nerbini International, 2018, p. 73.
IVONNE BEGOTTI
BIONOTA Ivonne Begotti. Laureata in Filosofia all’Università di Pisa, ha conseguito master in Didattica, Didattica della letteratura, Biblioteconomia e Archivistica all’Università La Sapienza di Roma.
Docente in varie scuole secondarie di secondo grado, ha curato i volumi Sognarsi in volo e ER: studenti in prima linea. È iscritta al dottorato di ricerca alla Ecole Doctorale Pratiques et Théories du Sens de l’Université Paris 8 in cotutela con l’Università di Parma per il dottorato in Musicologia.

Commenti
Posta un commento
È gradita la firma in calce al commento. Grazie.