Un florilegio di poesie di Dana Gioia - Parte I (TRADUZIONE) ~ di Barbara Carle -TeclaXXI
TRADUZIONE
Un florilegio di poesie di Dana Gioia
Versioni in italiano di Barbara Carle
Parte prima
Presentiamo otto poesie di Dana Gioia. Nella
selezione abbiamo incluso testi dal primo libro, The Daily Horoscope,
1986 e altri dal suo più recente, Meet me at the Lighthouse, 2023.
Abbiamo cercato di creare una selezione emblematica. Alcune caratteristiche
della sua poesia sono il ritmo distinto, la rima, i versi classici, ma non solo
e la forte musicalità. Ci sono poesie narrative più lunghe che raccontano e
quelle più brevi che evocano e creano sensazioni diverse. L’ironia pungente e
una guisa giocosa sono presenti in diverse composizioni. I temi sono molto
variati, elegie, la vita in California. il ricordo, la musica, la natura, la
società attuale con le sue illusioni e i suoi incubi. Un elemento chiave che
emerge da queste poesie è il forte amore per la California. Dana Gioia è un
poeta molto legato alla sua terra pacifica ma questo non diminuisce il fondo
universale della sua arte.
Per chi volesse approfondire indichiamo qui il link al
suo sito:
https://danagioia.com/book-series/poetry/
From: Daily Horoscope,
1986
Insomnia
Now you hear what the house has to
say.
Pipes clanking, water running in the dark,
the mortgaged walls shifting in discomfort,
and voices mounting in an endless drone
of small complaints like the sounds of a family
that year by year you've learned how to ignore.
But now you must listen to the
things you own,
all that you've worked for these past years,
the murmur of property, of things in disrepair,
the moving parts about to come undone,
and twisting in the sheets remember all
the faces you could not bring yourself to love.
How many voices have escaped you
until now,
the venting furnace, the floorboards underfoot,
the steady accusations of the clock
numbering the minutes no one will mark.
The terrible clarity this moment brings,
the useless insight, the unbroken dark.
Insonnia
Adesso ascolta quello che dice la casa.
I tubi scricchiolano, l'acqua scorre nel buio
le pareti ipotecate si muovono a disagio
e le voci aumentano l’incessante ronzio
di piccole lagnanze come i rumori di una famiglia
che di anno in anno hai imparato ad ignorare.
Ormai devi ascoltare le cose che possiedi
tutto ciò che hai accumulato in questi anni
il bisbiglio dei beni, le cose da aggiustare
i pezzi spostabili che stanno per disfarsi
e quando ti agiti tra le lenzuola ricordare tutti
i volti che non sei riuscito ad amare.
Quante voci ti sono sfuggite finora
lo sbuffo della stufa, l’assito sotto i piedi
le accuse inalterate dell'orologio
mentre numera i minuti che nessuno segna.
La terribile chiarezza che questo momento comporta
l'inutile illuminazione, le ininterrotte tenebre.
From: The Gods of Winter,
1991
Planting a
Sequoia
All
afternoon my brothers and I have worked in the orchard,
Digging this hole, laying you into it, carefully packing the soil.
Rain blackened the horizon, but cold winds kept it over the Pacific,
And the sky above us stayed the dull gray
Of an old year coming to an end.
In
Sicily a father plants a tree to celebrate his first son’s birth–
An olive or a fig tree–a sign that the earth has one more life to bear.
I would have done the same, proudly laying new stock into my father’s orchard,
A green sapling rising among the twisted apple boughs,
A promise of new fruit in other autumns.
But
today we kneel in the cold planting you, our native giant,
Defying the practical custom of our fathers,
Wrapping in your roots a lock of hair, a piece of an infant’s birth cord,
All that remains above earth of a first-born son,
A few stray atoms brought back to the elements.
We
will give you what we can–our labor and our soil,
Water drawn from the earth when the skies fail,
Nights scented with the ocean fog, days softened by the circuit of bees.
We plant you in the corner of the grove, bathed in western light,
A slender shoot against the sunset.
And
when our family is no more, all of his unborn brothers dead,
Every niece and nephew scattered, the house torn down,
His mother’s beauty ashes in the air,
I want you to stand among strangers, all young and ephemeral to you,
Silently keeping the secret of your birth.
Piantare una
sequoia
Tutto il pomeriggio i miei fratelli ed io abbiamo
lavorato nell’orto,
scavando un buco, poggiandoti dentro, compattando
attentamente la terra.
La pioggia anneriva l’orizzonte, ma i venti gelidi la
tennero sul Pacifico,
e il cielo sopra di noi rimaneva il grigio opaco
dell’anno vecchio che si svolge alla fine.
In Sicilia un padre pianta un albero per festeggiare la
nascita del primo figlio –
un ulivo o un fico – segno che la terra partorisce un’altra vita di più.
Con orgoglio anch’io avrei posato un nuovo germoglio
nell’orto di mio padre,
avrei visto un verde alberello salire tra i rami contorti
del melo,
una promessa di frutti nuovi in altri autunni.
Ma oggi ci inginocchiamo al freddo per piantare te,
nostro gigante natio,
sfidando la tradizione pragmatica dei nostri padri,
ti avvolgiamo con una chioma, una parte del cordone
ombelicale,
tutto quello che rimane sopra la terra di un primo
figlio,
alcuni atomi erranti riportati agli elementi.
Ti daremo quello che possiamo–il nostro lavoro e il
nostro terreno,
l’acqua tirata dalla terra quando i cieli falliscono,
le notti profumate di nebbia marina, i giorni addolciti
dai giri delle api.
Ti piantiamo in un angolo del boschetto, immerso della
luce dell’ovest,
un esile germoglio contro il tramonto.
E quando la nostra famiglia non ci sarà più, tutti i
fratelli non nati morti,
ogni nipote disperso, la casa abbattuta,
la bellezza della madre diventata ceneri all’aria,
Voglio che tu stia tra sconosciuti, tutti giovani e
effimeri per te,
custode silenzioso della tua nascita.
From: Pity the Beautiful, 2012
The
Angel with the Broken Wing
I am the Angel with the Broken
Wing,
The one large statue in this quiet room.
The staff finds me too fierce, and so they shut
Faith’s ardor in this air-conditioned tomb.
The docents praise my elegant
design
above the chatter of the gallery.
Perhaps I am a masterpiece of sorts—
The perfect emblem of futility.
Mendoza carved me for a country
church.
(His name’s forgotten now except by me.)
I stood beside a gilded altar where
the hopeless offered God their misery.
I heard their women whispering at
my feet—
prayers for the lost, the dying, and the dead.
Their candles stretched my shadows up the wall,
and I became the hunger that they fed.
I broke my left wing in the
Revolution
(Even a saint can savor irony)
when troops were sent to vandalize the chapel.
They hit me once—almost apologetically.
For even the godless feel something
in a church,
a twinge of hope, fear? Who knows what it is?
A trembling unaccounted by their laws,
an ancient memory they can’t dismiss.
There are so many things I must
tell God!
The howling of the dammed can’t reach so high.
But I stand like a dead thing nailed to a perch,
a crippled saint against a painted sky.
L’angelo con
l’ala spezzata
Io sono l’angelo con l’ala spezzata.
L’unica grande statua in questa stanza di quiete.
Il personale mi trova troppo feroce, allora rinchiudono
l’ardore della fede in questa tomba climatizzata.
Le guide lodano la mia elegante forma
oltre il chiasso della galleria.
Forse sono una specie di capolavoro—
l’emblema perfetto della futilità.
Mendoza mi scolpì per una chiesa di campagna.
(Tutti dimenticarono il suo nome tranne me)
Stavo accanto ad un altare dorato dove
i disperati offrivano la loro miseria a Dio.
Sentivo le donne mormorare ai miei piedi
preghiere per i perduti, i moribondi e i morti.
Le cere allungavano le mie ombre sulle pareti.
E io divenni la fame che nutrivano.
Mi spezzai l’ala sinistra durante la rivoluzione
(perfino un santo può godersi l’ironia)
quando le truppe entrarono per saccheggiare la cappella.
Una volta mi colpirono, quasi dispiaciuti.
Anche i senzadio provano qualcosa in chiesa,
una fitta di speranza, di paura? Chissà cosa?
Un fremito non giustificato dalle loro leggi,
un’antica memoria che non possono cancellare.
Sono così tante cose che devo raccontare a Dio!
Le urla dei dannati non arrivano in alto.
Ma io sto come una cosa morta inchiodata a un trespolo,
un santo zoppo contro un cielo dipinto.
From: Pity the Beautiful, 2012
Pity the Beautiful
Pity the beautiful,
the dolls, and the dishes,
the babes with big daddies
granting their wishes.
Pity the pretty boys,
the hunks, and Apollos,
the golden lads whom
success always follows.
The hotties, the knockouts,
the tens out of ten,
the drop-dead gorgeous,
the great leading men.
Pity the faded,
the bloated, the blowsy,
the paunchy Adonis
whose luck’s gone lousy.
Pity the gods,
no longer divine.
Pity the night
the stars lose their shine.
Pietà della
bellezza
Pietà della bellezza,
delle bambole e le graziose,
delle pupe che i nababbi
coprono di regali.
Pietà dei bei ragazzi
dei fighi e gli apolli,
degli adolescenti biondi
sempre vincenti.
Delle fighe pazzesche da schianto
di quelle a punteggio pieno
che ti mozzano il fiato
dei divi del cine-baleno.
Pietà degli sciupati
dei pompati, gli sciatti
dell’Adone panciuto
sfigato senza fiuto.
Pietà degli dèi
ora caduti dall'alto.
Pietà della notte
di stelle senza risalto.
_________________
BARBARA CARLE
BIONOTA Barbara Carle poeta, traduttore e critico. È italianista emerita all'Università statale della California a Sacramento. Ha pubblicato diversi libri di poesia bilingue e un libro di poesia e prosa in italiano. Ha tradotto molti poeti dall'italiano all'inglese e dall'inglese all'italiano.
__________________________
DANA GIOIA
BIONOTA Dana Gioia è un poeta di fama internazionale e pluripremiato. Ha conseguito la laurea e un Master in presso la Stanford University e un Master in letteratura comparata alla Harvard University. Ha lavorato per quindici anni nel mondo degli affari facendo poesie la sera e il fine-settimana. Ha smesso per dedicarsi completamente alla scrittura. Ha insegnato in varie università prestigiose come la University di Southern California che ha creato una cattedra speciale per lui: Judge Widney Professor of Poetry and Public Culture. Ha pubblicato sette libri di poesia (tra le quali un’antologia delle sue poesie in spagnolo) e otto plaquette. La sua raccolta, Interrogations at Noon, ha vinto l'American Book Award nel 2002. Ha pubblicato sette volumi di critica, di cui uno sull’opera. Il suo Can Poetry Matter? del 1991 è stato finalista per il premio National Book Critics Circle, ed è considerato un contributo al rilancio del ruolo della poesia nella cultura pubblica americana. Ha scritto libretti per l’opera e collaborato con compositori vari. In qualità di Presidente della NEA (National Endowment for the Arts, 2003-2009), Gioia è riuscito a raccogliere un entusiasta sostegno “bipartisan” nel Congresso degli Stati Uniti per la missione dell'Arts Endowment, nonché a rafforzare il consenso nazionale a favore del finanziamento pubblico per le arti e l'educazione artistica.
Ha ricoperto il prestigioso incarico di Poet
Laureate dello stato della California dal 2015 al 2019, il primo a recarsi
in ognuna delle 58 contee della California.
L’anno scorso è uscito il suo Cristianesimo
e poesia presso Graphe.it Editore nella traduzione di Giorgio Podestà. La
mia recensione del suo Poetry as Enchantment, una raccolta di saggi
sulla poesia e su poeti di lingua inglese, del 2024, uscirà su Italian
Americana nei prossimi mesi. Gioia è già stato tradotto in italiano su Poesia,
n. 2 – febbraio 2006 da Lucio Mariani e poi il 16 aprile, 2015 su Atelier
(https://atelierpoesia.it/dana-gioia/) dalla sottoscritta. Le tre composizioni
che tradussi per Atelier sono state riviste e rielaborate e sono incluse
nella piccola antologia che qui segue.



Commenti
Posta un commento
È gradita la firma in calce al commento. Grazie.