Balzac a Milano nel Salotto Maffei (storia) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI
STORIA
Riccardino
Massa
Balzac
a Milano nel Salotto Maffei
Ci
sono luoghi che hanno fatto la Storia. Ci sono salotti borghesi o aristocratici
sparsi nella penisola italiana che nell’800 sono stati luoghi di azione
patriottica. Luoghi d’azione, ove era prioritaria l’organizzazione cospirativa.
Vi è un luogo, invece, dove si è fatta l’Italia non salendo sulle barricate, ma
concentrando in detto spazio le menti più illuminate del nostro Paese per
costruire con l’arte e con la politica la nuova classe dirigente nazionale
dell’Italia unita.
Le
ospiti, spesso femminili, che riunivano questa crema di artisti e di futuri
legislatori, non erano sempre pronte a salire sulle barricate, come fecero
invece Bianca Milesi Mojon oppure Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ma a volte
divennero fondamentali proprio nell’arte di riunire intorno al loro salotto le
menti più eccelse della nuova Italia che stava nascendo.
È
questo il caso di Clara Maffei detta Chiarina, o per meglio dire contessa Elena
Chiara Maria Antonia Carrara Spinelli (Bergamo 13 marzo 1814 – Milano 13 luglio
1886) sposata col poeta Andrea Maffei (cavaliere del Sacro romano impero) il 10
marzo 1832. Una delle cose che Clara usava dire parlando di sé stessa era: “L’arte
del ricevere è l’arte del sacrificarsi”. Un’affermazione che ci fa
comprendere come fosse estremamente difficile riunire, in un unico salotto,
menti così vulcaniche da rendere indispensabile una figura che spesso sapesse
mediare. La sua potenza consisteva quindi nell’arte, così ardua, di ricever
bene e riunire nobili figure, di essere al centro di un ordine di idee civili,
liberali, senza farne mostra.
D’altra
parte, la sua formazione culturale fu già dalla adolescenza incanalata in tal
senso, visto che per la fuga da casa della madre, fu dal padre affidata prima al
collegio degli Angeli di Verona ₁ e successivamente, con la
morte della madre trasferita più vicina al padre stesso, a Milano,
nell’istituto di educazione di madame Garnier ₂, che si
ricorda come luogo di educazione di tre generazioni di nobili fanciulle della
società milanese.
Se
nella prima fase di costituzione del salotto vi è sicuramente lo zampino del
marito che invitò a casa noti artisti, quasi da subito fu lei la vera
anfitrione della casa. D’altra parte, il poeta e traduttore dell’Idyllen
di Solomon Gessner era spesso in preda a sue idilliache distrazioni,
addirittura abbandonando la moglie alle feste nelle case dell’aristocrazia
lombarda e dimenticando di ripassare a prenderla. Più di una volta dovettero
farla riaccompagnare a casa in carrozza ad ore tarde perché il marito era
improvvisamente sparito.
Un salotto quello di Clara Maffei di cui si parlava anche nelle altre capitali europee. “Le salon Maffei”, così veniva citato nei salotti parigini che vantava nella sua storia politica, letteraria e galante famosissimi luoghi d’incontro di intellettuali. Direi, quindi, un primo abbozzo di europeismo ante litteram. Infatti, in detto luogo transitarono anche artisti di fama europea come Honoré de Balzac.
Il
19 febbraio 1837, Honoré de Balzac giunge a Milano e li si fermerà per oltre un
anno frequentando il salotto di Clara. Fu annunciato alla contessa Maffei con
un biglietto inviatole da una sua amica (Fanny Sanseverino Porcia) che le
scrisse:
Parigi,
16 febbraio, rue St,-Onoré, 333
De Balzac, con Teofilo
Gautier, suo amico, viene a Milano. Io lo raccomando alla mia gentilissima
Chiarina e all’illustre Maffei. Il celebre letterato francese conosca così le
grazie, e ammiri l’ingegno italiano. Egli troverà, ne sono certa, nella vostra
casa, le cortesi accoglienze a cui ha diritto; ed io soddisfo, facendovi
conoscere a lui, un orgoglio d’amicizia e di patria.
In
realtà lui giunse solo, senza Théophile Gautier e neppure con il solito
“paggio” ₃ al seguito. Del suo arrivo ne parla la “Gazzetta
privilegiata di Milano” il giornalista collaboratore Defendente Sacchi che
scrisse:
“La nostra città accoglie
da due giorni fra le sue mura il signor Balzac, lo scrittore francese che in
pochi anni fece il maggior numero di opere che descrivono in ogni maniera la
vita dell’uomo e la società; quello ch’è anche il più popolare fra di noi,
perché i suoi scritti corrono nelle mani di tutti in originale e tradotti. Esso
viaggia in Italia per raccogliere materiali onde scrivere le campagne de’
Francesi nella Penisola. Questa notizia tanto più riesce gradevole, perché
siamo certi che il genio di Balzac avrà dal nostro cielo le sue più belle
ispirazioni.”
La realtà era ben diversa. Balzac non era certo in Italia per raccogliere documentazione militare, bensì, come lui stesso confesserà alla contessa Maffei” ₄, invitato dal conte Emilio Guidoboni – Visconti sicuramente per sfuggire alle persecuzioni dei creditori parigini in quanto sommerso dai debiti. In una sua lettera inviata da Milano alla nobildonna polacca Evelina de Hanska contessa di Rzewuska, sua ardente ammiratrice, la quale rimasta vedova divenne più tardi sua moglie scrive questa frase chiarificatrice: “Mon ange aimé, songe que j'ai encore cent trente mille francs de dettes”* [Angelo mio adorato, pensa che sono ancora indebitato per centotrentamila franchi].
All’inizio
alloggiò in un albergo, ma già dopo pochi giorni accetto l’ospitalità in una
camera del palazzo dal principe Alfonso Serafino Porcia, fratello della Fanny,
amica di Clara Maffei. Un invito graditissimo per uno spiantato. A casa Maffei
a volte si recava sia al mattino che al pomeriggio, e ciò non solo è indice
della benevolenza della contessa, ma anche dell’interesse che il salotto
suscitava in lui, trovandosi a contatto del bel mondo milanese. Confidò a
Claretta la volontà di impegnarsi in un nuovo lavoro, una commedia che
all’epoca chiamava L’Ecole des ménages. In realtà, fu l’inizio di un lavoro che
vide la luce solo nel 1842 e che s’intitolò “Mémories de deux Jeunes mariées”.
Onestamente debbo dire che dopo il primo momento di un certo innamoramento nei
confronti del Balzac da parte dei nobili italiani lombardi, venne alla luce una
particolare repulsione. Tanto è vero che iniziarono ad uscire articoli sui
giornali molto critici nei confronti di questo scrittore. “Non potendo
batterlo colla penna, lo lacerarono coi denti!”₅. Apparvero
scritti che mettevano in cattiva luce il soggetto come nel raro opuscolo con un
titolo degno del titolo di un film della regista Lina Wertmüller chiamato “Difesa
dell’onore delle armi italiane, oltraggiato dal signor di Balzac nelle sue
scene della “Vita parigina” e confutazione di molti errori della storia
militare della guerra di Spagna fatta dagli italiani” ₆
nel quale si scrisse:
“… non credendo poter
meglio accattare il favore de’ suoi leggenti, che mettendo in discredito gli
italiani, il sig. di Balzac fonda tutto il suo scritto sul vituperio nostro; si
passa e tace d’ogni gloria italiana, e bisognandogli personaggi rotti ad ogni
più turpe vizio, codardi, infami, scellerati, immagina soldati vili, nobili di
perduta speranza; crea cortigiane, dissolute, lascive, e su tutti ad un modo
stampa il nome e il colore italiano”.
Si
disse di lui che non amava i Promessi Sposi, eppure si sa che
nella sua visita al Manzoni organizzata dalla buona Chiarina esordì nel
dichiarare al Manzoni che per lui era uno Chateaubriand redivivo. Sempre
accompagnato dalla contessa Maffei ebbe modo di visitare lo studio del pittore
Hayez o quello del famoso scultore Pompeo Marchesi dove scrisse sul registro
delle presenze “Je salue avec une amoureuse admiration le père de Vénus
désarmant l’amour” [Saluto con affettuosa ammirazione il padre di Venere
che disarma l’amore]. Alludendo alla statua mitologica che il Marchesi aveva
offerta all’imperatore d’Austria, e che solo il giorno successivo alla sua
visita sarebbe stata spedita a Vienna. Balzac fu poi accompagnato dalla
contessa a Brera per vedere i capolavori d’arte di Milano e poi lo accompagnò a
Saronno per ammirare gli affreschi di Bernardino Luini. Quando se ne andò da
Milano, Balzac lasciò certo molti detrattori, ma anche anime belle come si
comprende dalla lettera che scrisse proprio a Clara Maffei e che pubblichiamo in
parte qui di seguito:
Novembre 1838
Merci, Cara, embaumée par le souvenir,
que vous m'avez envoyée, et qui m'a délicieusement rappelé votre bien aimé
salon et les soirées que j'y ai passées et celle que vous appelez familièrement
«La petite Maffei» et qui occupe une trop grande place dans ma mémoire, pour
que je me permette cette expression…*
____________
₁
Nel collegio degli Angeli si incontrerà con quella che sarà per tutta la vita
una amica e confidente, Teresa Mosconi. E nei loro colloqui che nasce la voglia
di Clara di conoscere il mondo dell’arte, visto che l’amica le parlò spesso
degli incontri della madre con scrittori di grido come Ippolito Pindemonte,
Giulio Perticari ecc.
₂
Le materie di studio per le fanciulle nell’istituto di Madame Garnier erano:
Religione, Lingua italiana, conversazione in francese, bel portamento, ballo,
musica, ricamo.
₃
Quello che veniva chiamato paggio in realtà era Madame Marbouty che
scimmiottando la Sand era solita vestirsi da uomo e che accompagnò spesso
Balzac e nei registri degli alberghi era solita firmarsi Le page de Balzac
₄
“Il salotto della contessa Maffei” di Raffaello Barbiera– tipografia Treves –
Milano, 1925
₅
“Pensieri su Balzac” di Gaspare Aureggio – Milano, Pirola Editore 1839
₆
titolo citato nel testo di Antonio Lissoni – Milano, Pogliani editore. 1937
RICCARDINO MASSA
BIONOTA
Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.
Colto e bravo tu...e tutta la tua famiglia che ho avuto il privilegio di frequentare in amicizia e bontà addirittura materna in alcune circostanze da una grande "BINA"....
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