La Scienza come Arte della Rappresentazione - I parte (SCIENZA) ~ di Alessandro Giuliani - TECLAXXI

 SCIENZA

 

                                     Alessandro Giuliani

                                 

                         La Scienza come Arte della Rappresentazione


Parte Prima

Meccanismo barocco a bilancieri sull'altare di S. Ignazio da Loyola 

nella chiesa del Gesù a Roma(inizia al 13° secondo)

La scienza moderna nasce insieme al Barocco, il primo canone artistico universale del mondo moderno. I due infanti, sin dal loro affacciarsi al mondo, si presentano entrambi come «canoni», cioè come un insieme coerente di «regole dell’arte» largamente indipendenti dal particolare manufatto (o altra opera dell’ingegno). Per avere un’idea vivida di cosa sia un canone possiamo riferirci alle «regole dell’arte» usate ancora oggi per decidere se un’opera sia «canonica» in caso di contenzioso tra committente e prestatore d’opera[1]. Il lettore curioso potrà mettere a confronto tali «regole dell’arte» con qualsiasi manuale di analisi statistica applicata ad altre scienze (ad esempio biometria, statistica medica, chemometria, psicometria) e rendersi conto di come le regole di «buona impostazione metodologica» di uno studio siano condivise da ricerche sull’ipertensione, sull’ecologia dei delta fluviali o sulle relazioni tra struttura chimica e attività biologica. Il canone barocco non è certo il primo canone della storia dell’arte (la statuaria classica greca è un esempio molto noto e altamente formalizzato di canone che ha attraversato i secoli) ma è di sicuro il primo canone universale sia in senso «orizzontale» (una chiesa cattolica secentesca di Arequipa o di Goa segue lo stesso «canone romano» di una chiesa austriaca) che «verticale» (il soffitto della chiesa romana del Gesù mescola falegnameria, architettura, scultura e pittura senza che si possano fissare dei confini netti tra le arti. (Fig.  1).

 



Fig. 1: Il soffitto della Chiesa del Gesù in Roma.

 

Il carattere unitario degli apporti delle diverse arti nel canone barocco deriva dalla necessità di costruire una rappresentazione efficace (e quindi convincente) di una posizione filosofica, religiosa o politica. A ben vedere è lo stesso scopo della motivazione pubblica, e della forma tangibile, della scienza: costruire rappresentazioni convincenti di una asserzione teorica su un particolare aspetto del reale.

Il paradigma della rappresentazione è il teatro e non a caso la principale occupazione di molti artisti secenteschi era l’allestimento di sontuose rappresentazioni teatrali in occasione di feste religiose o di eventi come visite, nascite, funerali e nozze di regnanti. Gian Lorenzo Bernini, l’artista barocco più emblematico, oltre a essere un sommo architetto e scultore, aveva come attività principale l’allestimento di enormi macchine sceniche. Tali allestimenti erano per loro natura effimeri, e ne rimangono solo delle raffigurazioni che ce ne fanno comunque intuire la spettacolarità e il carattere multimediale. (Fig. 2)

  



Fig. 2. Installazione messa in opera da Bernini nel 1662 a Roma in onore della nascita del Delfino di Francia.

 

La scienza mantiene in vita l’essenza della rappresentazione barocca, ai giorni nostri tale carattere è ancora più evidente grazie alla molteplicità dei canali comunicativi e alla fusione disciplinare favorita dallo sviluppo impetuoso dell’informatica.  Ma andiamo con ordine.

Pavel Florenskij è stato uno degli ultimi intellettuali integrali: matematico, ingegnere elettrico, chimico, teologo, filosofo del linguaggio e martire della Chiesa ortodossa (morì fucilato dopo anni di prigionia, prima in Siberia e poi alle isole Solovki, durante le grandi purghe staliniane della fine degli anni Trenta del Novecento). Florenskij definì con precisione il genere teatrale della scienza, uniformandolo agli spettacoli di illusionismo: vale certamente la pena seguire il suo ragionamento. Per prima cosa notiamo che uno spettacolo di illusionismo è costituito da eventi che contrastano decisamente con le più elementari leggi della fisica e dell’esperienza comune come donne chiuse in una cassa che vengono tagliate in due da una sega per poi ricomparire vive e vegete o foulard che si trasformano in colombe. Tali stupefacenti fenomeni vengono tanto più apprezzati dal pubblico quanto meno il trucco risulti intuibile, posto che, sul fatto che si tratti di un «trucco», non esiste alcun dubbio (si legga a proposito l’esilarante descrizione dello spettacolo di illusionismo allestito a Mosca da Voland e dai suoi sodali che ci offre Michail Bulgakov nel Maestro e Margherita).

Il teatro dove avviene lo spettacolo del prestigiatore è un ambiente artificiale, e parimenti lo sono i suoi attrezzi di scena, non risulta così difficile per gli spettatori godersi in serenità lo spettacolo immaginando botole nascoste e altre diavolerie che garantiscono dello scorrere immutato del mondo lungo i suoi soliti binari, binari lungo i quali non è possibile segare in due nessuno senza ucciderlo (diverso ovviamente il caso dello spettacolo di Voland descritto da Bulgakov, dove in scena è il vero diavolo).

[CONTINUA]



[1] Aspetti normativi ben riassunti nella seguente referenza: https://www.certifico.com/news/22-news/news-generali/1956-regola-dell-arte-i-riferimenti-normativi.


ALESSANDRO GIULIANI

BIONOTA  Alessandro Giuliani vive a Roma, è sposato e padre di due figlie. Attualmente è Dirigente di Ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità.

È stato visiting professor all’Università Keio di Tokio, all’Istituto Indiano di Tecnologia (IIT) a Trivandrum (Kerala), all’Università di Chicago (USA) e all’Università di Tomsk (Federazione Russa).

Lavora da circa quaranta anni alla costruzione di modelli fisico-matematici di sistemi biologici complessi con particolare riguardo allo studio della struttura delle molecole proteiche, alla previsione di ‘transizioni di fase’ nell’espressione genica e alle relazioni tra struttura chimica e attività biologica. Ha contribuito, insieme a Joseph Zbilut e Charles Webber dell’Università di Chicago allo sviluppo dell’Analisi Quantitative delle Ricorrenze (RQA), attualmente diventata un metodo standard per l’analisi non-lineare delle serie temporali.  

È autore di 489 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali ‘peer-review’ e di 10 libri di divulgazione. 

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