Blue origin al femminile (ASTRONAUTICA) ~ di Liliana Ravagnolo - TeclaXXI

 

ASTRONAUTICA 


BLUE ORIGIN AL FEMMINILE 

di Liliana Ravagnolo


 

Recentemente ha fatto molto scalpore sui giornali e sui media una missione spaziale tutta al femminile realizzata da Blue Origin, la compagnia di voli suborbitali fondata da Jeff Bezos, il «patron» di Amazon. Alcune testate hanno gridato al miracolo (o quasi) poiché, a partire dal volo di Valentina Tereshkova, la prima donna cosmonauta, compiuto nel 1963, era effettivamente la prima volta che un equipaggio tutto femminile volava nello spazio. Ma alcune precisazioni sono in effetti necessarie.

 

Prima di tutto esaminiamo i fatti: il 14 aprile 2025, Blue Origin ha completato con successo il volo suborbitale NS-31 del New Shepard (il sistema da loro progettato, completamente automatico, costituito da razzo più capsula che può ospitare appunto 6 persone) lanciando la sua prima missione spaziale con un equipaggio interamente femminile. Il volo, durato circa 11 minuti, ha portato sei donne oltre la linea di Kármán, a 100 km di altitudine, offrendo loro l’esperienza dell’assenza di gravità (durata circa 3 minuti) prima del rientro sulla Terra. La missione voleva anche essere un messaggio culturale, infatti le partecipanti hanno dichiarato di voler dimostrare che l’esplorazione spaziale è accessibile a tutti e che le donne hanno un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro dell’umanità.

 

Al di là del fatto che a bordo ci fossero sei donne, cosa certamente rilevante, i tre aspetti fondamentali da considerare sono:

·      che il volo è durato in totale 11 minuti, comprensivi di decollo, 3 minuti di assenza di gravità e rientro a terra.

·      che si è trattato di un volo suborbitale che mirava appunto a superare la linea di Karman, traguardo «immaginario» posto ad un'altezza di 100 km sopra il livello del mare, che segna convenzionalmente il confine tra l'atmosfera terrestre e lo spazio esterno. Maggiori informazioni sono disponibili a questo link

https://it.wikipedia.org/wiki/Linea_di_K%C3%A1rm%C3%A1n.

·      che l’assenza di gravità in questi voli viene sperimentata per un periodo brevissimo, appunto di circa 3 minuti, in quanto si sperimenta quando viene superata la line di Karman ma poi il veicolo inizia il rientro a terra e questa particolare condizione viene a mancare.

 

Ma vediamo ora la composizione dell’equipaggio. Si è trattato di 6 donne che potremmo definire «turiste spaziali» in quanto non sono state selezionate da nessuna agenzia per le loro particolari qualità e capacità, ma hanno in realtà «pagato» un biglietto per coprire le spese del viaggio (che poi questo «viaggio» possa essere stato «offerto» ad alcune di loro da Blue Origin per motivi di marketing alla fine ci interessa poco). I costi per un biglietto sono stati stimati tra i 200.000 e i 300.000 dollari, recentemente, alcune fonti indicano che il prezzo per un posto a bordo potrebbe aggirarsi intorno ai 250.000 dollari. Una cifra importante, per carità, ma in realtà piuttosto contenuta, se la paragoniamo ai 20 milioni di dollari che era la tariffa richiesta per trascorrere una settimana a bordo della ISS, cosa che molti «turisti spaziali» hanno compiuto dagli anni 80 in poi. D’altronde anche l’esperienza è totalmente diversa: a fronte di una settimana a bordo della ISS, vivendo la stessa vita degli astronauti professionisti, qui parliamo di 11 minuti… poco più di un giro su un ottovolante altamente tecnologico. Le sei donne sono:

·      Katy Perry: icona pop e ambasciatrice UNICEF, ha partecipato a questo volo per ispirare le nuove generazioni a sognare in grande. Durante il volo ha cantato What a wonderful word di Louis Armstrong. In un’intervista ha dichiarato «Non è una questione personale. Non riguarda me o le mie canzoni. È un’energia condivisa, un modo per dare spazio alle donne del futuro. Si tratta di guardare questo meraviglioso mondo che ci circonda e imparare ad apprezzarlo. Tutto questo è per il bene della Terra».

·      Lauren Sánchez: giornalista, pilota e vicepresidente del Bezos Earth Fund, e compagna di Bezos, ha guidato la selezione dell’equipaggio e ha voluto trasmettere un messaggio di empowerment femminile

·      Amanda Nguyễn: attivista per i diritti civili, è diventata la prima donna vietnamita e del Sud-est asiatico a volare nello spazio, portando con sé un messaggio di riconciliazione e pace attraverso la scienza.

·      Aisha Bowe: ex ingegnera della NASA e fondatrice di STEMBoard, ha condotto esperimenti scientifici a bordo, diventando la prima persona di origine bahamense nello spazio.

·      Gayle King: giornalista e co-conduttrice di CBS Mornings, ha dichiarato di voler affrontare questa avventura come un’opportunità per uscire dalla propria zona di comfort.

·      Kerianne Flynn: produttrice cinematografica e filantropa, ha partecipato con l’intento di ispirare suo figlio e le future generazioni a esplorare nuovi orizzonti.

 

Immagine che contiene vestiti, persona, sorriso, Viso umano

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.

 

Tornando un po' indietro nel tempo, vediamo che la prima navetta riutilizzabile della Blue Origin con equipaggio umano è partita alle 15.12 italiane del 20 luglio 2021 dalla sua postazione di lancio nel deserto occidentale del Texas. Il rientro è avvenuto circa 11 minuti dopo. A bordo, per la prima volta nella storia della compagnia spaziale, un equipaggio di quattro persone: oltre a Jeff Bezos, fondatore della stessa Blue Origin e di Amazon, e a suo fratello Mark, c’erano la persona più anziana e quella più giovane ad andare nello Spazio, l’82enne Wally Funk e il 18enne Oliver Daemen.

·      Wally Funk è una pioniera dell’aeronautica statunitense, negli anni ‘60 fece parte del programma privato Mercury 13, che aveva selezionato candidate donne, escluse dalla NASA, idonee a diventare astronaute. Purtroppo, per ragioni politiche, nessuna di loro ha mai volato, perché il mondo spaziale allora era guidato dai militari che erano ovviamente piuttosto «maschilisti». Bezos ha avuto l’innegabile merito di aver offerto a questa donna la possibilità di provare l’ebbrezza di un volo suborbitale alla sua venerabile età.

 

Il 18enne Oliver Daemen, è stato il primo passeggero pagante di Blue Origin: il padre, amministratore delegato di Somerset Capital Partners, ha pagato qualcosa come 28 milioni di dollari per consentire al figlio di essere il primo turista pagante di Blue Origin.

 

Il veicolo, completamente automatico, è partito dalla base di lancio della Blue Origin vicino a Von Horn in Texas, è salito fino a 75 chilometri di altezza, dove è avvenuto il distacco del razzo dalla capsula con l'equipaggio. Mentre il razzo tornava a terra, posando le sue quattro 'zampe' a pochi chilometri di distanza dalla base di lancio, la capsula ha raggiunto l'altezza massima di 107 chilometri. Per tre minuti i passeggeri hanno potuto sperimentare la microgravità, facendo capriole e giocando davanti alle finestre panoramiche con vista sulla Terra come dei veri astronauti. Poi la discesa di ritorno nel deserto, frenata da tre grandi paracaduti.

 

Un innegabile vantaggio del sistema Blue Origin è che tutto è assolutamente riutilizzabile, il razzo si è posato con leggerezza e precisione nel luogo previsto per l’atterraggio, così come la capsula. Entrambi erano già stati utilizzati per voli di prova e potranno essere riutilizzati in futuro.

 

Come con Wally Funk, Blue Origin ha voluto offrire la possibilità di volare nello spazio anche a William Shatner – il capitano Kirk di Star Trek - che a novant’anni ha volato sul NS-18 di Blue Origin. L'attore reso noto con i film di Star Trek, infatti, è da sempre associato alla colonizzazione delle galassie grazie all'immortale personaggio che ha interpretato per tre stagioni, il mitico capitano Kirk della Enterprise. Ma cinquant'anni dopo la conclusione di quell'avventura televisiva, Shatner ha avuto la possibilità di coronare un sogno: quello di viaggiare davvero nello spazio, avventura che è stata raccontata nel documentario Shatner in Space. L'uomo è così divenuto la persona più anziana ad aver mai volato a quelle altezze, ed ha sottolineato come questo tipo d'impresa rappresenti un veicolo di speranza per tutta l'umanità.

Si discute inoltre da tempo sulla liceità di chiamare «astronauti» i turisti spaziali suborbitali. Le cosiddette «ali d’astronauta» sono lo speciale badge conferito dalla Federal Aviation Administration (FAA americana) agli astronauti commerciali, ovvero civili, che a differenza dei veri e propri astronauti della NASA non lavorano per le agenzie spaziali. La categoria degli «astronauti commerciali» fu creata nel 2004 con lo scopo di incoraggiare le missioni private in orbita e nello spazio, e sembra aver servito il suo scopo – anche oltre le aspettative.

Visto che il numero dei turisti spaziali è destinato ad aumentare a dismisura nei prossimi anni, la FAA ha deciso che a partire dal 2022 tutti gli astronauti commerciali non riceveranno più un distintivo, ma una semplice menzione in una lista sul sito web della FAA. Quindi non potranno fregiarsi del titolo di astronauta.

Alla luce di tutto ciò direi che dovremmo ridimensionare il nostro giudizio sul volo delle 6 «turiste» spaziali: certo, si è trattato di un’impresa importante, dopo tutto ci vuole fegato per farsi lanciare nello spazio a bordo di un razzo, anche se si sa che l’esperienza durerà solo 11 minuti. Ma da qui a considerarle eroine al pari di Valentina Tereshkova e di tutte le altre astronaute donne che le hanno precedute… ce ne passa. Niente a che vedere con i profili delle donne astronaute che ho descritto nel mio precedente articolo su TeclaXXI, quindi.


LILIANA RAVAGNOLO 

BIONOTA 

Liliana Ravagnolo (laureata in Psicologia) inizialmente ha lavorato come responsabile della selezione del personale per Aeritalia Gruppo Sistemi Spaziali.

Dal 1998 ha intrapreso la carriera di istruttore tecnico per gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale

Ha poi ricoperto in ALTEC il ruolo di responsabile delle Operazioni di Missione e del Training ed è stata responsabile della definizione, sviluppo e certificazione del training per gli operatori di terra del Rover Operations Control Center (ROCC) la centrale operativa che da ALTEC seguirà la missione ExoMars 2028.

Si è occupata a lungo di eventi di Education ed Outreach. Dal gennaio 2025 ha smesso l’attività lavorativa e si dedica a diffondere la cultura spaziale presso le scuole e le organizzazioni che richiedono la sua presenza.


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