Il rastrellamento nazifascista della valle Soana (STORIA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI
STORIA
Riccardino
Massa
Il
rastrellamento nazifascista della valle Soana1
Dall’8
settembre del 1943 al 25 aprile del 1945 la zona a nord est di Torino che è
definita geograficamente con il nome di “Canavese” sia nella sua parte pianeggiante,
sia nelle sue valli (Val Chiusella, Valle Sacra, Valle Soana, Valle Orco e le
valli minori) furono teatro della lotta partigiana. Si arrivò in questa zona
nei mesi estivi del 1944 ad avere una forza combattente di circa 4.000 uomini.
La cosa non poteva essere certo gradita alle forze nazifasciste in quanto, una
così grossa presenza delle forze antifasciste creava una instabilità ed una
insicurezza, tra l’altro con continui sabotaggi.
Per
tale motivo, ad iniziare dal mese di luglio del 1944, continuando nei mesi
successivi, vi furono immensi rastrellamenti sia contro le truppe patriottiche
sia contro la popolazione civile che parteggiava numerosa per la resistenza,
soprattutto in montagna.
La
fine del mese di ottobre del 1944 fu il mese più terribile per la Valle Soana.
Dopo aver condotto i rastrellamenti in valle Orco con la grande battaglia di
Ceresole Reale avvenuta a fine luglio ed inizio agosto, e dopo gli analoghi
rastrellamenti avvenuti il 14 e 15 ottobre del 1944 in valle Chiusella, a fine
ottobre tocco alla valle Soana avere l’onda terroristica dei nazifascisti.
Il
20 di ottobre alcune avanguardie fasciste giunsero dal Comune di Pont che era
stato riconquistato dai nazisti (Il comune di Pont passò svariate volte in mano
ai partigiani ed ai nazifascisti durante il 1944 in quanto chi controllava
questo comune controllava l’imbocco di due valli la valle Orco con i suoi
impianti di produzione di energia elettrica che serviva la città di Torino e la
Valle Soana roccaforte delle truppe partigiane. Il primo gruppo di avanguardia
viene però subito fermato e disperso dalla reazione partigiana. Ciò nonostante,
perderà la vita il partigiano Lorenzo Poletto della III brigata Matteotti.
Ma
questo è solo un primo assaggio per comprendere la forza contrastante
partigiana. Infatti a seguire si muoveranno verso la valle le truppe corazzate
naziste. In questo frangente, come era ormai già successo nei mesi precedenti,
le forze patriottiche trovarono una unità d’azione al di la delle loro
appartenenze. A difesa della valle sulla sinistra orografica del torrente Soana
(Che fornisce il nome alla valle) si posizionarono in prima linea i partigiani
della III Matteotti e della 47° Brigata Garibaldi che disponevano del seguente
armamento: quattro mitragliatrici leggere, alcuni mitra ed un centinaio di
moschetti. Sempre sullo stesso versante, come seconda linea di difesa vi erano
le stesse brigate con tre mitragliatrici pesanti e cinquantotto moschetti.
Sulla destra orografica si trovarono invece un distaccamento delle Brigate di
Giustizia e Libertà armato di soli fucili e poi due distaccamenti (uno delle
Matteotti ed uno delle Garibaldi) muniti di mitra e di due mitragliatrici
leggere. In posizione centrale sulla strada per il comune di Ingria, per il
primo scontro diretto erano invece collocate un distaccamento della II brigata
Matteotti, uno della 47° Brigata Garibaldi, uno della I Brigata Matteotti ed un
distaccamento della 77° Brigata Garibaldi armati di una mitragliatrice pesante,
due mitragliatrici leggere più moschetti ed armi automatiche.
Il
grosso della I Brigata Matteotti era invece collocato al fondo della valle sul
Passo delle Oche (Sul monte Marzo) che collega la Valle Soana alla Valle
Chiusella, quest’ultima era già stata occupata dalle forze nazifasciste. Il
loro compito era quello di fermare i nemici da una eventuale aggiramento
passando appunto dal fondovalle. Unica possibilità di aggirare le forze
partigiane dal lato di Piamprato, visto che dal lato di Campiglia sarebbe stato
impossibile. La forza maggiore in quella valle era da tempo rappresentato dalle
Matteotti, ma da una quindicina di giorni la II Brigata Matteotti ed un forte
contingente di uomini della I e della III Brigata si erano spostati per delle
azioni in pianura nella zona di Agliè. Il fatto che il grosso di queste truppe
si era spostato in pianura costituì in forte indebolimento del fronte
partigiano.
La
resistenza fu molto forte da parte delle forze patriottiche. Il grosso delle truppe nazifasciste sferrò
l’attacco alle 5:30 del mattino del 21 ottobre 1944 e fino alle ore 8 i
partigiani respinsero gli attacchi delle truppe a piedi o sugli automezzi, ma a
quell’ora, vista l’impossibilità di penetrare in valle le truppe naziste
iniziarono a bombardare con l’artiglieria la montagna. I cannoncini colpivano i
casolari incendiandoli. Terminarono il bombardamento solo alle 17 e trenta. I
montanari fuggivano verso l’alta montagna spostando i loro armenti. L’autunno e
successivamente l’inverno tra il 1944 ed il 1945 fu uno dei più freddi e dei
più nevosi ed in alta montagna già si doveva camminare immersi nella neve.
I
partigiani, senza la possibilità di avere anch’essi dell’artiglieria a
disposizione furono costretti ad arretrare. Ciò nonostante, la seconda linea di
difesa resse lo scontro fino alle ore 15. Ciò non bastò perché come avevano
immaginato forze ingenti di nazi fascisti attaccarono i partigiani a difesa del
Colle delle oche, i quali furono sopraffatti verso le ore 20 dello stesso
giorno. I partigiani utilizzeranno la nebbia notturna per sganciarsi e passare
nella vicina valle Sacra. Da quel momento inizia la rappresaglia nei confronti
della popolazione civile che non è riuscita a fuggire insieme ai partigiani.
Per due giorni vengono incendiate case e violentate donne che a differenza
degli uomini pensavano di essere lasciate in pace dagli occupanti e per tale
motivo non avevano seguito i loro uomini nella fuga. Bruciano baite ed alpeggi
ed il bestiame che viene trovato sparso viene rubato.
In
questo scontro a fuoco persero la vita i seguenti patrioti:2
Della
III Brigata Matteotti
Lorenzo
Poletto, anni 16
Vincenza
Noto in Lomanto, anni 46
Vito
Maugeri, anni 26
Mario
Ferrero Regis, anni 18
Remo
Bretto, anni 19
Giuseppe
Druetto, anni 23
Bartolomeo
Modesto Forneris, anni 19
Pasquale
Educ, anni 17
Vittorina
Gamba in Bertone, anni 44
Della
I Brigata Matteotti
Alfredo
Coppo, anni 20
Della
47° Brigata Garibaldi
Aldo
Salvà, anni 18
Vincenzo
Comolo, (…)
Della
77° Brigata Garibaldi
Pier
Domenico Valentino (…)
Partigiano
sconosciuto (Probabilmente di altra nazionalità che combatteva con le truppe
patriottiche italiane)
1
Dati
militari rilevati da una relazione datata 10 novembre 1944 scritta dal comandante
Tullio De Mayo e custodita negli archivi dell’ANPI, e da una relazione
riguardante le posizioni difese dalla III Matteotti e scritte da due mani a
firma Aldo Lenzi e Piero Rossi.
2
Dal
libro Il prezzo della libertà venti mesi di lotta partigiana - edizione
ANPI di Cuorgnè - 1977 Tipografia Nepote – Lanzo (To)
RICCARDINO MASSA
Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.
Nel bene e nel male è la nostra storia ...ci sia da insegnamento affinché non si ripeta...
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