Mein wunderbares Berlin: alla scoperta di Berlino (REPORTAGE) ~ di Carla Mazzarelli - TeclaXXI
REPORTAGE
Carla Mazzarelli
Mein wunderbares Berlin
Alla scoperta di Berlino
Quando
nell’ormai lontano 1989 assistetti, nell’aula magna dell’istituto nel quale
insegnavo, alla caduta del muro di Berlino, mai avrei immaginato, io giovane
docente di Lettere appena immessa in ruolo, che mi sarei innamorata di questa
città nei confronti della quale, pur non avendola a quei tempi ancora visitata,
provavo una forma di idiosincrasia piuttosto spiccata. A dire il vero
l’antipatia era rivolta alla intera Germania alla quale, per motivi storici,
continuavo a dare gran parte della colpa del male scaturito nel corso del
ventesimo secolo.
La
prima volta che ho visitato Berlino, la città non mi piacque, e più avanti
scriverò perché, ma rimasi estasiata dai suoi musei. Poi, tornandoci e
vivendoci ormai una parte dell’anno, ho scoperto che Berlino non è la Germania,
o perlomeno, se ne discosta ampiamente per molti aspetti, e proprio di questo
mi interessa scrivere in questo e nei prossimi articoli, focalizzando su quelli
culturali e artistici e raccontandone abitudini e stili di vita.
Come
scrive Alessandro Iovinelli nel manifesto della rivista, come Tecla anche
Berlino “è uno spazio urbano non statico e definitivo, ma ancora in continua
trasformazione, secondo un moto perpetuo. E questa può essere considerata la
dimensione più autentica di quell’agire intellettualmente che è proprio degli
esseri umani e delle loro civiltà”.
Verissimo.
Berlino cambia in continuazione, trasforma sé stessa senza perdersi e rimane sempre
riconoscibile, e proprio questo cambiamento è la cifra di questa grande città
che ingloba in sé il vecchio e l’ultramoderno, la memoria del passato e il
futuro, la calma e la rapidità, il mattone rosso e l’acciaio. Ma non è
frenetica, se vuoi giri un angolo e sei nel parco, perché in ogni quartiere, in
ogni “kiez” (micro quartieri all’interno di ogni quartiere) trovi tanto verde,
la tua panchina e il tuo albero sotto al quale metterti a leggere, e se sei in
pigiama perché non ti andava di vestirti va bene lo stesso, nessuno si
scandalizza, sei libero, e non perché ci sia indifferenza, al contrario
riservatezza e un grande rispetto per gli altri. Non è un caso che anche David
Bowie, negli anni ’70, ci sia andato a risanarsi e in cerca di anonimato quando
scappò da una Los Angeles che lo stava fagocitando e portandosi dietro un Iggy
Pop sull’orlo della pazzia.
A volte mi viene da pensare che Berlino non si
ferma mai, c’è sempre aperto qualche cantiere, manchi per un mese e quando
torni trovi nuovi edifici, centri museali costruiti ex novo o magicamente
ampliati, nuove strade dove è interdetta la circolazione delle auto, locali che
non avevi mai visto, gallerie d’arte di cui non hai memoria, fermate della U-Bahn
e della S-Bahn con sempre nuovi collegamenti che ti portano fuori fino ai laghi
e alle spiagge dove fare il bagno. E tutto ciò non avviene solo nelle periferie,
ma soprattutto nel centro, anzi nei centri della città, perché Berlino è
multicentrica, e ogni centro è diverso dall’altro. Ti guardi intorno e ti
chiedi se per caso non ricordi male, se proprio lì dove stai camminando non c’era
stata poco prima un’altra costruzione e sì c’era, ma l’hanno demolita e ora ne
hanno fatta una nuova perché la vecchia non gli piaceva più.
E’
ovvio che a me che vengo da Roma, dove è complicato abbattere un metro di
muretto di cinta di una scuola per facilitare l’entrata degli scolari o
spostare sempre di un metro i cassonetti della spazzatura, Berlino può apparire
incomprensibile e diversa. A proposito, a Berlino niente cassonetti, non se ne
vede nemmeno uno per le strade, stanno tutti nascosti e puliti nei cortili
interni dei palazzi.
Berlino
la prima volta non mi era piaciuta
perché non l’avevo capita. Continuavo a guardarla come si fa con le
altre città, ma lei non è come le altre, necessita di uno sguardo diverso.
Nel
2007 sono atterrata per la prima volta all’aeroporto di Schoenefeld, a sudest
della città, al posto del quale oggi sorge il moderno e non ancora
definitivamente ultimato BER (Flughafen Berlin Brandeburg Willy Brandt).
WIKIPEDIA CC BY-SA 4.0
Sono
note a tutti le innumerevoli vicissitudini che la costruzione del nuovo aeroporto
ha comportato negli anni: problemi tecnici, progettuali e strutturali, aumento
spropositato del capitale investito, difficoltà con gli sponsor e di
collegamento con la città, ritardi di anni per renderlo operativo…ecc. ecc.,
tutto molto poco tedesco!
Ma
sembra che i crucchi, nel senso di testardi, ce l’abbiano fatta, anche se spostarsi
tra alcuni terminal e l’esterno è ancora un po’ difficile e faticoso da
compiere con le valigie o in caso di handicap, come ad esempio il T2 dove
decolla e atterra Ryan Air.
Nel
2007 il taxi per raggiungere il centro mi costò circa 10 euro, oggi ce ne
vogliono 55! Scrivo questi numeri per documentare quanto sia aumentata la vita
a Berlino in questi ultimi anni e ciò non rende felici i berlinesi che,
ovviamente, se ne lamentano.
Quando
in quell’anno entrai, per la prima volta e ne sono seguite molte altre, nel Pergamon
Museum, rimasi colpita dalla magnificenza dell’altare ellenistico che, benché
in massima parte ricostruito, è talmente grande e maestoso che sbalordisce, ad
esso fanno seguito, all’interno dello stesso museo, la porta di Ishtar,
l’ottava porta di Babilonia ricostruita con i frammenti riportati alla luce dall’archeologo
tedesco Koldewey, splendidi mattoni smaltati di azzurro vivo, e la porta del
mercato di Mileto, la mia preferita, l’antica città greca sulle coste dell’Asia
Minore.
Tre
grandi emozioni così ravvicinate una all’altra non si dimenticano, tutt’altro,
esse rimangono impresse a fuoco nella mente di chi ha la fortuna di poterle
ammirare.
Da
qualche tempo il museo è chiuso perché in ristrutturazione e dovrebbe riaprire
nel 2027, nel frattempo è possibile vedere, proprio accanto al sito museale il
Das Panorama, una monumentale e coinvolgente ricostruzione in 3D della antica
capitale ellenistica del regno di Pergamo.
Se
decideste di andare portate con voi un maglione, perché dentro fa freddo.
CARLA MAZZARELLI
Bionota
Sono
nata a Roma nel 1957.
Dopo essermi laureata in Lettere presso
l'università La Sapienza, sono entrata in ruolo ed ho insegnato prevalentemente
nei licei artistici. Venuta in contatto col mondo dell'arte, soprattutto
romano, ho aperto negli anni ’90 una galleria d'arte nel quartiere di Trastevere
dove ho esposto numerose mostre di pittori e scultori, emergenti e non. Una
bella e molto impegnativa esperienza durata circa dieci anni.
Successivamente ho conseguito tre Master
presso l'università Tor Vergata, importanti sia per la mia formazione personale
che per la mia professione di docente.
Nel
2007 ho scoperto Berlino, diventata la mia seconda patria e dove trascorro
alcuni mesi dell'anno.
Mi
diverto con il teatro amatoriale “calcando le scene" da circa dieci anni.
A
gennaio del 2024 ho autopubblicato su Amazon il mio primo romanzo intitolato
Una via tranquilla e ora mi dedico alla stesura del secondo.
Wunderbar, idear magneficentussum opus
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