Nel più remoto angolo della remota Sicilia. Lettere di Gesualdo Bufalino a Gualberto Alvino, II parte (EPISTOLARI) ~ di Gualberto Alvino - TeclaXXI

 





 EPISTOLARI




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Gualberto Alberto

 

Nel più remoto angolo della remota Sicilia

Lettere di Gesualdo Bufalino a Gualberto Alvino

a cura del destinatario

Parte Seconda

 

 

4

[Come 1. Scrittura chiara e regolare. Timbro postale di partenza: «Comiso 22.4.96»; manca il timbro d’arrivo.]

 

Comiso, 20/4/’96

 

            Caro Gualberto Alvino,

ho ricevuto Giunte e virgole e La ringrazio. Mi stupefà e atterrisce l’apparato di note e varianti di cui Lei s’è fatto appassionatissimo carico. Ne risulta un’esemplare edizione critica, che il Suo (e mio, nostro) Contini avrebbe lodato (mi ricordo, Contini, di averlo ascoltato qualche secolo fa a Roma discorrere stupendamente di Pascoli. Ed era presente Ungaretti…).

            Quanto a Pizzuto, temo di perdere la Sua stima, ma resto tiepido di fronte a queste pagine ultime, impervio tentativo di Finnegans[1] Wake all’italiana, dove la parola pare librarsi in spazi altrettanto inabitabili quanto i buchi neri di cui parlano gli astrofisici. Sordità mia, ma non so sottrarmi all’impressio­ne di trovarmi di fronte ai detriti di un eroico naufragio. Ciò non toglie un grammo di merito al Suo lavoro[2] di alta filologia, né di calore alla simpatia con cui Le stringo la mano.

Gesualdo Bufalino

 

 

 

 

5

[Come 1, ma recto e verso. Scrittura chiara e regolare. Timbro postale di partenza: «Comiso 6.5.96»; manca il timbro d’arrivo.]

 

Comiso, 5-5-’96

 

            Caro Gualberto,

ad armi impari di scienza e di amore non oso misurarmi oltre con Lei in questa inattuale pizzutomachia, anche perché l’unico mio (ininfluente) argomento sarebbe di non aver più sentito attrazione a tornare sull’autore dopo la prima remota lettura. Vero è che anche nell’esempio che Lei adduce,[3] sensazionale, il mio orecchio avverte una sorta di dirupato atonalismo restio a sostenersi per troppe pagine in fila. Sarà colpa mia, ma mi capita anche con Schoenberg…

            A parte ciò, pienamente d’accordo con Lei sull’orrenda banalità di tanta romanzeria odierna. Non me ne dolgo poi troppo:[4] benché abbia letto non so più quanti libri, i miei scaffali sono ancora gremiti di intonse prelibatezze (vini d’annata, si capisce) che non farò in tempo a gustare, per il manco di forze e il troppo d’età.

            Grazie comunque dell’attenzione e dell’affetto che mi dimostra (eccessivi, forse, ma l’eccesso, credo di capire, Le dona).

            Un saluto amico

Suo

Gesualdo Bufalino

P.S. 1) Grazie per il Blake.[5] 2) Ripesco una vecchia recensione che si occupava dei modi della mia scrittura;[6] per[7] quel che vale, gliela spedisco, nel caso Le riesca utile per il Suo lavoro.

Gesualdo Bufalino

 

 

6

[Ms. recto e verso con penna biro blu su un foglio come 1. Scrittura veloce con qualche segno d’incertezza. Timbro postale di partenza: «Comiso 11.6.96»; manca il timbro d’arrivo.]

 

[Comiso, 10.6.1996]

 

            Carissimo,

Lei m’invita a nozze. Nulla potrebbe divertirmi di più del rispondere ai Suoi dubbi. Ecco qua:

            1) Accalappiatopi.[8] No. Il ricalco su accalappiacani è una mia invenzione, con riferimento (anacronistico, Euridice non poteva saperne nulla) alla leggenda nordica (in Andersen, mi pare) del pifferaio di Hamelin (?) che col suono si trascina dietro i topi della città per annegarli nel fiume. In sostanza il senso è: incantatore (alludendo anche ai risvolti magici dell’orfismo).

            2) Adolesce,[9] va bene, latinismo mio.

            3) [Affumacchiato][10] Va bene, mio.

            4) [Agrodolciume][11] Va bene, mio.

            5 e 6) [Algidezza[12] e algomensore[13]] Vanno bene, miei.

            7) Allietacuore[14] italianizza il siciliano alleriacori presente in un canto popolare: «’U sabbatu si chiama alleriacori / Bbiatu cu avi bedda la muggheri» (Il sabato si chiama allegracuore / Beato chi ha una bella moglie) e si cantava per i carrettieri[15] che tornavano a casa il sabato sera.

            8) Alluciolio[16] va bene la spiegaz. ma si trova già in Montale (credo nelle Notizie dall’Amiata, non ho tempo per controllare).[17]

            9) Altomondano,[18] va bene, mio.[19]

            10) Anacronista,[20] bene, mio, ma toglierei il riferimento a cronista.

            11) Annakareninamente,[21] bene, mio.[22]

            12) 13) [autofagicamente,[23] bambinamente[24]] bene, miei.

            14) [Barbituricamente][25] Aggiungerei: con l’aiuto di barbiturici.

            15) Betabl.[-occare],[26] va bene.

            Bene i seguenti.

            Per Buonannulla, si ricordi il titolo di un romanzetto tedesco, Eichendorff, Memorie di un buonannulla[27] (Einaudi, tanti anni fa).

            Buttatoio è termine corrente (non mio)[28] nel gergo edilizio per indicare una struttura di cemento, internamente vuota, con sportelli d’ingresso ad ogni piano di condominio, che serve a scaricarvi dentro i contenitori di spazzatura. Tutto finisce poi in un grande calderone che sta nello scantinato. Da qui gli addetti alle pulizie preleveranno i rifiuti.

            Cernieco[29] o cirneco o cirnieco,[30] cane da caccia, sicilianismo.

            I successivi[31] tutti bene.

            Dietrocarica[32] = fucile che si carica dalla parte posteriore (non quindi ad avancarica) (è un sicilianismo).

            Diligenziarsi:[33] termine burocratico ottocentesco, che devo aver trovato in documenti cancellereschi d’epoca = si mette diligentemente in luce.

            Empiaggini[34] = empietà che sono anche scempiaggini.

            Carta giubileana[35] è espressione siciliana popolare =[36] la storia dall’A alla Z.

            Inverginare[37] = ridare purezza e smalto nuovo a cose desuete.

            Malesalso[38] italianizza il male salsus homo di Orazio (credo nella ix satira)[39] = spiritoso da strapazzo.

            Saltimpendola:[40] sicilianismo disusato per altalena.

            Sedialunga[41] italianizza le chaises longues.

            Serracchio.[42] Sicilianismo per saracchio.

            Setagloria.[43] Una particolare qualità di seta pregiata. Termine in uso nella mia giovinezza.

            Similsudista.[44] Allude, più precisamente, a quel tipo di architettura neoclassicheggiante frequente nelle ville dei sudisti americani, al tempo di Via col vento.

            Sonnogrembo[45] allude alle «materne mucose delle lenzuola» dell’inizio. Il sonno come regressione nel ventre materno.

            Visaluogo[46] – sicilianismo = un’ispezione visiva sul posto.

            Vitamorte[47] = le pulsioni alterne o contemporanee della vita e della morte in ogni nostra fibra e pensiero.

            Di tutte le voci taciute s’intende che la spiegazione è soddisfacente.

            Ecco tutto. Sempre a disposizione per ulteriori lumi e grazie per l’atten­zione.

            Con amicizia

Suo

Gesualdo Bufalino

 

 

 



 [1] Finnegan’s

 [2] al Suo lavoro] alla Sua opera

 [3] L’incipit di Giunte e virgole, cit., pp. 49-50: «Cieli altissimi retrocedenti lumaca alle vette arboree, e mai del tutto in tenebre, raro che stellati, urgervi incontro tumultuoso un gran fiume, greve di moli: triplici file, minacciose, invadenti, perse le rive addietro selve gru e, incruente pure, salamine, trafàlgare. Ristorato lo scafo verticillare in sua dolce cuna smosso da sericei fermagli, custode auspice, là dimentica e fresca per nuove imprese, dalle brume settentrionali a coste limpide e chiare, oltre tulipani qui regnandovi bugainville, articolanti ogni dove intorno. Dar alto il ponte retrattile alle colonne compatte trapassandolo treni stracolmi, poi cedere per nuovi efflussi intra sì massicci beni dotali: ingabbiate per aria al varco non scatole ma possenti vetture. Città invisibile come quanto remota, ed invece tutta recente entro inattingibili parchi a giorno mai soggiogandoli inesistente coperto.»

[4] troppo:] troppo;

[5] Allude alla mia traduzione italiana di Dieci poesie di William Blake, con una Lettera non spedita a Gianfranco Contini, «Philo<:>logica», iv 1995, 7 pp. 42-51.

[6] Rosa Maria Monastra, La «Diceria dell’untore», ovvero il perturbante esorcizzato con rito letterario, «Le forme e la storia», ii 1981, pp. 367-76; ora in Ead., L’isola e l’immaginario. Sicilie e siciliani del Novecento, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 1998, pp. 229-35.

[7] Per

[8] UI 16/2 (= p. 16, rigo 2): «Doveva essere un mago, quell’uomo, un seduttore d’orecchi, un accalappiatopi da non fidarsene».

[9] CP 1000/15: «la patetica carriera d’un corpo che nasce, cresce, adolesce, matura, invecchia»; GM 17/15: «Guerrino cresce, adolesce». Dal lat. adolescere ‘crescere, rafforzarsi’.

[10] UI 82/1: «affumacchiato dal viaggio e con gli occhi miopi per la notte senza sonno»; MN 11/32: «Affumacchiata, peraltro, e nera»; CG 62/5: «spurghi ignei e affumacchiate cove d’abisso». Da fumacchio ‘fumo di cose che ardono lentamente e senza fiamma’ col pref. a(d)- illativo. ‘Annerito’.

[11] AC 28/3: «Altrettanto le parole: vengono fuori storte, bistrate, beffarde; agrodolciumi volti a corrompere»; CG 15/3: «il colaticcio viscoso di cui gli resta ininterrotto in gola l’agrodolciume». Da agrodolce col suff. di dolciume.

[12] CG 213/13: «la nudità delle cose, la loro algidezza d’inverno». Da algido, secondo il rapporto di rigido a rigidezza.

[13] BP 17/24: «il termometro della sofferenza, l’algomensore». Comp. Di algo‑ ‘dolore’ e lat. mensor ‘misuratore’, sul modello di agrimensore.

[14] AM 745 v. 6: «chi ha detto che ti chiami allietacuore?»

[15] carrettieri] contadini

[16] MN 125/11: «in un alluciolio di speranze e di inganni». Da un supposto *alluciolare (sic. alluciari ‘abbarbagliare’), denom. da *luciola, dim. di luce, col suff. ìo di continuità. ‘Tenue e intermittente luccichio’.

 [17] La fonte è esatta (Le occasioni, parte iv, Notizie dall’Amiata, v. 24), ma in Montale abbiamo allucciolìo: «il volo infagottato degli uccelli | notturni e in fondo al borro l’allucciolìo | della Galassia».

  [18] CP 936/9: «Egli è troppo preso nel giro della cultura altomondana». Comp. di alto e mondano, sul modello di altomontano ‘posto in montagna’. ‘Appartenente all’alta società’, ‘Snob’.

   [19] va bene, mio.] va bene.

   [20] CG 141/30: «anacronista fallito, incapace di appartenere al mio tempo». Da anacronismo, secondo il rapporto di sofismo a sofista.

   [21] CP 984/22: «finita poi suicida, annakareninamente, sotto le ruote di un treno». Da Anna Karenina, protagonista dell’omonimo romanzo tolstojano.

   [22] bene, mio. aggiunto nell’interlinea.

   [23] CP 832/24: «mangiavo, autofagicamente, me stesso». Da autofagia.

   [24] DU 112/9: «Era un paesotto [...] dove biecamente e bambinamente regnava Giuliano»; LL 1196/33: «con quanto più stupore si può, bambinamente»; MN 52/8: «m’ero bambinamente convinto che lei fosse mia». ‘Puerilmente, con l’ingenuità di un bambino’.

   [25] AC 75/5: «Dormire, barbituricamente dormire».

   [26] AC 152/8: «Accampato nel mio manoscritto come sotto una tenda bucata; glaciato da innumerevoli addiacci; betabloccato dai farmaci come un’auto dal freno a mano». Da betabloccante ‘farmaco inibitore della trasmissione adrenergica’.

   [27] Joseph Karl Benedickt von Eichendorff (Castello di Lubowitz 1788-Neisse 1857), Aus dem Leben eines Taugenichts (1826).

   [28] corrente (non mio)] corrente, non mio,

   [29] MN 63/6: «come un cernieco che ha perso la pista».

   [30] o cirnieco aggiunto nell’interlinea con segno d’inserzione.

   [31] successivi] seguenti

   [32] DU 113/27: «Coi loro dietrocarica, le loro guardate».

   [33] MN 15/5: «protocolli e costituti, dove si diligenzia la cospirazione».

   [34] DU 12/26: «ascoltatore acquiescente per le sue empiaggini d’ogni sera».

   [35] giubileana] giubilana. UI 43/6: «s’è ripassata per intero la carta giubileana della sua vita».

   [36] popolare =] popolare,

   [37] CP 943/4: «inverginandone sentimenti e grammatiche».

   [38] DU 95/33: «la calligrafia, e il malesalso cibreo, non potevano che appartenergli».

  [39] Q. Orazio Flacco, Satirae, I ix 65: «… male salsus | ridens dissimulare; meum iecur    urere bilis.»

   [40] UI 135/11: «nelle giostre e le saltimpendole».

   [41] DU 15/22: «sgabelli, sedielunghe».

   [42] DU 68/12: «pruni selvatici e ciuffi di serracchi».

   [43] DU 51/26: «la setagloria di un parapioggia».

    [44] QP 12/18: «infiltrazioni spicciole di neoclassico similsudista»

    [45] DU 176/13: «il sonnogrembo, l’amore come matricidio simbolico».

   [46] MN 113/8: «Un visaluogo s’impone».

   [47] MO 19/24: «che dire dell’arroganza con cui si pretende stravolgere le scansioni di quello spartito di vitamorte, per dissonarle»; AC 115/21: «nel pulsare comico di vitamorte in quell’istante e in quel luogo».


GUALBERTO ALVINO


BIONOTA

Scrittore e critico letterario, Gualberto Alvino si è particolarmente dedicato agli irregolari della letteratura italiana, da Consolo a Bufalino, da Sinigaglia a D’Arrigo, da Balestrini a Pizzuto. Suoi scritti poetici, narrativi, critici e filologici appaiono regolarmente in riviste accademiche e militanti, di alcune delle quali è redattore e referente scientifico. Dirige la collana «Vallecchi / Italianistica» e collabora stabilmente con l’Istituto della Enciclopedia Italiana (Treccani) con recensioni e rubriche.

 






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