Ma da dove giungono i Savoia? (STORIA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI
STORIA
Riccardino Massa
Ma da dove giungono i Savoia?
stemma Savoia
La banalizzazione della storia dei Savoia spesso la riconduce semplicemente al Regno di Sardegna. Al contrario, varrebbe la pena approfondire meglio la provenienza di questa casata.
Intanto l’origine del termine Savoia è determinata dalla presenza della popolazione borgognona nella zona territoriale chiamata “Sapaudia”, il cui significato sarebbe traducibile come terra degli abeti. Luogo che corrisponde all’area meridionale della provincia “maxima sequanorum” dove si insediarono i Burgundi ₁ nel 443.
La “Sapaudia” era quella zona che si estendeva tra le Alpi nordoccidentali e la catena montuosa del Giura ₂ tra i fiumi Ain, Rodano, il lago di Lemano e l’Aar (fiume svizzero che nasce nelle Alpi bernesi). Il loro radicamento sociale avvenne in civitas importanti come da un lato la città di Ginevra e dall’altra la città di Lione. Questa popolazione barbara di circa 80.000 persone si innestò su una precedente popolazione romana, che già abitava questi luoghi nel III secolo d.c.
Trascurando le vicende storiche intermedie, che sarebbero fuorvianti per il nostro racconto, ci limitiamo a dire che il territorio borgognone vede gli ultimi regnanti in Matilde di Francia di stirpe carolingia (943- 981 oppure 992) e Corrado II di Borgogna (925-993). Essi ebbero un figlio regnante (Rodolfo III detto il Pio e anche il fannullone), il quale però non ebbe discendenza. Al disgregarsi del Regno di Borgogna nel 1032, ottiene in premio la contea della val d’Isere e il Chiablese un signorotto (Umberto di Biancamano) che è ritenuto il capostipite della famiglia Savoia. Durante le successive discendenze, la cittadina di Chambery divenne la capitale del ducato, che fu nel 1416 la naturale elevazione a rango della precedente contea. All’epoca regnava Amedeo VIII detto “Il Pacifico”, figlio di Amedeo VII denominato “Il conte rosso”. Amedeo VIII, oltre a essere il primo duca sabaudo, fu anche l’ultimo antipapa con il nome di Felice V, il quale si sottomise per l’unità dei cristiani al papa dell’epoca, cioè Niccolò V. Per questa rinuncia ottenne dal Papa il titolo cardinalizio. Questo Duca ottenne l’investitura dall’Imperatore Sigismondo del sacro Romano Impero. Ma Amedeo VIII si era già imposto sulla scena politica per il sostegno concesso ai cugini (Principi d’Acaia- Piemonte) nella loro disputa territoriale contro i Marchesi del Monferrato e la Confederazione svizzera che voleva inglobare tra le proprie terre anche della Val d’Ossola nella zona a Nord- Ovest del Piemonte. Negli stessi anni riuscì anche a infeudare le aree governate dai Marchesi di Saluzzo e si dichiarò favorevole alla creazione dell’Università di Torino, creata dal cugino Ludovico di Savoia - Acaya, si dimostrò interessato ad allargare i propri possedimenti verso l’oriente delle Alpi, scendendo nella la pianura Padana.
Dobbiamo attendere, però, Emanuele Filiberto I (denominato in piemontese Testa ’d fer ₃), terzogenito maschio di Carlo II di Savoia e di Beatrice del Portogallo per vedere il Ducato espandersi sul territorio italiano. Emanuele Filiberto I si impose sulla scena politica in una zona sempre in bilico tra le grandi potenze del Regno di Francia, della corona spagnola e degli austriaci. Lui, inizialmente destinato alla carriera ecclesiastica, in relazione alla morte prematura del fratello Ludovico e in previsione della successione, dovette essere recuperato alla vita politica. Le sue doti di equilibrismo politico gli permisero di far restare in vita il ducato conteso dai grandi Paesi. Iniziato, quindi, alla vita militare si trovò nel 1543 al servizio dello zio l’Imperatore Carlo V. Successivamente strinse amicizia con Filippo II e lo aiutò nella difesa di Barcellona contro l’attacco marittimo francese. Ebbe poi la carica da parte dello stesso Filippo del governatorato dei Paesi bassi. La successiva pace di Cateau – Cambrésis lo premiò restituendo al duca le terre che erano state occupate dai francesi. Restavano ancora nelle mani di questi ultimi le piazze di Torino, Chivasso, Villanova d’Asti, Chieri e Pinerolo.
Il re di Spagna si teneva le piazze di Asti e Vercelli sino a quando il Re di Francia non avesse restituito anche le precedenti città in suo possesso. L’abilità diplomatica di Emanuele Filiberto tornò a farsi sentire. Il Duca si dichiarò neutrale tra Francia e Spagna nel caso di altro conflitto e si impegnò a contrarre un matrimonio con Margherita, sorella del re francese. Contemporaneamente in modo segreto siglò un accordo che contraddiceva con quanto scritto nel trattato di Cateau – Cambrésis. In quest’ultimo si sostenne la tesi opposta e cioè; in caso di guerra il ducato sarebbe sceso in campo in favore degli spagnoli. Nel 1562 la svolta ₄. In questa data nacque l’erede al trono (Carlo Emanuele), mettendo fine alle mire espansionistiche francesi che avevano inserito una clausola nel matrimonio tra Emanuele Filiberto e Margherita, la qual clausola prevedeva che in caso di nessun erede i territori sarebbe tornati totalmente sotto il controllo francese. Non solo la nascita dell’erede al trono, ma anche l’indebolimento della Francia per lo scoppio della Guerra civile legata all’insorgere degli Ugonotti oltre che il desiderio delle popolazioni di pianura di essere liberati dall’invadenza del regno di Francia, permisero a Emanuele Filiberto di entrare a Torino il 7 febbraio del 1563.
Nel 1574 riuscì poi anche a ottenere dal re di Francia (Enrico III) le città di Savigliano e Pinerolo e nel 1575 dal re di Spagna le città di Asti e Santhià. In quel periodo cercò pure di occupare (senza però riuscirci) le zone sotto occupazione della famiglia Gonzaga, i Marchesati del Monferrato e di Saluzzo. Il Duca favorì le canalizzazioni nei terreni agricoli permettendo un rifiorire della produzione in un territorio devastato dalle occupazioni straniere, ma in campo sociale ebbe l’ardire di abolire la servitù della Gleba₅, aumentò gli istituti di credito e diede impulso alle attività economiche. In campo religioso aderì alla controriforma₆. Prima di tutto superò l’utilizzo del latino negli atti ufficiali sostituendolo con il francese e poi, superò anche la sudditanza francese imponendo una nuova lingua (l’italiano) nella scrittura degli atti pubblici₇. Alla fine degli anni 70 del ‘500 ottenne anche l’annessione della contea di Tenda.
Naturalmente ci sarebbe da spiegare i vari rami cadetti di questa dinastia, ma ci si perderebbe in vari rivi. Segnalando il più importante per quanto riguarda la storia nazionale, dobbiamo ricordare il ramo cadetto “Savoia Carignano”. Infatti, il ramo principale del casato termina con Carlo Felice (1756- 1831), il quale in mancanza di un erede al trono, passa la dinastia al ramo laterale più prossimo rappresentato proprio dai Savoia Carignano di Carlo Alberto. Quest’ultimo, dopo la prima guerra di Indipendenza contro l’Austria abdicò nei confronti del più noto Vittorio Emanuele II, il monarca che rappresentò il Risorgimento italiano.
Monumento equestre ad Emanuele Filiberto in Piazza San Carlo
a Torino opera dello scultore Carlo Marochetti
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₁ I Burgundi erano una tribù germanica dell’est del Reno, già proveniente dalla Scandinavia.
₂ Catena montuosa del Giura segna l’attuale confine tra la Francia e Svizzera.
₃ La traduzione italiana vuol significare “testa di ferro”
₄ Situazione territoriale del Piemonte: Un lato del Piemonte era governato dal Marchesato del Monferrato, l’altra parte da quello di Saluzzo, le piazze di Torino, Chivasso, Chieri, Pinerolo, Villanova d’Asti in mano ai Francesi. Asti, Vercelli e Santhià in mano agli spagnoli. L’accesso alla Contea di Nizza era impedito dalla Contea di Tenda che era Feudo imperiale tenuto da un ramo cadetto dei Savoia alleato con i francesi. La situazione da un punto di vista religioso era abbastanza complessa in quanto si sentiva la forte influenza ginevrina e francese (Delfinato e Linguadoca) e la questione valdese relativa alle Valli Pellice e Chisone.
₅ Editto di Rivoli del 25 ottobre 1561 il quale fu occasione per riordinare il Ducato.
₆ Concilio di Trento dal 1543 al 1563.
₇ Claudio Marazzini – “Storia linguistica di Torino” Carrocci Editore pag. 39
RICCARDINO MASSA
BIONOTA
Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.
👍Marco
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