COME MOTIVARE STUDENTI DEMOTIVATI A PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA LEZIONE (PSICOLOGIA)
PSICOLOGIA DELL'ETÀ EVOLUTIVA
STRATEGIE D'INSEGNAMENTO/APPRENDIMENTO a scuola
ANTONIETTA SAJEVA
COME MOTIVARE STUDENTI DEMOTIVATI
A PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA LEZIONE
DESTINATARI:
Studenti della scuola secondaria di secondo grado (biennio).
OBIETTIVO:
Migliorare l’ascolto in classe attraverso l’introduzione di strategie e
metodologie adeguate.
DURATA: Incontri
di due ore ciascuno.
MATERIALE: Carta e penna, una LIM.
Una delle richieste più frequenti
tra i docenti della scuola secondaria di secondo grado, riguarda la sfida a
tenere alta la motivazione e l'attenzione dei ragazzi nel corso della lezione.
I professori arrivano allo
sportello di ascolto raccontando di classi dove fare lezione diventa un’impresa
faticosa, stressante e snervante: la fatica e l’impegno profuso
nell’attivazione del processo di apprendimento non vengono riconosciuti dagli
studenti che si mostrano sempre più distratti, demotivati, irrequieti e loquaci
nei momenti meno opportuni.
I suggerimenti che seguono
costituiscono delle strategie semplici da mettere in atto e posso affermare che
i docenti che le hanno applicate ne hanno tratto giovamento e si sono sentiti
alleggeriti nella gestione della classe quando stava diventando un compito
eccessivamente gravoso e frustrante, al punto di far diminuire notevolmente il
piacere e la passione per l'insegnamento. Senza passione per il proprio lavoro,
un professore sopravvive faticosamente al suo mandato educativo ed entra in una
spirale di insoddisfazione e disagio che, inevitabilmente, genera un circolo
vizioso nel quale studenti e docenti sono artefici e vittime al tempo stesso.
È bene ricordare e sottolineare
che ogni contesto scolastico sia unico e diverso, così come sono diversi e
unici i suoi componenti. Pertanto, è possibile che in una classe una strategia
abbia risultati ottimali, mentre in un’altra la sua applicazione potrebbe
risultare poco efficace. L’insegnante d'altronde deve ripensare e monitorare
continuamente il suo lavoro per adattarlo alle specifiche esigenze di chi ha di
fronte. Se anche un approccio non risulta valido in ogni applicazione, non per
questo il docente deve rinunciare ad esplorare continuamente nuovi metodi di
contatto con il discente: il cuore della questione, infatti, è e rimane sempre
la natura della relazione con il gruppo classe. Se il docente riesce ad
instaurare un clima di rispetto, di ascolto e fiducia reciproca, sarà poi più
semplice e fluido inserire in tal clima i contenuti specifici del processo di
apprendimento.
I suggerimenti che seguono
partono dal presupposto che il professore voglia mettersi in discussione poiché
ha già verificato che il metodo di insegnamento attuato fino a quel momento
presenta qualche piccola o grande falla.
Le strategie che troverete qui in
dettaglio possono essere adatte in modo particolare alle prime e seconde
classi della scuola secondaria di secondo grado, ma nulla impedisce che
anche un docente delle classi di ordine superiore le applichi e ne trovi
giovamento per sé stesso e i suoi alunni.
Come ho già rilevato in altre
sezioni del libro (1), una delle difficoltà maggiori dei ragazzi di oggi
consiste nel sopportare tempi di attenzione lunghi, rimanere seduti al banco,
in silenzio, nella dimensione di un ascolto che funga da contenitore di
informazioni ed esperienze da apprendere, sedimentare, memorizzare.
Dalla scuola primaria fino alle
superiori gli insegnanti esplicitano e rilevano sempre più frequentemente
un’attenzione carente, breve, intervallata da richieste disparate, chiacchierio
di fondo, disinteresse.
Innanzitutto, occorre prendere
coscienza di questa realtà e abbandonare l’idea di tenere una lezione frontale
di 50 o 60 minuti dove tutti seguono, rimanendo seduti senza muoversi e
prendono appunti evitando di essere catturati dalla distrazione.
Occorre al contrario strutturare
in modo diverso la lezione attraverso piccoli accorgimenti che sicuramente
aiutano nel migliorare il clima di ascolto. Consiglio però, prima di proporre
modifiche al consueto svolgimento delle lezioni, che il docente coinvolga gli
studenti stessi nel processo decisionale relativo ai cambiamenti da introdurre.
Quindi in un giorno stabilito è
bene annunciare ai ragazzi lo svolgimento di una lezione diversa, nella quale
tutta la classe sarà interpellata e coinvolta in un processo di cambiamento
finalizzato a migliorare la dimensione dell’ascolto in classe.
Per ottimizzare il processo di
comunicazione tra insegnante e classe, sarebbe opportuno disporre le sedie in
cerchio e spostare tutti i banchi vicino alle pareti in modo che si crei un
ambiente diverso dove tutti si sentano partecipi e coinvolti allo stesso tempo.
È opportuno, inoltre, che anche il docente che propone l’attività si sieda nel
cerchio accanto ai ragazzi, inserendosi in tal modo attivamente nel processo di
comunicazione.
Il primo messaggio da passare al
gruppo classe è la presa di coscienza da parte del professore che esista una
difficoltà nel gestire la classe nei momenti di lezione e che le strategie o i
metodi usati fino a quel momento non hanno fornito risultati soddisfacenti.
Ogni affermazione e considerazione da parte del professore andrebbe sempre
confrontata con il punto di vista dei ragazzi. Un’attività ha tanto più valore
ed efficacia quanto più gli attori coinvolti in essa ne condividono le premesse
da cui scaturisce e gli obiettivi che si pone.
Il docente coinvolto potrebbe
esprimersi in questo modo:
“Ho notato, dall’inizio dell’anno, che nel corso delle mie lezioni la
vostra attenzione è molto bassa. Mi sono accorto che fate molta fatica a stare
fermi ed in silenzio ed io in questa situazione faccio sempre più fatica ad
insegnare. Ho provato a ripensare al modo in cui strutturo la lezione e mi
farebbe piacere farvi delle proposte e testare cosa ne pensate al riguardo. Ma
prima di procedere vorrei ascoltare la vostra opinione per capire se siete o
meno d’accordo con il mio punto di vista.”
A questo punto il docente lascia
la parola ai ragazzi in modo che possano confermare o dissentire con il punto
di vista del Professore.
In genere quando un adulto si
mette in discussione e non impone il suo punto di vista ad un alunno, crea le
premesse per un dialogo autentico dove entrambe le parti in gioco possano con
libertà esprimere la propria opinione. Se messi nella condizione di essere
ascoltati e considerati, i ragazzi esplicitano risorse e soluzioni impensabili:
occorre solo creare le premesse e le adeguate coordinate spazio-temporali affinché
possano aprirsi.
Nel comunicare con i ragazzi è
fondamentale non puntare il dito sulla loro disattenzione e distrazione, bensì
esprimersi sempre usando quello che nella comunicazione efficace si definisce
come “messaggio io”: chi parla espone in prima persona il disagio che sta
vivendo, evitando di scaricare la colpa sull’altro.
Nel caso specifico che stiamo
trattando, il docente porrà il centro dell’attenzione non sui ragazzi distratti
o demotivati, ma sulla sua fatica e frustrazione nello svolgere una lezione,
come se tra le righe dicesse: “Ragazzi,
in questo modo non ce la faccio più ad andare avanti, sto perdendo il piacere
di insegnare. Vorrei trovare nuovi modi e strategie per interessarvi.
Collaboriamo a questo progetto così possiamo trarne giovamento tutti?”.
A questo punto, create le giuste
premesse e ascoltati i ragazzi (che messi nella condizione di riconoscere la
verità senza essere penalizzati o giudicati potranno nella maggior parte dei
casi concordare con la visione del professore) si passa alla fase delle
proposte.
In prima battuta sarà il
professore ad esporre alcune strategie finalizzate al miglioramento
dell’ascolto e dell’attenzione in classe. Ne ho individuate alcune che sono
state applicate con efficacia in diverse classi che possono essere utilizzate
come spunto, un trampolino di lancio per individuarne altre tarate su misura
sul contesto classe con il quale lavorate.
Il primo cambiamento che si può
mettere in atto consiste nello strutturare la lezione di 60 minuti dividendola
in 4 parti:
- La prima parte della durata di 20 minuti coinciderà
con la classica e tradizionale lezione frontale, dove verranno trasmessi
contenuti ed informazioni nuove. In quel breve lasso di tempo non ci si
alza, si evita di uscire per andare al bagno o spostarsi dal banco per un
qualsiasi motivo.
- Terminati i 20 minuti di lezione, la classe potrà
gestire 10 minuti di libertà, durante i quali ognuno è libero di alzarsi,
andare a parlare con un compagno, recarsi in bagno, bere acqua, aprire le
finestre per ossigenare l’aria. Unica regola da rispettare: vietato l’uso
delle mani e della parola per offendere i compagni.
- Terminata la pausa, si riprende la lezione frontale
per altri 20 minuti, ma prima di continuare si chiede se tutti hanno bene
compreso i contenuti precedenti. Nel caso di risposta affermativa il
professore prosegue con la spiegazione ma questa volta non rimane fermo
alla lavagna o alla cattedra, ma si muove tra i banchi, assumendo via via
postazioni differenti in modo da “costringere” la classe a muoversi,
girarsi, cambiare la postura nel banco per seguire lo sguardo del Docente.
Nel caso in cui alcuni studenti
non abbiano compreso la spiegazione precedente, si chiede a coloro che hanno
ben compreso di fare da tutor ai compagni in difficoltà. Si creeranno pertanto
delle coppie dove chi spiega avrà un ruolo attivo e chi apprende dovrà in un
secondo momento restituire, attraverso una personale valutazione, il lavoro del
suo tutor. In tal modo entrambe le parti assumono un ruolo attivo e soprattutto
nel caso in cui il tutor riesca a spiegare bene al suo partner è fondamentale
che il compagno chiarisca perché la spiegazione del suo pari è stata efficace
ed esauriente, quale strategia, parole o metodo ha usato per accendere
nell’altro la luce della comprensione. Tali elementi evidenziati saranno utili
al professore affinché possa arricchire il suo metodo di insegnamento prendendo
spunto anche dalla creatività ed inventiva dei suoi alunni.
- Rimangono i 10 minuti finali che andranno di nuovo
convogliati in una pausa libera, sulla stessa scia della prima pausa.
Un’altra strategia consiste nel
proporre ai ragazzi con una frequenza quindicinale delle brevi verifiche sui
contenuti trasmessi nelle lezioni, con l’accortezza di esplicitare i punti sui
quali verterà. In questo modo sarà possibile testare periodicamente il livello
di ricezione e di apprendimento degli studenti.
Tempo perso? No, tempo
sicuramente guadagnato, come hanno evidenziato i docenti che hanno già messo in
atto tali strategie.
Quelle che ho suggerito sono solo
le proposte da parte del docente. È buona norma far seguire alle idee del
professori i suggerimenti dei ragazzi, verbalizzati al momento o rimandati ad
un incontro successivo, oppure sollecitati attraverso dei biglietti anonimi
scritti in stampatello in modo che non se ne riconosca la grafia.
Affinché le proposte funzionino e
l’ascolto e l’attenzione migliorino, è fondamentale che vi sia una condivisione
e una partecipazione collettiva al processo decisionale.
(1)
Antonietta Sajeva, Crea-attiva-mente.
Attività creative per migliorare il clima relazionale in classe.
Trento, Erickson Live, 2019.
Psicologa e psicoterapeuta. Specializzata nel trattamento dei disturbi post traumatici(metodo EMDR).
Formatrice Insegnanti e genitori.
Nel 2019 pubblica con la Erickson: CREA-ATTIVA-MENTE. Manuale di attività pratiche utili a migliorare apprendimento e clima in classe.
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