ANDREW WILES, IL MARADONA DELLA MATEMATICA DI GIULIO CIRULLI (MATEMATICA)
MATEMATICA
Giulio
Cirulli
Andrew Wiles, il Maradona della matematica
Alle
volte mi viene chiesto cosa mi appassioni tanto nella matematica.
In
realtà, a questa domanda non so rispondere, non tanto perché non abbia una
risposta, ma perché ci sarebbero molte risposte, una di queste è ad esempio che
la matematica è piena di storie degne delle migliori epopee sportive.
Ed
è proprio di una di queste storie che vorrei parlarvi in questo articolo.
Ovvero la storia di come Andrew Wiles negli anni ’90 riuscì a dimostrare l’ultimo
teorema di Fermat.
Veramente è tanto prima.
Nel 2500 a.C. (ve l’avevo detto che era veramente tanto prima) a Babilonia, un illustre sconosciuto geometra babilonese, probabilmente per scopi agrimensori, scopre una delle relazioni matematiche più importanti di sempre, se non la più importante, ovvero che la somma dei quadrati costruiti sui due lati corti di un triangolo rettangolo (ossia i cateti) equivalgono al quadrato costruito sul lato lungo dello stesso triangolo (ossia l’ipotenusa).
Se
per qualche motivo vi ha suonato un campanello leggendo questa relazione
probabilmente è perché la conoscete sotto il nome di “Teorema di Pitagora”.
Questo
perché Pitagora fu il primo, nel mondo occidentale, a dare una dimostrazione
formale di questa relazione.
In
simboli il teorema di Pitagora si riassume così “a2+b2=c2”,
dove a, b e c sono numeri Naturali (ossia interi e
positivi, il loro insieme si rappresenta così: N), questa equazione ammette
infinite soluzioni per infiniti valori di a, b e c, queste
terne di numeri sono dette “Terne Pitagoriche” e per l’appunto ne esistono
infinite.
Tenete
a mente quest’affermazione “Esistono infinite Terne Pitagoriche”.
Facciamo
quindi un piccolo passo in avanti di circa ottocento anni e veniamo a Diofanto
di Alessandria, detto anche il Padre dell’Algebra. Diofanto è famoso per aver
sviluppato una classe particolare di equazioni, ossia quelle Diofantee, quelle
caratterizzate dal fatto che ammettono soluzioni intere indifferentemente dal
grado dell’equazione (ossia l’esponente massimo dell’equazione).
Una delle più famose è quella legata al suo epitaffio che recita:
In
simboli x/6+x/12+x/7+5+x/2+4=x, il risultato è 84, in questo caso
l’equazione è di primo grado.
Anche un’equazione del tipo x3+x=0 se ammette almeno una
soluzione intera è detta Diofantea.
Abbiamo
appena fatto le dovute premesse e veniamo a Pierre De Fermat, quindi un salto
di circa 1400 anni avanti nel tempo. Pierre de Fermat è stato uno dei più grandi e prolifici
matematici del XVII secolo, la cosa interessante è che Fermat non era un
matematico di professione ma un giurista (anche rinomato all’epoca) che per
diletto si occupava in maniera molto proficua di matematica, a suo nome ci sono
moltissime e interessanti dimostrazioni matematiche nei più svariati campi
della matematica.
In ogni caso veniamo al suo enunciato più famoso:
«È
impossibile scrivere un cubo come somma di due cubi o una quarta potenza come
somma di due quarte potenze o, in generale, nessun numero che sia una potenza
maggiore di due può essere scritto come somma di due potenze dello stesso
valore».
Questo enunciato Fermat lo scrisse sul bordo di una pagina della sua copia di “Philosophiæ Naturalis Principia Mathematica”
e aggiunse poco più sotto “Ho una dimostrazione di questo fatto ma il
margine è troppo piccolo per contenerla”, proprio questa frase creò una
delle più grandi caccia al tesoro in ambito matematico.
Veniamo
all’enunciato e facciamo chiarezza se è vero che “a2+b2=c2”
ammette infinte soluzioni[1], qualsiasi equazione della
forma “an+bn=cn” con esponente n>2
non ammette alcuna soluzione in N.
Seppure
banale come affermazione, considerati quanti numeri ci sono dopo 2, capite
quale impresa si ritrovarono i matematici ad affrontare.
Nei successivi tre secoli i matematici di ogni nazione si diedero battaglia pur di risolvere questa congettura, dei passi furono fatti in avanti, incoraggianti ma sostanzialmente inconcludenti, Sophie Germain (una matematica che si fingeva uomo pur di veder validati i propri risultati), riuscì a risolvere il problema per n=5 e successivamente per ogni numero primo (numero divisibile solo per sé stesso e per 1, se vogliamo semplificare questi sono i capostipiti della loro famiglia di multipli) inferiore. a 100.
Un
risultato importante perché una volta scoperto che un numero primo conferma
questa congettura in maniera automatica tutti i suoi multipli confermeranno la
congettura fatta da Fermat.
Il
problema è che i numeri primi sono infiniti e infiniti sono numeri maggiori di
100.
Seppur importanti questi risultato furono tutte delle vittorie di Pirro, giacché
– anche se qualcuno avesse dimostrato che tutti i primi sotto a un miliardo, un
trilione, un quintilione etc. dimostravano la congettura – non avrebbe risolto
in alcun modo il problema, ma avrebbe semplicemente fatto sorgere il sospetto
che fosse vero.
Infatti,
per quanto grande possa essere un quintilione (1 seguito da 18 zeri o da 30,
magari questo sarà materiale di approfondimento in prossimo articolo) al
confronto dell’infinità è praticamente pari a1.[2]
Nei
secoli successivi vennero fatte enormi scoperte in ambito matematico che furono
molto utili per la risoluzione come, per esempio, l’invenzione degli ideali[3], utili per la definizione
delle forme Modulari, semplificando moltissimo, delle forme particolari
in ambito topologico e algebrico dotate di infiniti piani e assi di simmetria
all’interno del piano complesso.
Fra le molte scoperte fondamentali in campo algebrico troviamo le Curve Ellittiche, delle equazioni di diverso grado che legano tre o più punti nel piano[4] ad esempio y2=ax3+b.[5]-[6]
Queste curve furono studiate approfonditamente da due matematici Giapponesi,
Taniyama e Shimura,
per anni, i quali svilupparono una congettura, la quale afferma “Ogni curva
ellittica definita nell’insieme dei razionali[7], Q, equivale ad una forma
modulare”. Questa importante scoperta, effettuata fra gli anni ‘50 e ‘60 del
secolo scorso, passò in
sordina sinché alla fine Andrew Weil alla fine degli
anni ’60 non arrivò alla stessa conclusione. (Vi è una disputa sul fatto che
Weil si appropriò della scoperta o ebbe la stessa intuizione).
Arriviamo dunque al vero protagonista della nostra storia Andrew Wiles,
matematico inglese, il quale è un vero enfant prodige della matematica.
Sin da bambino Wiles aveva una passione smodata per la matematica, sicché
intorno agli undici, dodici anni su un libro della Congettura di Fermat. Come
tutti i bambini con grandi sogni Wiles si mise in testa che avrebbe risolto il
problema che risultava insoluto da quasi trecento anni, del resto
quell’enunciato era così semplice che agli occhi di un bambino non poteva che
sembrare un problema semplice e soprattutto era assurdo che i più grandi
matematici di sempre[8] non avessero trovato una
soluzione.
Ma
come tutti gli enunciati semplici difficilmente hanno una soluzione semplice.
Wiles si laureò in matematica con il massimo di voti e poi iniziò il dottorato
di ricerca in matematica a Cambridge.
Durante
il suo dottorato Wiles, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, si occupò
della Teoria di Iwasawa[9].
Nel
1985 Ken Ribet ottenne un importantissimo risultato per la progressione della
risoluzione dell’Ultimo Teorema di Fermat. Ken Ribet ottenne come risultato che,
se esistesse una curva ellittica che non ha una forma modulare associata, come
affermato la congettura di Taniyama-Shimura, questa curva detta di Frey avrebbe
avuto una equazione che confutava l’ultimo teorema di Fermat, ossia una
equazione della forma an+bn=cn con n>2 con
soluzione nell’insieme n.
Wiles
lesse l’articolo e a quel punto mollò tutto e decise di dedicarsi completamente
al problema di Fermat, piccolo problema aveva degli obblighi con l’università
di Cambridge, tra cui quella di tenere alcune lezioni, Wiles sfrutta la cosa a
suo favore creando un corso apposito per lavorare sul Teorema di Fermat.
Dopo
poco tempo rimase con un solo studente che lo aiutò nei calcoli, Nick Katz.
Nei successivi sette anni Wiles faceva una vita praticamente ascetica, si occupava solo del teorema di Fermat e gli unici contatti umani erano relegati alla moglie e Katz.
Nel
1993 Wiles pubblicò un paper preprint. Aveva dimostrato che le curve ellittiche
semistabili confermavano la congettura di Taniyama-Shimura e tramite le
conclusioni di Ribet automaticamente il Teorema di Fermat.
Divenne
il Maradona della matematica, fin quando lo stesso Katz non si accorse che
nella incredibile dimostrazione monstre (200 pagine) vi era un errore nelle
premesse.
Non era riuscito a formalizzare il sistema euleriano[10] alla base di tutta la
dimostrazione.
Quando la notizia fece il giro fra i matematici partì lo sprint finale per
formalizzare il sistema euleriano e quindi vedere il proprio nome legato alla
risoluzione dell’ultimo teorema di Fermat.
Anche Wiles si gettò a capofitto nel problema e passò i successivi mesi nel tentativo di risolvere il problema, in maniera infruttuosa.
Ma che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione.
Wiles ebbe l’intuizione della vita e utilizzando la Teoria di Iwasawa eliminò il problema del sistema euleriano e dopo il sapiente controllo di Katz uscì con una seconda dimostrazione questa volta definitiva.
Avvenne
nel 1995. E questa fu la beffa finale per Wiles, che aveva superato i quarant’anni.
Direte voi: «E che problema c’è?».
Il
problema c’è se sei un matematico ambizioso, infatti il premio più importante
in ambito matematico è la medaglia Fields[11], assegnata ogni quattro
anni ai quattro matematici che hanno ottenuto i risultati più grandi nei
diversi ambiti della matematica, piccolo dettaglio il premio è assegnato solo
ai matematici che hanno raggiunto questi risultati prima di compiere i quarant’anni.
Questo perché fatta eccezione per qualche matematico[12].
Ma poco importa perché con il suo risultato riuscì a risolvere uno dei problemi
matematici più importanti di tutti i tempi e aveva realizzato il sogno di una
vita, diventando uno dei matematici più importanti dell’epoca moderna, nonché
uno dei più fini, basti pensare che a quasi 30 anni dal suo risultato solo una
manciata di matematici in tutto il mondo è in grado di comprendere a pieno
tutta la potenza e i meccanismi della sua portentosa dimostrazione.
Una
storia lunga trecento anni, che racchiude tutta la storia della matematica dai
babilonesi a oggi che vive di una incredibile magia (almeno per me) degna del
pathos di una delle più grandi imprese sportive di sempre, la doppietta di
Maradona all’Inghilterra, con il più bel gol su azione di sempre e il più bel
gol di mano mai fatto nella storia del calcio.
[1] Ogni terna di numeri che naturali
che verifica l’equazione a2+b2=c2 viene detta terna pitagorica, come ad esempio
3,4 e 5.
[2] Semplifico molto se prendiamo una
banana e un uomo e li mettiamo in una stanza di 10 metri cubi l’uomo sarà molto
più grande della banana, ma se prendiamo lo stesso uomo e la stessa banana e li
mettiamo nel bel mezzo del deserto e poi
guardassimo il deserto dallo spazio sia l’uomo che la banana sarebbero talmente
piccoli rispetto al deserto da essere uguali al nostro occhio (ossia
invisibili) e lo stesso vale per 1 e un quintilione all’interno dell’insieme
infinito dei Numeri Naturali visto nel complesso.
[3] Sottoinsiemi degli insiemi detti
Anelli ossia definiti su due operazioni dette «somma» e “prodotto» e dotati della proprietà commutativa (non necessariamente la classica somma e il
classico prodotto che ben conosciamo).
[4] Questa loro proprietà permette il
loro utilizzo in crittografia.
[5] Non necessariamente queste
equazioni determinano sul piano un’ellisse.
[6] Queste equazioni ammettono
soluzioni intere, per cui queste equazioni appartengono alla classe delle
equazioni diofantee.
[7] I numeri frazionari come n/m ¾,
1/7, ecc.
[8] Come, ad esempio, Eulero o Euler
che dir si voglia.
[9] In algebra se un insieme è definito su due operazioni binarie dette “somma” e “prodotto”, esse non sono necessariamente dotate di proprietà commutativa. In questo caso si definiscono come anelli. Non entro nel dettaglio non entro più nel dettaglio per la complessità dell’argomento.
[10] Semplificando all’osso un sistema
di equazioni differenziali di primo ordine.
[11] Nel 2018 è stata assegnata anche
ad Alessio Figalli per i contributi alla teoria del trasporto ottimale e alle
sue applicazioni alle equazioni alle derivate parziali, alla geometria metrica
e alla probabilità.
[12] Come David Hilbert che diede un
fondamentale contributo nella formalizzazione matematica della Relatività
Generale tra il 1912 e 1915 superati i 60 anni.
Romano di Roma, appassionato di scienze, matematica, storia romana, medievale e storia delle
religioni. Non prende nulla seriamente se non le cose serie: Carbonara, Scienze e Numeri.
Diplomato all’istituto agrario e laureato in fisioterapia, insomma, braccia riabilitate per l’agricoltura.
La mia conoscenza delle questioni matematiche è davvero scarsa, ma ho trovato questo scritto interessante, acuto e ironico.
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