A proposito di una riflessione di Norberto Bobbio - di Riccardino Massa (pensiero filosofico)


PENSIERO FILOSOFICO

 



Riccardino Massa

 

A proposito di una riflessione di Norberto Bobbio

 

Avete mai provato a parlare con dei ragazzi delle scuole medie? Sicuramente l’attuale nuova generazione quando usa il passato, parla con il passato prossimo e non con il passato remoto. Purtroppo, nella lingua italiana verbale questo tempo è poco usato anche se continua a mio parere a rivestire un particolare fascino. Se però parlate della Costituzione italiana, l’impressione è che i ragazzi di oggi la vivano come una cosa d’altri tempi anche se è la legge che determina il nostro vivere quotidiano, la sensazione è quella che ne parlino al passato remoto. Per tale motivo è utile, anche nello studio della Storia, riferirsi al passato prossimo per comprendere meglio ciò che succede nella politica presente. Perciò è attuale parlare di cose che sono successe non molto tempo fa. Diamoci un orizzonte temporale di trent’anni!

Un famoso documento chiamato “Manifesto democratico 1994”, pubblicato all’epoca dalla rivista “Belfagor” (rivista letteraria fondata nel 1946 da Luigi Russo che terminò le pubblicazioni nel 2012), pur proiettandoci nel passato trentennio ci permette di leggere la realtà politica italiana attuale con occhi più consapevoli. A prova che la conoscenza storica del passato prossimo è il miglior viatico per la comprensione dell’attualità politica italiana. Ce lo fa comprendere, seppur con parole diverse, un articolo di Raffaele Fiengo sul quindicinale “Nonmollare” del 6 maggio u.s.

Fiengo ricorda che uno dei punti di questo documento riportava la seguente tesi: «La libertà della parola parlata e della parola scritta è alla base di tutte le altre libertà. Fondamento concreto della democrazia è dunque l’esercizio effettivo della libera espressione del pensiero e dei diritti di informazione. Costituisce un attentato quotidiano contro di essa il monopolio dei mezzi potentissimi con cui può essere limitata falsata e influenzata o conculcata».

In sostanza non è che, vivendo in un regime democratico è conseguenza che vi è la libertà di espressione. Invece al contrario, vi è la libertà di espressione e quindi viviamo in un regime democratico.

Può apparire un concetto trascurabile, ma invece è un elemento che i nostri governanti dovrebbero tenere sempre a mente quando, una volta al potere, cercano di ottenere, o meglio ancora aumentare, il loro consenso.

Le ultime vicende che avvengono nel servizio pubblico televisivo, e la denuncia da parte dell’USIGRAI (unione sindacale dei giornalisti RAI) sul bavaglio mediatico in atto in questa azienda, da quando è iniziata l’occupazione dei posti dirigenziali da parte del nuovo governo, sono la cartina al tornasole che qualcosa sta cambiando nella gestione del potere.

Siamo a chiederci, quindi, se la nostra democrazia è precaria. Per comprendere ciò voglio ricordare alcuni passaggi di uno scritto di Norberto Bobbio usciti il 10 febbraio del 1994 sul quotidiano “La Stampa” di Torino.

Scrive Bobbio: “La storia del pensiero politico consiste principalmente nella escogitazione di strumenti istituzionali destinati a far sì che chi possiede un qualsiasi potere non sia in condizione di abusarne”

Se questa tesi la riteniamo ancora valida, ed in democrazia dovrebbe essere la normale prassi, allora ha ragione il filosofo americano Michael Walzer nel suo saggio intitolato “Il liberalismo come arte della separazione” che distingue il mondo pre-liberale dal nuovo mondo occidentale ispirato dal moderno pensiero liberale.

Nel mondo pre-liberale (che con la sua degenerazione ha dato vita alle dittature) le varie sfere in cui si formano centri di potere sono confuse una con l’altra, mentre nel secondo caso sono separate come dei muri innalzati per evitare che si contaminino a vicenda. Le teorie liberali, sostiene Walzer, prevedono l’arte politica della separazione; “Il liberalismo è un universo di mura, ciascuna delle quali crea nuova libertà”. Quindi la piena autonomia del giornalismo permette di garantire sufficientemente la libertà d’opinione. E l’influenza dei governi sugli organi d’informazione è la negazione di questa libertà. Anche in altri campi è la stessa cosa. Se non si fosse alzato un muro tra la Chiesa e lo Stato oggi saremmo al pari dell’Iran con un regime teocratico e non ci sarebbe libertà religiosa. Oppure se non vi fosse stata l’autonomia tra lo Stato e le Università, probabilmente non ci sarebbe stata ricerca e più in generale sviluppo del pensiero.

Citando ancora Walzer: “La natura specifica del liberalismo può essere compresa soltanto quando lo si considera come uno strumento atto a prevenire l’uso tirannico del potere”.

Veniamo all’oggi! Una modifica costituzionale che consegni più potere al Presidente del Consiglio, attraverso non solo una elezione diretta, ma anche con lo svilimento delle funzioni regolatrici e di controllo da parte del Presidente della Repubblica, ci conduce inesorabilmente verso un sistema autoritario senza i dovuti contrappesi politici atti a limitare lo strapotere di un solo uomo (o di una sola donna) al governo del Paese.


RICCARDINO MASSA


BIONOTA

Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.





Commenti

  1. Hitler, Mussolini, ecc. del mondo pre-liberale hanno dato vita alle dittature, il rischio di oggi è che Orban, Meloni, Salvini, Erdogan, ecc. diano vita alle democrature.

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