Mostra Preraffaelliti Rinascimento Moderno - Museo Civico San Domenico Forlì (MOSTRA 2024)

dal 24 Febbraio al 30 Giugno 2024

Museo Civico San Domenico Forlì
Piazza Guido da Montefeltro


PRERAFFAELLITI RINASCIMENTO MODERNO 

MOSTRA D'ARTE


Per chi ama l'arte, la città di Forlì - di già dal punto di vista urbanistico e monumentale, offre di che riflettere, senza preclusioni aprioristiche. 

Il convento di San Domenico è divenuto spazio museale nel 2005. Diciannove anni fa, per l'inaugurazione, s'era scelto un artista forlivese, pittore e architetto, allievo di Melozzo da Forlì: l'ottimo Marco Palmezzano (1459-1539). 


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Ordunque, quella del 2024 è stata una mostra epocale. Curata in tutto e per tutto, a partire dalle scelte operate in materia di allestimento, direzione artistica e supervisione dei lavori, dallo studio Lucchi & Biserni,  grazie alla collaborazione tra Cristina Acidini, Francesco Parisi, Liz Prettejohn et Peter Trippi, sotto la direzione di  Gianfranco Brunelli. 

Il catalogo èdito da Dario Cimorelli (di cui è auspicabile l'acquisto), contiene i ponderosi saggi di  Elizabeth Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi con Tim Barringer, Stephen Calloway, Charlotte Gere, Véronique Gerard Powell e Paola Refice, nonché tutti i dipinti, i disegni, gli arazzi, le statue e gli oggetti (ceramiche, opere in vetro e metallo, tessuti, medaglie, libri illustrati) presentati nella mostra ormai conclusa.

I prestatori sono stati tantissimi: con oltre 300 opere, è la più grande mostra dedicata agli artisti britannici, quei Preraffaelliti che volevano tornare alla purezza dei cosiddetti «primitivi» italiani precedenti l'artista urbinate o comunque il tardo-rinascimento trasformatosi poi in manierismo. 

Con ciò intendiamo il movimento artistico, nato nell’Inghilterra vittoriana di metà Ottocento su impulso di alcuni artisti – William Holman Hunt, John Everett Millais e Dante Gabriel Rossetti. 

Non è la prima grande mostra dedicata ai Preraffaelliti: chi scrive ha ancora negli occhi la mostra di Parigi del 1999 al Musée d'Orsay, dedicata a Edward Burne-Jones (1833-1898). Un maître anglais de l'imaginaire: notevole, seppure parziale. 

La mostra di Forlì ha avuto anche il pregio di mettere gli artisti anglosassoni in dialogo con il loro passato di riferimento: il Beato Angelico (1395-1555), Piero della Francesca (1412?-1492), Carlo Crivelli (1430?-1495), Sandro Botticelli (1445-1510) e tanti altri.


Ma lasciamo la parola ai curatori (Elizabeth Prettejohn):

Love Among the Ruins di Burne-Jones descrive un bell'episodio romantico: due amanti si rifugiano tra le rovine di un palazzo in stile italiano un tempo maestoso, ma ormai cadente e invaso dalle rose selvatiche. 

           


 Burne-Jones ideò la composizione evidentemente affascinato da ciò che aveva visto durante il viaggio del 1871 - il terzo dei suoi viaggi di formazione in Italia - e ne mutuò il titolo da una poesia di Robert Browning, che visse gli anni più felici della sua vita a Firenze insieme alla moglie Elizabeth Browning, anche lei poetessa. Il dipinto è dunque impregnato delle esperienze personali dei viaggiatori inglesi in Italia e sembra essere composto di ricordi frammentari delle amate opere d'arte italiane: il mantello blu intenso delle Madonne rinascimentali, l'architettura di Mantegna, Crivelli o Piero della Francesca, il fregio con i putti giocosi che richiama alla mente Donatello. Forse la scena può essere interpretata come espressione di rimpianto per il mondo perduto del Rinascimento, minacciato dagli abusi della modernità ottocentesca. Tra le rovine, tuttavia, può nascere un nuovo amore e con esso una nuova creatività [1].

È normale: la prima e seconda parte del secolo sono state segnate dal Romanticismo. 

L'incolpevole Raffaello è rinnegato: è lui il colpevole - dicono questi britannici - del Bello accademico. E così vanno all'indietro e ricercano anche una certa rigidità di certi artisti che precedono l'Urbinate. A volte sembrano quasi voler tornare agli stilemi medievali. Si vedano gli arazzi (qui di seguito uno dei quattro) - sempre di Burne-Jones in collaborazione con William Morris, laddove è il tema che risale a un Medioevo piuttosto «fantasticato»: Arming and Departure of the Knights sono stati eseguiti un anno prima del secolo XX, eppure vagheggiano ancora il sacro Graal, e di certo si allontanano di parecchio dal Rinascimento tanto ammirato.


Per quanto la struttura del quarto, The vision of the holy Graal, nella sua composizione e architettura 


richiama moltissimo il Beato Angelico (1432 ca. Museo diocesano, Cortona) e il Leonardo da Vinci delle Annunciazioni (1472, Uffizi, Firenze)




se non addirittura Piero della Francesca quando dipinge: L'adorazione del sacro legno e l'incontro della Regina di Saba con re Salomone (1452, Basilica di S. Francesco, Arezzo)

e risalendo indietro nel tempo, al Masaccio del Tributo (1425, Cappella Brancacci, Firenze):


Ecco. Solo qualche esempio, per dare una suggestione minima della grande esposizione che ha attraversato le tre età del Preraffaellismo, che ha saputo esibire anche dipinti di Botticelli, Filippo Lippi, Cosimo Rosselli, Verrocchio, Luca Signorelli, Lorenzo Lotto, il Veronese e ancora tanti altri.

Per tacere dei molteplici temi narrati che spaziano da Dante a Shakespeare, ma anche da episodi  biblici a eventi a loro coevi. E poi le loro donne.


Frederic Leighton, Nanna (Pavonia), 1858




[1]AA.VV., Preraffaelliti. Rinascimento moderno, Milano, Dario Cimorelli editore, 2024, p. 19-20
 




a cura di ALBERTO STIVIERO


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