ESERCIZI DI LINEA (politica) - di Marco Cignetti - I PARTE (NARRATIVA) - TeclaXXI
NARRATIVA
Marco Cignetti
ESERCIZI DI LINEA (politica)
PARTE PRIMA
Terminato di bere il suo primo
caffè mattutino, l’uomo si sedette alla scrivania, aprì il portatile e riprese
la lettura di quanto aveva iniziato a scrivere il giorno prima.
Raccolse le idee, e poco dopo le
sue dita iniziarono a saltellare agilmente sulla tastiera.
Un’ora dopo, il pezzo gli
sembrava concluso. Forse ancora qualche aggiustamento formale, ma le idee
fondamentali erano ormai nero su bianco.
Decise di concedersi una piccola
pausa; mentre gustava il secondo caffè della giornata, lo squillo del telefono
lo distolse dalle sue riflessioni. Era Sandra.
«Allora, Hemingway, cos’hai
prodotto ieri sera?»
«Poco, - mentì - mi mancava la
mia musa ispiratrice…»
«Ci fosse stata la tua musa,
avresti scopiazzato di sicuro qualche idea» lo canzonò lei. Ben sapeva quanto
era utile punzecchiare un uomo.
«Ho finito ora, donna di poca
fede. Tu, invece?»
«Oh, stamattina mi sono alzata
presto, e ho lavorato quasi tre ore. Ma non sono molto soddisfatta, voglio
farlo vedere a mio fratello, magari mi aiuta…»
«Ah, ma così non vale! Ci tenevo
a essere il primo… Vabbè, magari ci vediamo stasera, allora».
Era proprio quello che sperava di
sentirsi dire. Nemmeno un minuto dopo era già in auto, diretto in centro, dove
abitava Sandra.
Avviato il motore, iniziò a guidare pensando alla sera
precedente.
Un sabato sera in birreria, come altre volte: chiacchiere
su cosa fare per il resto delle festività invernali, chi in famiglia, chi sulla
neve; commenti sulla legge di bilancio appena approvata, discussioni più
animate sulla situazione politica.
«Simpatica compagnia», mormorò fra sé e
sé.
E rivisse il momento clou della serata, la sfida letteraria
fra lui e Sandra.
«Perché non prendete l’incipit di qualche classico del
pensiero politico e poi ci lavorate su?»
Era stato Renato a lanciare la pietra, un po’ per cambiare
discorso, un po’ per stuzzicare i suoi due amici. E poi, forse la discussione
si stava riscaldando troppo.
Non erano tutti impegnati in politica, ma Sandra, Enrico e
Renato, sì. E pur lavorando nella medesima area, Enrico e Sandra la vedevano in
modo differente su parecchi aspetti di fondo.
“L’ha proprio fatto apposta, quel marpione»
pensò riferito a Renato. “Ma alla fine ha fatto bene, tutti gli altri si sono
divertiti».
Enrico e Sandra avevano iniziato a vedersi regolarmente da
un paio di settimane, ed entrambi sapeva benissimo che questo aveva suscitato
qualche invidia. Il fatto di riuscire a metterli l’uno contro l’altro, anche se
solamente in una amichevole sfida letteraria, era stato un divertimento, una
tentazione a cui molti non avevano resistito.
In un certo senso, c’era cascato. C’erano cascati tutti e
due, per la verità.
“Un paio di
paginette, una roba sintetica, mi raccomando, non un trattato!»
raccomandò Renato “magari ci serve per il futuro!»
La trappola era scattata. Scrivere qualcosa che avrebbe
avuto un minimo di diffusione… Né Sandra né Chicco avevano saputo resistere.
«Ma perché non … non partecipate anche voi alla sfida?»
L’incertezza del tono di Chicco (al secolo, Enrico) aveva
dato agli altri il pretesto per sfilarsi.
“Ma io non sono un esperto di comunicazione come te»
aveva detto uno degli amici.
“Io non ce la faccio, ho molti impegni di lavoro in questo
periodo» aveva detto qualcun altro.
Tutti sapevano della recente relazione fra Chicco e Sandra,
e sapevano anche della diversa provenienza: lei, più legata al mondo sindacale
e femminista, lui più vicino al modo della cultura liberaldemocratica. Renato
lo aveva anche definito “uno dei tanti ex renziani in fase di riposizionamento».
Avevano discusso animatamente tutta la sera, e poi era
uscita la sfida.
Dai tavoli vicini, proveniva un misto di curiosità e
fastidio che metteva a disagio i tre amici. Per fortuna, pensò Enrico, alla
fine abbiamo smesso di parlare di politica.
Usciti dalla birreria si erano salutati come sempre, e
ognuno era andato per la sua strada. Chicco e Sandra si erano salutati con un “ci
vediamo domattina?”, che poteva avere per entrambi un significato nascosto.
Appena arrivato a
casa, Enrico aveva iniziato subito a scrivere, per andare a dormire dopo aver
riempito un paio di pagine.
Sandra, invece,
aveva preferito coricarsi subito e svegliarsi presto, nonostante fosse
domenica.
*****
Mentre Enrico attraversava una
città calma e semideserta, ricordando la serata precedente, un altro telefono
suonò. Era quello di Sandra, e chi chiamava era suo fratello Gianpaolo.
Lui era di alcuni anni più
vecchio di Sandra, era stato deputato per una legislatura nelle file dello
stesso partito, e nel 2018 non era stato rieletto.
Abitavano insieme nella casa dei
genitori ed erano molto legati; entrambi avevano la loro autonomia, e
rispettavano quella dell’altro. Gianpaolo, nonostante l’impegno in politica,
non aveva mai abbandonato il suo lavoro, un lavoro che sovente lo portava spesso
fuori città, anche se per brevi periodi.
“Volevo solo avvisarti che arrivo
prima del previsto, verso la mezza o giù di lì».
Era sufficiente, pensò Sandra: se
fosse arrivato in compagnia, l’avrebbe detto.
“Ok, io sono a casa, forse c’è
Chicco.»
Anche questo messaggio venne
subito compreso, con tutte le implicazioni del caso.
Sandra rassettò la sua camera,
estrasse dal congelatore un arrosto già pronto, preparò il tavolo per tre, e
pochi minuti dopo arrivò Enrico, che posò due fogli ripiegati sul tavolino
accanto al divano.
“Più tardi arriva Gianpaolo» si
limitò a dire Sandra, ignorando ostentatamente i due fogli stampati.
Enrico colse il messaggio:
salirono le scale che portavano verso la zona notte, rinviando di qualche ora
la lettura dei loro scritti.
* * * * *
Quando Gianpaolo arrivò, nella sala da pranzo non c’era nessuno, ma
ovviamente non se ne preoccupò; notò subito i due fogli stampati, pieni di
appunti e correzioni a penna ripiegati sul tavolino, e – incuriosito - li aprì
iniziando subito a leggere.
Borghesi e proletari, destra e sinistra: distinzioni superate.
La storia di ogni società esistita fino a questo
momento è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni
e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in breve, oppressori
e oppressi, furono continuamente in reciproco contrasto, e condussero una lotta
ininterrotta, ora latente ora aperta; lotta che ogni volta è finita o con una
trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle
classi in lotta.
«Questa
mi sembra di averla già letta», commentò perplesso fra sé e sé, ma decise di
proseguire.
La società
sorta dal tramonto di quella feudale non ha eliminato gli antagonismi fra le
classi. Essa ha soltanto sostituito alle antiche, nuove classi, nuove
condizioni di oppressione, nuove forme di lotta. L'epoca della borghesia, si
distingue però dalle altre per aver semplificato gli antagonismi di classe.
L'intera società si è scissa sempre più in due grandi campi nemici, in due
grandi classi direttamente contrapposte l'una all'altra: borghesia e
proletariato.
Per un momento
pensò che il nuovo compagno di sua sorella fosse impazzito: rimettersi a
scrivere l’incipit del Manifesto gli sembrava un esercizio
inutile. Appena buttato l’occhio sul capoverso successivo, però, capì che ci
doveva essere qualcos’altro.
Questa polarità nella società e nell’economia ha la sua evidenza nelle rappresentanze politiche dei vari paesi democratici: per oltre due secoli, la distinzione politica fondamentale, è stata la distinzione fra destra e sinistra, con tutte le sue più svariate articolazioni: i sindacati e le associazioni degli industriali, per più di un secolo, hanno appoggiato più o meno apertamente, gli uni la sinistra, gli altri la destra, o un centro che guardava a destra.
Dalla fine del secolo scorso, tutto è
cambiato: la deindustrializzazione degli anni ’80, la globalizzazione, le nuove
tecnologie informatiche, hanno rimescolato le carte.
I problemi storici delle classi subalterne
si sono modificati: nel secolo scorso, buona parte di quello che era
proletariato, ha raggiunto un certo livello nel tenore di vita: la crescita del
cosiddetto “ceto medio” ha modificato i termini della lotta di classe, come la
chiamavano i classici del socialismo.
Questa modifica è proseguita negli anni
della deindustrializzazione: per la prima volta nella storia degli ultimi
secoli, i figli ebbero possibilità di accesso a livelli di conoscenza e di
cultura superiori a quelle dei loro genitori, ma minori possibilità per
accedere a un più elevato tenore di vita.
E’ vero che poi il ceto medio ha smesso di
crescere, si è accentuata la polarizzazione fra le classi sociali più ricche e
le altre, ma intanto la situazione era cambiata, e –come disse il noto
economista J.M.Keynes- non si ottiene il maiale facendo girare il tritacarne al
contrario.
La globalizzazione e l’esplodere dei flussi
migratori, ha fatto il resto.
Il risultato generale di queste brevi
considerazioni, ci porta inevitabilmente alla conclusione che la distinzione
principale, oggi, non è più fra destra e sinistra, e di conseguenza, non vale
più l’equazione tradizionale “conservazione=destra” e “progresso=sinistra”.
Uno dei più importanti innovatori degli
ultimi decenni, Silvio Berlusconi, è indubbiamente da collocare nella destra, e
fra i politici che hanno portato in Italia il peggior neoliberismo (dottrina
economica storicamente propugnata della “destra”), dobbiamo annoverare Massimo
D’Alema, che proviene dalle file del più importante partito comunista
dell’occidente.
Oltretutto dopo le conquiste salariali e
normative deli anni ’70, oggi, all’interno di quella che si definisce “sinistra”,
prevalgono posizioni conservatrici: gli stessi sindacati, difendendo quelle
conquiste, sono diventati conservatori quasi senza accorgersene (e comunque
senza mai ammetterlo!).
Oggi la linea di demarcazione fondamentale,
quella che passa fra conservazione e progresso, fra passato e futuro, è
un’altra: è quella che distingue i sovranisti dagli europeisti (al netto di
tutte le criticità che l’Europa ancora si porta dietro); è quella che passa fra
liberali e liberisti (specie nella versione neo-liberista); quella che divide
chi vuole tenere aperti i confini dell’Europa da chi vuole costruire muri;
quella fra la politica dall’antipolitica; il passato è rappresentato da chi
pratica il populismo, il futuro è di chi lo rifiuta.
Per dirla con una parola, la nuova “linea
del fronte” è fra barbari e civilizzati.
Chiediamoci ora: chi sono gli uni e gli
altri, oggi in Italia? Da chi è rappresentata la nuova polarità della dinamica
sociale?
Semplice: Destra, Lega, Movimento 5 Stelle e
quello che resta dell’estrema sinistra sono i barbari; moderati, centro
sinistra e centro destra sono i civilizzati.
Per questo, è sbagliata ogni ipotesi di
alleanza con il M5S, per questo occorre invece cercare una nuova alleanza con
il centro-destra, una nuova santa alleanza che premi i produttori e la gente
che lavora, che smascheri la malafede di chi finanzia le spese correnti col
debito e lascia le briciole agli investimenti, un’alleanza che spazzi via i
tentennamenti sulle grandi opere pubbliche, dalla TAV al ponte sullo stretto.
Inutile inseguire gli ex elettori di
sinistra, che oggi votano 5 Stelle e un domani voteranno Lega: quando l’attuale
governo giallo-verde si andrà a schiantare, smetteranno di recarsi alle urne
per votare.
Occorre invece creare luoghi di confronto e
di organizzazione trasversali che portino le istanze dei cittadini
all’attenzione dei pubblici poteri, indipendentemente se al governo locale c’è
una Amministrazione di un colore piuttosto che un altro. Occorre rinsaldare
l’alleanza dei civilizzati, che potrà finalmente (e nuovamente) governare
nell’interesse del paese.
Questo è di Enrico, pensò. Chissà cosa aveva fumato
mentre scriveva di una “santa alleanza” fra barbari e civilizzati, si chiese
con un sogghigno.
Enrico gli stava simpatico, lo aveva conosciuto prima
di Sandra, e anche se aveva una visione della politica molto diversa dalla sua,
non ne era disturbato. Ammetteva che su alcune cose vedeva più lontano di lui,
e ne apprezzava gli sforzi per cercare nuove chiavi di lettura dell’attualità
politica.
La camera di Sandra era al piano di sopra, lontana
dalla sala, e la porta del corridoio che portava alla scala era chiusa.
Poi vide l’arrosto mezzo scongelato sulla cucina, la
tavola apparecchiata, e decise di proseguire il lavoro iniziato dalla sorella.
Preparò una abbondante insalata, tagliò qualche fetta di salame, lavò delle
olive, mise l’arrosto in padella e iniziò a scaldarlo a fuoco basso.
Prese una bottiglia di nebbiolo con l’intenzione di
aprirla, quando vide il portatile di Sandra, acceso, sulla libreria.
Un pensiero iniziò a strisciare nella sua mente.
Posò
la bottiglia col cavatappi piantato nel sughero e si avvicinò al pc, aprì lo
schermo e come per magia l’apparecchio uscì dallo stand-by.
Una
pagina di word era aperta. (continua)
Vorrebbe scrivere e girare il mondo, prima che sia il mondo a dare il giro.
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È gradita la firma in calce al commento. Grazie.