La scala infinita. A proposito dei numeri ~ di Giulio Cirulli (MATEMATICA) - TeclaXXI
MATEMATICA
Giulio
Cirulli
La
scala infinita. A proposito dei numeri
Sono
convinto che chiunque da bambino si sia chiesto “Qual è il numero più grande di
tutti?” Non c’è un numero più grande, poiché ce ne sarà sempre uno più grande (per
quanto grande uno possa immaginarlo).
Quando
facevo la seconda o la terza elementare, mi hanno spiegato “i numeri con la
virgola”. Mi ricordo che la maestra disse la seguente frase: «Fra un numero
intero e l’altro ci sono infiniti numeri con la virgola». Ricordo anche di aver alzato la mano e di aver
chiesto: «Maestra Mariella, ma quindi i numeri con la virgola sono più infiniti
di quelli interi?»
La
maestra non mi rispose.
Solo
molti anni dopo ho scoperto la risposta. E la risposta è: Dipende.
Dipende
da cosa intendiamo con Numero con la virgola, che è una definizione vaga e non
rigorosa.
Parliamo
perciò di quella che io preferisco definire “scala infinita”
In
matematica esiste un concetto fondamentale ossia quello di Insieme, ora
la definizione rigorosa di insieme è la seguente “Un’insieme è una collezione
di oggetti legati da un criterio univoco che permette di determinare se un dato
oggetto ne faccia parte o meno.”
Vi
risparmio gli esempi in quanto il focus dell’articolo sono gli insiemi numerici
e l’ipotesi del continuo.
L’insieme
numerico più semplice da concepire è quello dei Numeri Naturali,
rappresentato dal simbolo N.
In
questo insieme troviamo tutti i numeri positivi e interi, in alcuni casi vi è
compreso lo 0[1]. Con
questi numeri possiamo contare oggetti, cioè assegnare un numero ad una
quantità (sembra banale ma fidatevi che questo piccolo dettaglio sarà utile più
avanti), fare addizioni e moltiplicazioni senza limitazioni di sorta e in
determinati casi possiamo effettuare sottrazioni e divisioni, si dirà che tale
insieme è chiuso rispetto all’addizione e alla moltiplicazione ma non rispetto
alla sottrazione e alla divisione, questo perché qualsiasi addizione noi
andremmo a fare comunque otterremo sempre un numero naturale e lo stesso vale
per la moltiplicazione, mentre nel caso della sottrazione e della divisione vi
sono situazioni in cui non otterremo un risultato in N, ad
esempio se facciamo 5-7 non otterremo un risultato in N e lo
stesso vale per 3 / 2. (Nel primo caso avremo un numero negativo e nel secondo
caso un numero con la virgola).
A
questo punto per non avere alcun tipo di limitazione rispetto alla sottrazione
dobbiamo creare un nuovo insieme che includa i numeri negativi e creando
l’insieme dei Numeri Interi, rappresentato dal simbolo Z[2] con questo stratagemma otteniamo un insieme
che include tutti i numeri inferiori a 0 e ci apriremo alla possibilità
dell’operazione di somma algebrica (ossia addizione e sottrazione) e diremo che
l’insieme è chiuso rispetto a somma e moltiplicazione, ancora una volta però
lasciamo fuori la divisione.
In
questo ultimo caso sarà necessario introdurre l’insieme dei Numeri Razionali[3], rappresentato dal simbolo Q[4], da questa estensione possiamo finalmente
svolgere tutte le quattro operazioni fondamentali senza alcun tipo limitazione.
In ogni
caso questi numeri razionali sono tutti quei numeri con la virgola con una
espansione decimale (ossia i numeri dopo la virgola) finita e possono
essere rappresentati da una frazione con numeratore e denominatore finiti,
stesso vale per i numeri periodici, ossia con espansione decimale infinita ma
che da un certo punto in poi si ripete sempre uguale all’infinita, anch’essi
possono essere rappresentati da una frazione con numeratore e denominatori
finiti.
Ma siccome i matematici hanno il brutto di vizio di divertirsi con cose senza alcun limite sono incappati in dei numeri abbastanza strani, ossia gli Irrazionali, tutti quei numeri con un’espansione decimale infinita senza alcun periodo, ne sono un esempio o o (il numero della sezione aurea che equivale a ), salvo artifici come quello delle frazioni continue è impossibile rappresentare questi numeri con frazioni finite
Ma
siccome i matematici hanno il brutto di vizio di divertirsi con cose senza
alcun limite sono incappati in dei numeri abbastanza strani, ossia gli Irrazionali,
tutti quei numeri con un’espansione decimale infinita senza alcun periodo, ne
sono un esempio o π o
(il numero della sezione aurea che equivale a
), salvo artifici come quello delle frazioni continue è impossibile rappresentare questi numeri con frazioni finite[5]
L’insieme
dei numeri razionali più quello degli irrazionali geera l’insieme dei Numeri
Reali, rappresentato dal simbolo R.
Ah,
finalmente abbiamo risolto tutti i problemi non ci servono ulteriori insiemi…E
invece no, perché per esempio se teniamo conto della regola dei segni “+*+=*,
-*+=-, -*-=+” le radici con indice[6] pari di numeri negativi non esistono, nei reali.
Ed ecco
che i matematici introducono il concetto di unità immaginaria, rappresentata
dal simbolo i (i= √-1), la somma di un numero
immaginario e un numero reale, (potremo avere una cosa della serie 4+12i o
+2,9i[7] genera i numeri complessi
rappresentati dal simbolo C.
Esistono
ulteriori insiemi definiti numeri ipercomplessi, per gli scopi del presente
articolo non mi dilungherò oltre.
Una
cosa che non ho specificato (ho atteso apposta) che ogni insieme è contenuto
nel successivo.
N ⊆[8] Z ⊆ Q ⊆ R ⊆ C
Quindi N è meno
infinito di Q. E
invece no, perché hanno la stessa cardinalità. La cardinalità indica il numero di elementi di un insieme
finito, successivamente questo concetto è stato esteso agli insiemi infiniti in
cui semplicemente rappresenta la possibilità di poter “Contare” gli elementi di
un insieme infinito.
Prendiamo
i numeri Naturali, 0 è il primo elemento, 1 il secondo, 2 il terzo e così via,
lo stesso possiamo farlo con i numeri Relativi e con i numeri Razionali, per
quanto indefiniti possiamo comunque creare una relazione di ordine uno-a-uno
fra un determinato elemento e la sua posizione nella “lista”, in sostanza tutti
e tre gli insiemi hanno la stessa “Discontinuità”, ciò che differenzierà Q da Z e N è la “densità” (ossia lo spazio tra un
elemento e l’altro).
Le cose
diventano più complicate quando “saliamo” in R e C. Questi due insiemi hanno una cardinalità
superiore ai tre precedenti, infatti non è possibile associare uno-a-uno una
posizione ad un elemento del gruppo, in questo caso entrambi gli insiemi sono
“continui” e infinitamente “densi”. I due
insiemi considerati sono equicardinali e non numerabili.
Questa affermazione
si dimostra facilmente con il processo diagonale di Cantor, in pratica
immaginiamo una tabella con colonne infinite e righe infinite, ad ogni riga
troviamo un numero irrazionale (che essendo parte dell’insieme dei reali
sappiamo essere infiniti e molto più numerosi e densi di quelli razionali) e
disponiamo ogni singola cifra all’interno di una colonna specifica della nostra
tabella infinita.
Se ora
prendessimo una cifra dalla prima colonna e dalla prima riga, poi una cifra
dalla seconda colonna e dalla seconda colonna e via fino alla colonna infinto e
alla riga infinto, fatto ciò definiamo una regola[9] e modifichiamo ogni cifra evidenziata in
base alla regola scelta, a questo punto avremmo ottenuto un nuovo numero
irrazionale che non è presente nella lista della tabella, e potremmo ripetere
questo procedimento quante volte vogliamo, con la regola che vogliamo otterremo
sempre un nuovo numero irrazionale non presente nella lista.
In
questa “folle” scalata all’infinito alla fine dell’800 il matematico Georg
Cantor ha formalizzato la teoria degli insiemi e ha creato il concetto di
Cardinalità di un insieme infinito.
Come
detto in precedenza quello della Cardinalità è il concetto di “numerabilità”,
ma nel caso di insiemi infiniti quindi composti da innumerevoli elementi come
“numeriamo” gli elementi di un insieme? Con un tipo nuovo di numeri. I numeri Transfiniti.
Cercherò
di semplificare il più possibile. Esistono due tipi di numeri transfiniti:
- Quelli
ordinali rappresentati dal simbolo . Se
immaginiamo i classici numeri naturali in realtà possiamo visualizzarli come
degli insiemi matematici costituiti da n e ciò si scrive in matematichese
così n= {0,1,2,3…n} in una scrittura del genere per rappresentare
l’interezza di N si scrive così 0= {0,1,2,3…}.
- Quelli cardinali rappresentati dal simbolo
(si legge aleph ed è la prima lettera dell’alfabeto ebraico). In questo caso la nozione di numero cambia totalmente e determina piuttosto la densità dell’insieme che non tanto la sua dimensione. In questo caso N, Z, e Q hanno tutti la stessa cardinalità, cioè tutti e tre hanno la stessa densità, sono discontinui e soprattutto hanno lo stesso ordine di infinito, in questo caso si parlerà di un insieme a cardinalità
gli insiemi R e C invece hanno una densità superiore e sono continui, pertanto, hanno un’infinità di ordine superiore rappresentata dal simbolo
.
E qui
arriva la parte veramente curiosa della nostra storia.
George Cantor ad un certo punto si è chiesto tra
e
esista un
intermedio, ossia se esista un caso particolare di un insieme che sia discontinuo ma non numerabile, questa affermazione si chiama “Ipotesi del Continuo”. Cantor dedicò la sua vita (e la sua sanità mentale) al problema. Il problema di fondo è che questa affermazione in base agli assiomi scelti per la teoria degli insiemi risulta falsa o vera.
Solo
nel secolo successivo si ottenne un risultato abbastanza inquietante.
Il
problema, stando all’assioma della scelta (in soldoni se prendiamo una
collezione di insiemi e non vuoti e scegliamo da ognuno un solo elemento
possiamo creare un nuovo insieme costituito dagli elementi degli altri insiemi)
e gli assiomi di Zermelo-Fraenkel (una serie di assiomi che formalizza
le basi della teoria degli insiemi), è indecidibile, ossia non può essere
dimostrato vero né falso.
I due
matematici che ottennero il risultato furono Kurt Gödel e Paul Cohen, il primo
scoprì che l’Ipotesi del Continuo non poteva essere dimostrata falsa nonostante
gli assiomi di Zermelo-Fraenkel, il secondo dimostrò che aggiungendo l’assioma
della scelta non poteva essere dimostrata vera.
La cosa
è molto interessante perché è una conferma del teorema di incompletezza di Gödel, il quale afferma che dato un linguaggio è
impossibile dimostrarne i suoi assiomi utilizzando il medesimo linguaggio. (In
realtà l’enunciato è molto più complicato di così, ma mi riprometto di
spiegarmi meglio in un altro articolo).
In
conclusione, la risposta che il piccolo Giulio avrebbe voluto, avrebbe dovuto
essere «Sì e no. Dipende dal tipo di numeri con la virgola».
Ma la
vera conclusione è che anche domande banali alle volte hanno risposte
assolutamente non banali e che richiedono complicate astrazioni.
Da una
semplice domanda apparentemente banale abbiamo viaggiato in un condominio, in
cui ci sono infinite rampe di scale composte da infiniti scalini, ma dal momento
che le rampe diventano salite (continuo), allora ci siamo chiesti se tra una
rampa e una salita ci fosse una sorta di intermedio e alla fine abbiamo capito
che, in base al modo in cui ci approcciamo alla rampa o alla salita, questo
intermedio potrebbe esistere oppure non esistere.
[1]In determinati contesti lo 0
non rientra nei Naturali
[2]Dal tedesco Zahl ossia
“Far di conto”
[3]Dal latino Ratio
[4]Da Quoziente ossia il risultato
di una divisione
[5]Qualcuno potrebbe osservare che
il numero della sezione aurea ha una frazione finita, ma quella radice di 5 è
anch’essa un numero irrazionale e il risultato è che poi ci si ritrova con una
frazione continua su una frazione classica rendendo questa rappresentazione
compatta impossibile.
[6]Il numeretto posto sul simbolo
di radice che ci dice che radice dobbiamo estrarre.
[7]Essendo la i una unità differente
rispetto a quelle classiche non sommeremo 4 a 12 ottenendo 16i, per la
famosa storia con cui i professori ci tartassavano alle superiori “NON SI
SOMMANO MELE E PERE”.
[8]Questo simbolo che sembra una U
rovesciata con stanghetta indica che un dato insieme è incluso ed è
sottoinsieme di un altro insieme.
[9]Con regola intendiamo un
procedimento definito per modificare le cifre evidenziate ad esempio:
aggiungiamo 1 ad ogni cifra evidenziata oppure sottraiamo 1 ad ogni cifra
evidenziata oppure moltiplichiamo per 2 (e manteniamo solo l’ultima cifra del
numero nel caso la moltiplicazione ecceda la decina come nel caso 6*2=12
prendiamo il 2) o ancora trasformiamo le cifre pari in dispari e viceversa etc.
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