Una settimana in giro per il Portogallo - III parte (REPORTAGE) ~ di Jacqueline Spaccini - Tecla XXI

 

REPORTAGE

Una settimana giro per il Portogallo

di Jacqueline Spaccini

 III parte



*Tutte le foto, salva diversa indicazione, sono di jacquelinespaccini©2025

parte I link 

parte II link


(siamo ancora a Oporto)

È giunto il momento di parlare dei luoghi sacri (almeno parzialmente).

Il popolo portoghese è in maggioranza di culto cattolico, non molto praticante/ osservante, con una predilezione per la Santa Vergine. Le chiese, così come i santuari, sono intitolate a lei. La cattedrale di Oporto non fa eccezione, ma se si rilevano i merli si capirà che è stata anche una fortezza.


Una parte è stata costruita da un architetto (ma anche pittore) italiano, Nicola Nasoni, verso la metà del Settecento, la galilea (1).



L’interno è molto più bello dell’esterno, a mio avviso. È come altre chiese portoghesi un bellissimo esempio di arte romanica (XII secolo), anche se la cattedrale ha subìto vari rimaneggiamenti nei secoli XVII e XVIII.



Il chiostro è gotico del XIV secolo. C’è un altare completamente d’argento, che fu sottratto alla razzia delle truppe napoleoniche, grazie a un escamotage: alzarono un muro di gesso, costruito in tutta fretta. Personalmente non amo questo genere di arte. C’è anche un Cristo circondato da 400 kg di oro, nella cappella dorata. Una madonna incinta (non ve ne sono molte, in giro) e la patrona di Oporto, Nostra Signora di Vandoma (dal francese Vendôme). A questo proposito, si presuppone che la statua sia stata portata qui dal vescovo di Vendôme, Dom Nónego, divenuto nel frattempo vescovo della città. Simboleggia Oporto, ma anche la cristianità riconquistata. La santa, inoltre, proteggeva dalla peste.



 Luoghi del tutto civili ma non per questo meno affascinanti sono le stazioni ferroviarie. L’ingresso di quella di Lisbona è in art déco (vedi qui sotto la prima foto). Quella di Oporto è particolare: tappezzata da azulejos che evocano i mestieri degli abitanti lusitani.



Passeggiando per la città, ci si imbatte in una curiosità tutta turistica. Ci incamminiamo, ma ci limiteremo a costeggiarla. E lungo il cammino (quelli siamo noi), ancora art déco.



 Giacché prevede prenotazioni, lunghe file di attesa, la racconto qui.

Chiamiamola la libreria di Harry Potter. Tutti sanno le difficoltà che la scrittrice Joanne Rowling incontrò prima di riuscire a trovare una casa editrice che si degnasse di pubblicare il primo libro dedicato al maghetto. Non tutti sanno che la scrittrice più ricca del mondo, di cui si conosce la depressione dovuta alla mancanza di lavoro e al fatto di essere una madre single, non tutti sanno – dicevo – che per un periodo ha insegnato inglese a Oporto, rispondendo a un annuncio apparso su The Guardian. Secondo le fonti portoghesi, insegna e scrive, frequentando la sola libreria britannica della città, Lello, tutta in stile Art Nouveau. Dopo un po’ incontra Jorge Arantes, un giornalista portoghese con cui si sposa nel 1992 e da cui divorzierà un anno dopo, non prima però di aver messo al mondo la loro figlia Jessica.  

A fine 1993, rientra nel Regno Unito, alla volta di Edimburgo, con la sua bimba, con i primi tre capitoli di Harry Potter in valigia. La visita alla libreria è a pagamento. Si va dai 10 ai 50 euro, e su prenotazione. 

Qui tutte le indicazioni: https://tickets.livrarialello.pt/it/



  
le foto dell'interno della libreria mi sono state inviate dal nostro accompagnatore, Luigi.


  

Poi c’è una diatriba sulle uniformi dei maghetti, gli allievi di Hogwarts. C’è chi afferma che le cappe (e non solo) si ispirano al traje académico (toga e tocco - che qui è un cappello vero e proprio) degli studenti veterani portoghesi e chi ribatte che la scrittrice ha replicato l’abbigliamento universitario britannico. Chi ha ragione? Secondo me, i lusitani. Intanto gli studenti di Coimbra per fare un po’ di soldini coi turisti, facendosi fotografare (mica solo al Colosseo ci sono i centurioni romani), vanno in giro così:

 




Per questa foto, cfr. https://lojaacademicadoalgarve.com/produto/traje-feminino/


Passati di fianco alla libreria (apparteniamo a un’altra generazione), fatta la colazione della mezza mattinata col solito curto e "la solita" pasteis, si va a visitare il Palazzo della Borsa. Intanto, fuori, il traffico è nel delirio.

Confesso: questo palazzo non mi ha fatto impazzire. Forse perché tutto ciò che ha che fare con l’economia, la finanza, il denaro aut similia, non mi piace, né mi interessa. Pertanto, mi limiterò a pubblicare qualche foto e a dare un minimo di informazione. Il Palácio do Bolsa do Comércio è in stile neoclassico ed è stato costruito nel XIX secolo. È la sede dell’Associazione commercianti di Oporto. Colpisce lo stile moresco della Salão Árabe (la sala araba o dorata), realizzata tra il 1862 e il 1880 da Gonçalves e Sousa. Lo stile è neomoresco, uno stile esotico in auge in quel periodo, per ricevere personalità. Oggi il palazzo ospita eventi culturali.





Il pomeriggio il nostro gruppetto decide di saltare l’escursione facoltativa a Guimarães e se ne va in giro per la rua dos Flores. Camminiamo, parliamo, ci raccontiamo. E intanto sfilano accanto a noi interi palazzi decorati con azulejos (2).




Sappiamo già che tra qualche giorno torneremo alla nostra vita e che dopo qualche messaggio probabilmente non ci sentiremo più, se non per gli auguri natalizi. In serata andiamo sull’altra sponda, Gaia, quella nota per le cantine dei vini. Ma è sempre antropologicamente suggestivo, almeno per me, fotografare le persone.


 

Prima però vorrei spendere due parole su Uber. Io sono parsimoniosa per natura, non prendo taxi, uso poco la macchina e utilizzo sempre i mezzi pubblici. Tuttavia, il Portogallo mi ha offerto l’ebbrezza di poter chiamare un taxi in pochi clic pagando pochissimo (ho provato a Roma a comparare i prezzi e non c’è storia). L’applicazione è davvero ottima. Di domenica a Lisbona, in auto a sola, ho pagato questo e a Oporto, in un taxi omologato per sei persone dal nostro albergo al quartiere di Ribeira di notte abbiamo pagato 6 euro. In tutto! 1 euro a testa.

Gaia mi ha lasciata interdetta, non abbiamo assaggiato alcun tipo di vino, sembrava tutto spento... a parte questo edificio che è un ristorante da asporto (lo so è un po’ contraddittorio) e si chiama A Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau:



Che cosa vende? O bolinho [aut pastel] de bacalhau o crocchetta di baccalà. Non l’ho mangiata, la ricetta (con anche la sua storia), per chi volesse, è su questo blog: https://crackita.com/pasteis-de-bacalhau-riceta-portoghese/



 

Ora mi sta venendo fame. Sarà perché scrivo che è ora di cena. A domani. In tutti i sensi.

 

 

 

-           GIORNO 6: BATALHA, FATIMA, LISBONA.



Sveglia alle 7:00, colazione e partenza per Batalha, ove si trova un grande monastero di domenicani eretto verso la fine del XIV secolo e completato solo a metà del XVI.


È il risultato di un voto fatto dal re João I nel caso in cui fosse riuscito a vincere la battaglia di Aljubarrota che avrebbe reso il Portogallo indipendente dalla Castiglia minacciosa. Poi però, due secoli dopo, ahimè loro, i portoghesi subiranno la dominazione spagnola per 60 anni, dal 1580 al 1640.


   

Dunque, il re ha vinto, anche grazie al suo valente connestabile, Nuno Álvares Pereira, il quale alla morte della moglie Leonora, si fa carmelitano a Lisbona, dove morirà più tardi. Beatificato. Benedetto XVI lo ha successivamente santificato. In suo onore, fu posta la statua (del guerriero che fu), accanto al monastero.



Lo stile del monastero è gotico flamboyant.

La quarta, nonché ultima, parte sarà pubblicata il 19 dicembre 2025

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(1) Negli edifici monastici medievali, la «galilea» era un portico o vestibolo situato di fronte alla chiesa. (Treccani online)

(2) Azulejo blu, il suo nome significa piastrella, mattonella. Ecco la definizione di Treccani:  Piastrella di terracotta, maiolicata o verniciata, usata in Spagna e Portogallo per pavimentazione o per rivestimenti di pareti in ambienti particolarmente sontuosi.


JACQUELINE SPACCINI



 
BIONOTA

Di natura poliedrica, Jacqueline Spaccini è nata in Francia, ma da alcuni anni è tornata a vivere in Italia. Si occupa di contaminazione tra il linguaggio letterario e artistico; scrive poesia multilingue. È traduttrice e autrice di saggi e novelle. Scrive pièces, ha diretto atelier di recitazione; è stata regista e attrice teatrale.

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