Andrea guarda (NARRATIVA) ~ di Luigi Ananìa - TeclaXXI

 

NARRATIVA

 

Luigi Ananìa

 

Andrea guarda

 




A sessantadue anni Andrea lasciò il suo ufficio da ragioniere e cominciò a camminare, guardare e divagare. Si liberò dell’abito professionale e comprò un completo bianco e sedici mocassini. A qualsiasi ora traversava le strade e le piazze guardando le facce dei passanti; a volte qualcuno alzava le ciglia e chiedeva: “Ci vogliamo guardare?”. Un pomeriggio d’estate in un ristorante una donna in tupè gli disse: “Chi mangia è solo”. Quando tornò a casa vide una signora cieca che giocava con un cane asiatico; lei tirava una palla che usciva dalla finestra e lui gliela riportava saltando fuori e rientrando al volo. Nella casa adiacente una ragazza in grembiule strofinava la finestra pigiando i seni ai vetri e in una terrazza un’ombra d’uomo si perdeva in un lenzuolo che al tramonto assumeva forma di donna. All’ora di cena perlustrava i palazzi e vedeva fiori, televisori, strisce d’azzurro e sguardi. Poi sentiva lo stomaco stringere e deglutiva ingenti quantità di vino. Allegro e avido di facce usciva e andava in bar, teatri e piazze. Incedeva in punta di suola e capitava fra la gente come un volatile e a terra; s’impuntava in un angolo di un bar e ascoltava i discorsi degli avventori sulle ultime partite di calcio; beveva, fumava, mangiava e sbirciando volti e scarpe ignorava di essere. Alto e tremante girava la testa sostenendosi fra stormi di ragazze che ridevano e si passavano le dita sul blu del rimmel. Andrea traforava cervelli ed eseguiva operazioni su memorie, tipologie e lineamenti. La gente ansimava vedendosi sezionata, svelata e vista; in una libreria una ragazza militante dell’ecologia e dell’amore gli riversò sul capo un libro e una scarpa col tacco sentendosi dire che il suo tubino celeste gli ricordava anni d’incoscienza e di fruscii.  Una veggente pingue gonfiò il seno quando Andrea intravide nelle pieghe dei suoi occhi “spirito pagano che si legge”. Un grasso esperto dadaista celebrato come ineguagliabile esegeta del testo “pazza idea” si oscurò e cambiò il colore dei lobi. Una rilegatrice di pergamene definita un infuso di acribia, parsimonia e vanità lo colpì all’inguine. I suoi turbini vocali si espandevano e imbarazzavano ancora prima di esaurirsi; poi Andrea si rigirava e camminava come un maratoneta lungo le sponde del fiume.

Una notte di pioggia andò in un locale affollato di pensionati che ballavano. All’entrata due donne lo invitarono a ballare il tango davanti all’orchestra; Andrea si guardò intorno e vide tre figuri che traversavano la pista da ballo cambiando identità. Un anfitrione in redingote camminava intorno a una cassa lanciando protesi colorate; poi infilandosi in una scala antincendio ne riusciva come un prete che vibrava rosari psichedelici. I tre si muovevano in fila scomparendo in anticamere e bagni; Andrea cercava di riconoscerli ma distinse soltanto un viso emaciato e un abito lustro. Quando colse un’affinità fra uno stomaco e un volto fu tramortito e chiuso nel cofano di un’automobile; sentì un colpo e i cilindri di motore diesel stridere nel buio. I tre malviventi lo portarono dentro un salone in una casa davanti al mare; lo misero su una sedia al centro di un salotto con un soffitto su cui mosaici in movimento componevano volti e fisionomie di ogni parte del mondo. L’uomo emaciato gli camminava intorno e da vaniloqui e domande traeva frasi ben scandite; “Ḕ l’apoteosi dei miti in cambiamento. Indaga i volti, intuisci i desideri, replica le necessità, inquieta gli spazi, inventa le voglie, dipingi le espanse, cospargine il mondo”; un altro correva intorno passandosi degli auricolari dai timpani alle tasche. Andrea si distese sulla poltrona e guardò i volti che scorrevano sul soffitto davanti al mare, mentre i tre malviventi gli giravano intorno confondendosi in gorghi di idee, intenti e domande.  


[Una versione precedente del racconto si trova in Cos’è questa nuvola, Pequod, 2011]



LUIGI ANANÌA


BIONOTA 

Luigi Ananìa si laurea in scienze agrarie presso l'università di Firenze nel 1986. Da allora scrive racconti e fa vino rosso a Montalcino presso l'azienda La Torre. Con la casa editrice Pequod ha pubblicato Il signor Ma (2000) e Cos'è questa nuvola (2011). Presso le edizioni DeriveApprodi ha curato l'antologia di racconti sul vino Confesso che ho bevuto (insieme a Silverio Novelli, 2004) e ha pubblicato Avant'ieri, storie di emigrazione tra la Sila, Torino e Buenos Aires (2009), Pixel, la realtà oltre lo schermo dei media (di nuovo insieme a Silverio Novelli 2012), Storie di volti e parole (2016) e  Bestiario umano (2021), ambedue in collaborazione con Nicola Boccianti. Ha scritto racconti per Il sempliceMaltese narrazioni e Nuovi Argomenti. 






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