Jeanne Duval, la Vénus noire che Mme Aupick detestava (II parte) (CRITICA LETTERARIA) ~ di Jacqueline Spaccini - TeclaXXI

 Jeanne Duval, la Vénus noire 

che Mme Aupick detestava 

(II parte)

di JACQUELINE SPACCINI

N.B. Questo articolo segue  quello del 12 febbraio (con diverso titolo) e si attarda sul poema Parfum exotique.


                           Henri Rousseau le Douanier, Paysage exotique, 1910



Jeanne Duval è il secondo grande amore di Charles Baudelaire, secondo dopo quello per la donna di tutta la vita, dall'ombelico al letto di morte: sua madre, Caroline Dufaÿs vedova Aupick[1], già vedova Baudelaire.

Jeanne Duval, da costei ribattezzata la Venere nera [2], è stata la compagna di vita del poeta parigino [3]. Più volte i due si sono lasciati e ripresi, più volte hanno condiviso lo stesso appartamento; più volte si sono odiati e amati. 

La fine è arrivata quando Jeanne è stata colpita da una emiplegia, causata forse dalla sifilide, nel 1862, cinque anni prima del poeta. I ricercatori di oggi affermano che invece sarebbe morta nel 1868.

A sentire Nadar, era ancora viva nel 1870.

È stata l'ispiratrice di tante poesie; forse la più bella è Le Parfum exotique (Profumo esotico): 


Portrait de Jeanne Duval

Dessin de Charles Baudelaire, 27 février 1865.
Encre de Chine et plume, 20, 5 x 14, 5 cm
Paris ; Musée du Louvre, département des Arts graphiques

Le parfum exotique (Il profumo esotico)

Quand, les deux yeux fermés, en un soir chaud d'automne,

Je respire l'odeur de ton sein chaleureux, 

Je vois se dérouler des rivages heureux

Qu'éblouissent les feux d'un soleil monotone ;

Une île paresseuse où la nature donne

des arbres singuliers et des fruits savoureux;

Des hommes dont le corps est mince et vigoureux,
Et des femmes dont l'œil par sa franchise étonne.


Guidé par ton odeur vers de charmants climats,

Je vois un port rempli de voiles et de mâts
Encor tout fatigués par la vague marine,

Pendant que le parfum des verts tamariniers,

Qui circule dans l'air et m'enfle la narine,

Se mêle dans mon âme au chant des mariniers.

Quando, a occhi chiusi, in una calda sera d'autunno,

respiro il profumo che sale dal tuo seno ardente,

vedo scorrere sponde felici accecate

dall’incendio di un sole monotono,

 

vedo un'isola indolente ove la natura


offre alberi singolari e saporiti frutti,

uomini dal corpo snello e vigoroso, e donne 

il cui sguardo stupisce per la sua onestà.

 

 Guidato dal tuo profumo verso incantevoli climi,

vedo un porto fitto di vele e d’alberi maestri

ancora stanchi sotto l’azione dei flutti,

mentre gli effluvi dei verdi tamarindi

che nell’aria vagano saziando le narici,


col canto marinaro nella mia anima si confondono.

 traduzione di Jacqueline Spaccini©2024

 

 La sinestesia permette al poeta di viaggiare lontano; l'olfatto (l'odore della pelle di lei che sale dal suo seno caldo su cui presumibilmente Baudelaire ha poggiato il capo) stimola la vista di un luogo ove splende sempre un sole che regola, indolente, le giornate degli isolani, i quali dovendo provvedere a sé stessi non conoscono l'ozio passivo dei parigini e per ciò stesso sono magri e scattanti, mentre le donne ignorando le urbane ipocrisie, sono «schiette», persino negli sguardi lascivi.

Sostano stancamente le vele che affollano il porto, dopo una giornata impegnata a lottare contro il periglioso mare. Altri profumi esotici,  rimandano a terre lontane e penetrano nelle narici insieme con l'aria marina, come fa il frutto del possente  tamarindo, che in gioventù ha un sapore fin troppo acidulo, facendosi però più dolce nel tempo. Dove sono i marinai che cantano sul desinar del giorno? Nella patria esotica di Jeanne, sulla nave che conduce il giovane Charles nel suo viaggio orientale oppure nell'animo maturo di un uomo che nell'alcova domestica s'abbandona all'esperienza di emozioni profonde? 

Il profumo orientale si confonde con il sogno. A occhi chiusi, socchiusi, poi aperti.


                                        Henri Rousseau le Douanier, Le Rêve, 1910, MoMA, New York

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NOTE

[1] Caroline Dufaÿs nasce a Londra nel 1793, figlia di emigrati francesi che fuggirono dalla Rivoluzione. Rimasta orfana a sette anni, è allevata dall'avvocato Pierre Pérignon e da sua moglie, conoscenti di sua madre. Nel 1819, sposa un amico dei suoi protettori, Joseph-François Baudelaire, funzionario al Senato e pittore dilettante, di 34 anni più anziano di lei. Da questa unione nasce nel 1821 un figlio, Charles, che diverrà orfano cinque anni dopo. Caroline Baudelaire si risposa allora con il comandante Jacques Aupick. Rimasta vedova una seconda volta nel 1857, lascia Parigi per stabilirsi a Honfleur, dove vivrà fino alla sua morte nel 1871. Nel momento della morte prematura di Charles Baudelaire, Mme Aupick sarà l'unica persona al capezzale del figlio. 

[2] La Vénus noire l’a torturé de toutes manières. Oh ! si vous saviez ! Et que d’argent elle lui a dévoré ! Dans ses lettres, j’en ai une masse, je ne vois jamais un mot d’amour. Si elle l’avait aimé, je lui pardonnerais, je l’aimerais peut-être ; mais ce sont des demandes incessantes d’argent. C’est toujours de l’argent qu’il lui faut, et immédiatement.  [Mme Aupick dans Baudelaire, Études biographiques, par Crepet,1906). 

[3] Non si ha conoscenza alcuna delle  lettere della donna inviate al figlio; in compenso, a tutt'oggi sono note 350 lettere che Baudelaire scrisse a sua madre nell'arco di trentadue anni (1844-1866). Esistono alcune lettere scritte da lei al notaio Narcelle, a Sainte-Beuve, e non solo. In una scrive: «La Venere nera l'ha torturato in tutti i modi»...

 JACQUELINE SPACCINI



 
BIONOTA

Di natura poliedrica, Jacqueline Spaccini è nata in Francia, ma da alcuni anni è tornata a vivere in Italia. Si occupa di contaminazione tra il linguaggio letterario e artistico; scrive poesia multilingue.
È traduttrice e autrice di saggi e novelle. Scrive pièces, dirige atelier di recitazione; è attrice teatrale.

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