Ritratto di Igor Stravinskij, il grande compositore russo naturalizzato americano (MUSICA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI

 MUSICA


Riccardino Massa


Ritratto di Igor Stravinskij,

il grande compositore russo naturalizzato americano


                                          Igor Stravinskij da giovane (credit photo Wikipedia)


Nel paragonare la sua musica a un’opera pittorica vi è chi è ricorso al termine “Fauvismo”.  D’altra parte, il periodo nel quale la musica del compositore Igor Fëdorovič Stravinskij diviene popolare è proprio quello che vede pittori come André Derain, Henri Mauguin, George Rouault e il più noto Henri Matisse essere etichettati “Fauves”. Celebre fu l’affermazione del critico d’arte Louis Vauxcelles il giorno successivo all’inaugurazione del Salon d’Automne del 1905 “Cage aux fauves”. Ciò nondimeno mi è sempre apparsa come una forzatura l’affermazione che i suoni stravinskiani possano essere paragonati all’uso del colore portato alle estreme conseguenze con la ricerca inaugurata dagli impressionisti. Questo preconcetto è teso principalmente a dare una catalogazione alla musica di inizio secolo del compositore russo. Come se la musica non potesse essere descritta se non con la visualizzazione di quadri o il paragone a correnti pittoriche. Preferisco invece paragonare Stravinskij a un artigiano che cesella la sua arte in base ai bisogni d pubblico. 

Categorizzare Stravinskij è pressoché impossibile, se si pensa alla eterogeneità delle sue composizioni. Se ascoltassimo in sequenza due balletti come “La Sagra della Primavera” e successivamente “Pulcinella”, composti a soli sei anni di distanza, potremmo pensare a due compositori diversi. Il primo balletto (1913), affidato a una orchestra mastodontica, violento, politonale, una atmosfera barbarica e inquietante. Il secondo affidato a una orchestra da camera barocca con tanto di concertino (il quintetto d’archi solista che si alterna con il “tutti”). Una visione leggera, ironica. Quindi un compositore moderno paragonabile a Mozart compositore prodigioso, che riesce ad assimilare ogni stimolo culturale e ogni esperienza artistica e tramutarli in potenzialità creative. 

Al fine di definire i caratteri distintivi della personalità artistica di Stravinskij non possiamo non dividere la sua carriera artistica in tre momenti. Il primo è la sua formazione culturale che passa dagli insegnamenti di Nikolaj Rimskij – Korsakov, a cui viene presentato dal figlio di quest’ultimo (Andrej) nel 1902, suo compagno di corso alla facoltà di giurisprudenza della capitale russa. Le lezioni private del grande compositore creatore di Shahrazad e rivisitatore delle opere di Musorgskij (il suo rifacimento del Boris Godunov ha soppiantato l’originale), nonché la sua particolare conoscenza della musica occidentale, gli permettono di venire a contatto con territori musicali che all’inizio del 900 erano ancora inesplorati dalla tradizione russa così concentrata a valorizzare le musiche della tradizione popolare. Ma dobbiamo all’imprenditore Diaghilev (L’impresario dei Ballets Russes), che per caso ascolta la breve pagina sinfonica dal titolo “Fuochi d’artificio”, il salto culturale che permette a Stravinskij di effettuare il balzo nel salotto culturale europeo dell’Epoca; Parigi. Il balletto “L’uccello di fuoco” con la coreografia di Michel Fokine va in scena il 25 giugno del 1910. Seguono “Petruska” nel 1911 e “La Sagra della Primavera” nel 1913. Ma la poliedricità di questo compositore riuscirà ancora a stupirci perché cambierà e rinnoverà più volte il suo stile e il metodo compositivo. Scompare definitivamente il periodo russo caratterizzato da lavori ispirati a poesie, favole e tradizioni russe e affidati a organici orchestrali sorprendentemente ridotti (“La storia del soldato”, “Renard”, “Le nozze” ecc.). Quindi e accetta la proposta di Diaghilev di scrivere un balletto basandosi su musiche preesistenti, nella fattispecie quelle di inizio Settecento di Pergolesi. È così che nasce “Pulcinella” (1920), con uno stile che lo impegnerà sino agli anni 50 del secolo scorso. 

Nel 1920 Stravinskij si trasferisce a Garches, nei dintorni di Parigi, ospite nella villa di Coco Chanel, poi ad Anglet presso Biarritz e successivamente a Nizza nell’autunno del 1924. È il momento compositivo delle “Sinfonie di strumenti a fiato” e dell’opera buffa “Mavra” basata su di una novella di Puskin e poi l’opera-oratorio “Oedipus Rex” in collaborazione con Jean Cocteau. Nel 1928 è il momento del balletto neoclassico “Apollon Musagète” con la coreografia di Balanchine e poi nel 1930 una delle sue sinfonie più conosciute “La Sinfonia dei Salmi”. Nel 1934 trasferitosi a Parigi riceve la cittadinanza francese. Questo è il periodo delle composizioni “Perséphone” (1934), “Jeu de Cartes” (1936), “Concerto in Mi bemolle” (1938). La morte della prima moglie, Katerina Nossenko nel 1939 di tubercolosi e le morti della madre e della figlia Ludmila sono il periodo più buio della sua vita. Ma sarà il suo matrimonio con Vera De Bosset a New York l’ulteriore svolta della sua vita, dopo questo periodo di sofferenza.  

La guerra lo trova esule negli Staiti Uniti (divenne cittadino americano nel 1945) e lì viene in contatto con una musica diversa che sta prendendo piede; il Jazz. Una cultura musicale che già si era diffusa partendo da New Orleans negli anni ‘20 alle altre città americane, conquistando gli appassionati di tutto il mondo. La conoscenza di tale stile derivò principalmente da un fatto tecnico. A decretarne il successo saranno infatti i nuovi strumenti di diffusione sonora: radio e dischi che diventano accessibili a un pubblico sempre più ampio. La riproduzione meccanica del suono aveva mosso i primi passi proprio negli Stati Uniti grazie a Thomas Alva Edison ed a Emil Berliner, uno scienziato tedesco emigrato negli anni ’20. L’industria discografica inizia a produrre dischi della durata di pochi minuti (i favolosi 78 giri) che invadono il mercato e portano la conoscenza musicale al grande pubblico. Non è un caso quindi, che anche Stravinskij, così propenso ad assorbire le culture con cui viene a contatto, sia influenzato dai suoni come quelli del compositore e pianista Scott Joplin caratterizzata dalle sincopi. D’altra parte, anche altri compositori in epoca precedente ne furono influenzati (Claude Debussy scrisse un Ragtime nel 1908). Il balletto Parade di Erik Satie del 1917 già dimostra come anche in Europa possono penetrare i suoni del Jazz.  Certo, lo sviluppo popolare di questa musica arriva però solo con l’industria discografica che permette al grande pubblico di ascoltare i brani cantati di Bessie Smith o la tromba di Louis Amstrong e ancora il clarinetto di Sidney Bechet o le composizioni di Duke Ellington. Celebre fu l’interpretazione di Benny Goodman nel “Concertino per 12 strumenti” scritto da Stravinskij e interpretato nel disco della Cbs “Chamber Music”. Il repertorio jazzistico non impedì al nostro compositore “russamericano” di continuare la sua tradizione neoclassica con la composizione di “The rake’s progress” (La carriera di un libertino) che andò in scena l’11 settembre del 1951 da lui stesso diretta al Teatro “La Fenice” di Venezia con una interprete eccezionale nel ruolo di Anne: Elisabeth Schwarzkopf.

RICCARDINO MASSA


BIONOTA

Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.

 



Commenti

  1. Molto interessante. Grazie. A Zagabria era rappresentato spesso...

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