Le notti a Torino: dalle candele di sego all’illuminazione elettrica della città (STORIA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI

 

STORIA

 

Riccardino Massa

 

Le notti a Torino: dalle candele di sego 

all’illuminazione elettrica della città

 


Avete mai pensato a come poteva essere diverso lo spazio urbano nelle notti buie di alcuni secoli fa? A Torino, prima del 1675, camminare per le strade di notte era alquanto arduo, soprattutto quando non era presente la luna che poteva illuminare la strada col suo riverbero. Coloro che si spostavano dovevano pensare di portarsi delle fiaccole accese. Le famiglie ricche avevano a casa una propria illuminazione già dal dodicesimo secolo, quando si cominciò a fabbricare le candele di sego e poi di cera. Nelle strade cittadine le candele erano però insufficienti. Quindi solo intorno al Quattrocento il problema venne risolto con l’utilizzo delle torce derivate da un materiale estratto dalle torbiere d’Irlanda, molto simile al legno.

Dobbiamo attendere quindi il 1675 per avere un primo intervento a Torino di illuminazione pubblica. La volontà in questo senso fu manifestata una ventina d’anni prima che si realizzasse da una duchessa reggente la casa Savoia.

 

                          Cristina Maria di Borbone Francia (CC Wikipedia)


     Si tratta della famosa Madama Reale. Naturalmente, anche in quell’epoca, le innovazioni non erano sempre di rapida applicazione. Le persone dovevano avere il tempo di abituarsi alle novità. E anche chi doveva assumere decisioni per amministrare il patrimonio pubblico, spesso era attento ad affrontare le cose con molta ponderazione. Inoltre, una proposta fatta da una donna, seppur di stirpe reale, certamente non sarebbe mai stata presa in considerazione se a riproporla non fosse stato un maschio. E questi fu il Marchese di San Germano, Governatore di Torino, il quale di fronte al Consiglio della Città espresse la volontà di illuminare alcune strade cittadine permettendo anche di notte di camminare per le vie. Aggiunse che tale decisione sarebbe stata in esecuzione delle volontà della compianta Madama Reale. Fu una fortuna per gli storici che lo affermasse, in quanto questa dichiarazione pubblica è la sola testimonianza che ci permette di sapere che tale volontà di illuminare le strade giunse proprio da Madama Reale. Da una ricerca storica di documenti effettuata nel 1933 da Guido Chiarelli, si evince che all’inizio furono applicate delle torce sugli angoli di alcune vie della città per illuminare gli incroci di strade, ma poi quindici anni dopo vennero sostituite con lampade a sego.



Dobbiamo attendere il 1782 per vedere sostituire queste ultime con lampade a olio di oliva. Sarà il Colonnello della Guardia Regia, Lucignolo Ruffino, a inventare lo stoppino. Una innovazione, quest’ultima, che permetteva alla fiamma di bruciare limitando la produzione di fumo. Intanto, nel mondo già si stava pensando al gas, soprattutto quando in Gran Bretagna nella contea del Lancashire nel 1659, mentre si stava scavando un pozzo, si svilupparono getti d’aria infiammabile. Poi, il gas iniziò ad avere applicazioni sempre in Gran Bretagna nel 1733 per illuminare le oscure gallerie sotterranee delle miniere di carbone. In questa nazione, pioniera di tale tecnologia per l’illuminazione, si dovette però attendere il 1805 per vedere il primo vero impianto funzionante a Salford, in una filatura meccanica. In seguito, anche nel regno di Sardegna si decise di adottare lo stesso sistema di illuminazione notturna. La prima società italiana per l’illuminazione fu costituita a Torino nel 1838. La sera del 1° ottobre 1846 i Torinesi uscirono di casa per vedere la magia dell’accensione delle lampade a gas in alcune vie centrali. Nelle vie periferiche invece si continuarono a usare le lampade a olio. Queste ultime furono sostituite successivamente dalle lampade a petrolio, in quanto anche nella nostra penisola dal 1830 erano iniziate le estrazioni di questo miscuglio di idrocarburi un po' in tutto il territorio. L’estrazione avveniva ovunque solo in base alle fuoriuscite spontanee, senza dunque una vera e propria ricerca dei giacimenti. Solo dal 1863, cioè dopo l’unità di Italia, la Società Montanistica di Vicenza iniziò l’estrazione a livello industriale e la distillazione di scisti bituminosi. Possiamo però dire che dal 1862 Torino sviluppò notevolmente l’illuminazione a petrolio insieme a quello a gas. Le innovazioni scientifiche però arrivano sempre molto prima della loro applicazione. Pensiamo che già nel 1808 venne prodotto l’arco voltaico, ma solo nel 1880 per opera di Edison si ebbero le prime lampade commerciali a filamento di carbone.



Il primo impianto di illuminazione pubblica elettrica a Torino fu eseguito nel maggio del 1884. Permise di illuminare Piazza Carlo Felice con 12 lampade (per intenderci anche da parte dei non Torinesi, la piazza antistante la stazione ferroviaria di Porta Nuova). Subito dopo però vennero illuminati elettricamente il Teatro Regio di Torino e le vie centrali come via Po, via Roma, Piazza San Carlo e Piazza Vittorio Emanuele. Naturalmente da quel momento fu necessario anche produrre l’energia elettrica. Per questo motivo, si costruì la prima centrale elettrica, la quale venne installata in prossimità del centro della città nel rione San Donato. A questo punto, si costituì una società per la produzione e la distribuzione dell’energia. Ma sarà soltanto agli inizi del Novecento, per merito delle varie amministrazioni comunali, che si giungerà allo sviluppo della produzione e della distribuzione di energia elettrica – un fattore decisivo per la crescita industriale di Torino. Tuttavia, tale risultato non sarebbe stato raggiunto senza l’innovazione legislativa votata in quegli stessi anni dal parlamento. Infatti, il 29 marzo 1903 fu approvata la legge n. 103, con la quale si concedeva agli Enti Locali la possibilità di assumere direttamente la gestione dei servizi pubblici. Si procedeva quindi alla municipalizzazione del servizio di illuminazione che diventava a tutti gli effetti pubblico. Una gestione diretta dal Municipio attraverso la sua società.

Un fatto importante per l’evoluzione del sistema fu dato dall’Esposizione internazionale tenutasi a Torino. In questa occasione fu sperimentata l’illuminazione con lampade in seriee si procedette a dare luce ai grandi viali nelle vicinanze (Corso Massimo d’Azelio e Corso Cairoli). L’impianto entrò in funzione il 5 giugno del 1911.

Nei primi del XX secolo il progresso tecnologico ebbe una forte evoluzione. In pochi anni si passò dalla produzione industriale delle lampade a carbone metallizzato (1905), alle lampade a Tantalio (1906) e infine alle lampade a filamento di Tungsteno (1907). Due anni dopo l’esperimento ottenuto durante l’Esposizione internazionale, la città di Torino impiantò l’illuminazione sul perimetro della sua nuova cinta daziaria con circa 600 lampade ripartite in 10 circuiti per uno sviluppo totale di 30 chilometri.

In quel periodo l’amministrazione comunale di Torino fece un grande sforzo per sostituire le lampade a gas e a olio minerale per rimpiazzarle con le lampadine elettriche.  Ma con l’introduzione della luce elettrica non si deve pensare che si smise immediatamente di aumentare i punti luce a gas.

La città era in forte crescita demografica e nuovi quartieri abbisognavano di essere illuminati. Quindi, ancora per alcuni anni si continuò ad aumentare i punti illuminanti a gas. Il massimo sviluppo di tale illuminazione si ebbe nel 1914 con la presenza sul territorio cittadino di ben 7614 punti illuminanti a gas₁₀. Forse sarebbe ancora continuato a crescere il numero dei punti luce con questa tecnologia, se nel frattempo non fosse scoppiata la Prima guerra mondiale. La necessità del risparmio energetico del gas ai fini del conflitto bellico produsse lo spegnimento di molti punti illuminanti, che nel 1916 erano stati drasticamente ridotti a 50611.

La Giunta municipale, onde evitare che la città potesse trasformarsi in un antro buio, il 4 aprile del 1917 approvò una delibera con la quale impegnava la città nel procedere celermente alla soppressione di tutte le lampade a gas e alla loro sostituzione con quelle a energia elettrica. Subito si realizzò un impianto provvisorio di 1800 punti luce, ma già l’anno successivo (1918), a fine conflitto, la città di Torino aveva già sostituito tutti gli impianti a gas, collocando 3500 punti illuminanti a luce elettrica.

Nel 1919 venne affidato al Servizio Tecnologico Municipale il compito di progettare la nuova illuminazione pubblica da estendere all’intera città₁₁. Nel 1923 l’impianto poté dirsi pressoché ultimato nella sua ossatura principale e già in quell’anno Torino poteva contare su 13.000 lampadine istallate nelle sue strade, con una distanza tra di loro che variava da 30 a 45 metri nelle strade centrali e dai 40 ai 55 metri nelle trade periferiche.

 

NOTE

 ₁ È un estratto per raffinazione del grasso di bovini e ovini che circonda il cuore ed i rognoni. Le candele di Sego erano già conosciute dai Romani.

₂ Cristina Maria di Borbone Francia (Parigi, 10 febbraio 1606 - Torino, 27 dicembre 1663), principessa di Francia e moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia che aveva sposato appena tredicenne il 10 febbraio del 1619. Figlia di Enrico IV di Francia e di Maria de’ Medici, Sorella di Luigi XIII detto “Il Giusto”.

₃ Guido Chiarelli (Caltanisetta, 24 settembre 1902 – Torino, 7 ottobre 1982) Ingegnere elettrotecnico con laurea presso il Politecnico di Torino, è stato un pioniere nella Storia dell’Illuminazione pubblica.

₄ La società del Gas portava il nome di Porta Nuova.

₅ Sir Humphry Davy presentò il suo prodotto presso la sala chimica dell’Istituto reale di Londra. Lo si realizzava però con un forte dispendio di energia che rendeva assolutamente poco conveniente l’applicazione.

₆ Società Piemontese di Elettricità.

₇ Particolare impulso venne dato dalle amministrazioni comunali con sindaco il Senatore Secondo Frola (Gruppo consigliare Liberale).

₈ L’Esposizione di Torino ebbe come nome ufficiale “Esposizione Internazionale dell’Industria e del Lavoro di Torino”. Si tenne dal 29 aprile al 19 novembre del 1911.

₉ S’intende quando ogni lampadina è collegata in linea con le altre sulla linea di alimentazione.

₁₀ Dati provenienti da un articolo comparso nella rivista “Torino” nel novembre del 1933 con il titolo “L’Illuminazione pubblica a Torino”.

₁₁ Con le deliberazioni del 28 gennaio, 3 marzo, 10 giugno e 16 ottobre 1920, si diede il via alla realizzazione definitiva del progetto.


RICCARDINO MASSA

BIONOTA

Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.

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