Le notti a Torino: dalle candele di sego all’illuminazione elettrica della città (STORIA) ~ di Riccardino Massa - TeclaXXI
STORIA
Riccardino
Massa
Le notti a Torino: dalle candele di sego
all’illuminazione elettrica della città
Avete
mai pensato a come poteva essere diverso lo spazio urbano nelle notti buie di
alcuni secoli fa? A Torino, prima del 1675, camminare per le strade di notte
era alquanto arduo, soprattutto quando non era presente la luna che poteva
illuminare la strada col suo riverbero. Coloro che si spostavano dovevano
pensare di portarsi delle fiaccole accese. Le famiglie ricche avevano a casa
una propria illuminazione già dal dodicesimo secolo, quando si cominciò a
fabbricare le candele di sego₁ e poi di cera. Nelle strade cittadine
le candele erano però insufficienti. Quindi solo intorno al Quattrocento il
problema venne risolto con l’utilizzo delle torce derivate da un materiale
estratto dalle torbiere d’Irlanda, molto simile al legno.
Dobbiamo
attendere quindi il 1675 per avere un primo intervento a Torino di
illuminazione pubblica. La volontà in questo senso fu manifestata una ventina
d’anni prima che si realizzasse da una duchessa reggente la casa Savoia.
Dobbiamo
attendere il 1782 per vedere sostituire queste ultime con lampade a olio di
oliva. Sarà il Colonnello della Guardia Regia, Lucignolo Ruffino, a inventare
lo stoppino. Una innovazione, quest’ultima, che permetteva alla fiamma di
bruciare limitando la produzione di fumo. Intanto, nel mondo già si stava
pensando al gas, soprattutto quando in Gran Bretagna nella contea del
Lancashire nel 1659, mentre si stava scavando un pozzo, si svilupparono getti
d’aria infiammabile. Poi, il gas iniziò ad avere applicazioni sempre in Gran
Bretagna nel 1733 per illuminare le oscure gallerie sotterranee delle miniere
di carbone. In questa nazione, pioniera di tale tecnologia per l’illuminazione,
si dovette però attendere il 1805 per vedere il primo vero impianto funzionante
a Salford, in una filatura meccanica. In seguito, anche nel regno di Sardegna
si decise di adottare lo stesso sistema di illuminazione notturna. La prima
società italiana per l’illuminazione fu costituita a Torino nel 1838₄.
La sera del 1° ottobre 1846 i Torinesi uscirono di casa per vedere la magia dell’accensione
delle lampade a gas in alcune vie centrali. Nelle vie periferiche invece si
continuarono a usare le lampade a olio. Queste ultime furono sostituite
successivamente dalle lampade a petrolio, in quanto anche nella nostra penisola
dal 1830 erano iniziate le estrazioni di questo miscuglio di idrocarburi un po'
in tutto il territorio. L’estrazione avveniva ovunque solo in base alle
fuoriuscite spontanee, senza dunque una vera e propria ricerca dei giacimenti. Solo
dal 1863, cioè dopo l’unità di Italia, la Società Montanistica di Vicenza
iniziò l’estrazione a livello industriale e la distillazione di scisti
bituminosi. Possiamo però dire che dal 1862 Torino sviluppò notevolmente
l’illuminazione a petrolio insieme a quello a gas. Le innovazioni scientifiche
però arrivano sempre molto prima della loro applicazione. Pensiamo che già nel
1808₅ venne prodotto l’arco voltaico, ma solo nel 1880 per opera di
Edison si ebbero le prime lampade commerciali a filamento di carbone.
Il
primo impianto di illuminazione pubblica elettrica a Torino fu eseguito nel
maggio del 1884. Permise di illuminare Piazza Carlo Felice con 12 lampade (per intenderci
anche da parte dei non Torinesi, la piazza antistante la stazione ferroviaria
di Porta Nuova). Subito dopo però vennero illuminati elettricamente il Teatro
Regio di Torino e le vie centrali come via Po, via Roma, Piazza San Carlo e
Piazza Vittorio Emanuele. Naturalmente da quel momento fu necessario anche
produrre l’energia elettrica. Per questo motivo, si costruì la prima centrale
elettrica, la quale venne installata in prossimità del centro della città nel
rione San Donato. A questo punto, si costituì una società₆ per la
produzione e la distribuzione dell’energia. Ma sarà soltanto agli inizi del Novecento,
per merito delle varie amministrazioni comunali₇, che si giungerà allo
sviluppo della produzione e della distribuzione di energia elettrica – un
fattore decisivo per la crescita industriale di Torino. Tuttavia, tale risultato
non sarebbe stato raggiunto senza l’innovazione legislativa votata in quegli
stessi anni dal parlamento. Infatti, il 29 marzo 1903 fu approvata la legge n.
103, con la quale si concedeva agli Enti Locali la possibilità di assumere
direttamente la gestione dei servizi pubblici. Si procedeva quindi alla
municipalizzazione del servizio di illuminazione che diventava a tutti gli
effetti pubblico. Una gestione diretta dal Municipio attraverso la sua società.
Un
fatto importante per l’evoluzione del sistema fu dato dall’Esposizione
internazionale tenutasi a Torino₈. In questa occasione fu
sperimentata l’illuminazione con lampade in serie₉ e si procedette a
dare luce ai grandi viali nelle vicinanze (Corso Massimo d’Azelio e Corso
Cairoli). L’impianto entrò in funzione il 5 giugno del 1911.
Nei
primi del XX secolo il progresso tecnologico ebbe una forte evoluzione. In
pochi anni si passò dalla produzione industriale delle lampade a carbone
metallizzato (1905), alle lampade a Tantalio (1906) e infine alle lampade a
filamento di Tungsteno (1907). Due anni dopo l’esperimento ottenuto durante
l’Esposizione internazionale, la città di Torino impiantò l’illuminazione sul
perimetro della sua nuova cinta daziaria con circa 600 lampade ripartite in 10
circuiti per uno sviluppo totale di 30 chilometri.
In
quel periodo l’amministrazione comunale di Torino fece un grande sforzo per
sostituire le lampade a gas e a olio minerale per rimpiazzarle con le lampadine
elettriche. Ma con l’introduzione della
luce elettrica non si deve pensare che si smise immediatamente di aumentare i
punti luce a gas.
La
città era in forte crescita demografica e nuovi quartieri abbisognavano di
essere illuminati. Quindi, ancora per alcuni anni si continuò ad aumentare i
punti illuminanti a gas. Il massimo sviluppo di tale illuminazione si ebbe nel 1914
con la presenza sul territorio cittadino di ben 7614 punti illuminanti a gas₁₀.
Forse sarebbe ancora continuato a crescere il numero dei punti luce con questa
tecnologia, se nel frattempo non fosse scoppiata la Prima guerra mondiale. La
necessità del risparmio energetico del gas ai fini del conflitto bellico
produsse lo spegnimento di molti punti illuminanti, che nel 1916 erano stati drasticamente
ridotti a 50611.
La
Giunta municipale, onde evitare che la città potesse trasformarsi in un antro buio,
il 4 aprile del 1917 approvò una delibera con la quale impegnava la città nel
procedere celermente alla soppressione di tutte le lampade a gas e alla loro sostituzione
con quelle a energia elettrica. Subito si realizzò un impianto provvisorio di
1800 punti luce, ma già l’anno successivo (1918), a fine conflitto, la città di
Torino aveva già sostituito tutti gli impianti a gas, collocando 3500 punti
illuminanti a luce elettrica.
Nel
1919 venne affidato al Servizio Tecnologico Municipale il compito di progettare
la nuova illuminazione pubblica da estendere all’intera città₁₁. Nel
1923 l’impianto poté dirsi pressoché ultimato nella sua ossatura principale e
già in quell’anno Torino poteva contare su 13.000 lampadine istallate nelle sue
strade, con una distanza tra di loro che variava da 30 a 45 metri nelle strade
centrali e dai 40 ai 55 metri nelle trade periferiche.
NOTE
₂
Cristina Maria di Borbone Francia (Parigi, 10 febbraio 1606 - Torino, 27
dicembre 1663), principessa di Francia e moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia
che aveva sposato appena tredicenne il 10 febbraio del 1619. Figlia di Enrico
IV di Francia e di Maria de’ Medici, Sorella di Luigi XIII detto “Il Giusto”.
₃
Guido Chiarelli (Caltanisetta, 24 settembre 1902 – Torino, 7 ottobre 1982)
Ingegnere elettrotecnico con laurea presso il Politecnico di Torino, è stato un
pioniere nella Storia dell’Illuminazione pubblica.
₄
La società del Gas portava il nome di Porta Nuova.
₅
Sir Humphry Davy presentò il suo prodotto presso la sala chimica dell’Istituto
reale di Londra. Lo si realizzava però con un forte dispendio di energia che
rendeva assolutamente poco conveniente l’applicazione.
₆
Società Piemontese di Elettricità.
₇
Particolare impulso venne dato dalle amministrazioni comunali con sindaco il
Senatore Secondo Frola (Gruppo consigliare Liberale).
₈
L’Esposizione di Torino ebbe come nome ufficiale “Esposizione Internazionale
dell’Industria e del Lavoro di Torino”. Si tenne dal 29 aprile al 19 novembre
del 1911.
₉
S’intende quando ogni lampadina è collegata in linea con le altre sulla linea
di alimentazione.
₁₀
Dati provenienti da un articolo comparso nella rivista “Torino” nel novembre
del 1933 con il titolo “L’Illuminazione pubblica a Torino”.
₁₁
Con le deliberazioni del 28 gennaio, 3 marzo, 10 giugno e 16 ottobre 1920, si
diede il via alla realizzazione definitiva del progetto.
RICCARDINO MASSA
BIONOTA
Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.
Ciao Riccardino...tutto ok...vero...
RispondiEliminaBellissimo molto interessante complimenti
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