La ricostruzione della struttura base delle culture indoeuropee (LINGUISTICA) ~ di Azzurra Bonanni - TeclaXXI

 

LINGUISTICA

La ricostruzione della struttura base delle culture indoeuropee

di Azzurra Bonanni

 

Le lingue indoeuropee, dal cui termine ci riferiamo per indicare le popolazioni anticamente stanziatesi nell’area geografica corrispondente all’odierna Europa e, in parte, Asia, sono numerose ed eterogenee, tantopiù lo sono le culture corrispondenti alle rispettive lingue. In questo articolo si tenterà di ricostruire, seppur in grandi linee, le strutture che stavano alla base di queste culture. Per farlo è necessario, anzitutto, circostanziare l’oggetto di studio: ci riferiremo principalmente al mondo latino e greco.

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   (Testo in greco e latino. Fonte dell’immagine: Giovanni Fighera)

Lo storico, linguista e filologo francese Georges Dumézil elaborò nel 1938 la Teoria della Trifunzionalità, secondo la quale la nascita e la preservazione delle comunità indoeuropee si doveva a una tripartizione di compiti: serviva chi svolgeva una funzione religiosa/sacerdotale, chi quella militare e chi quella economica. Il significato delle prime due è abbastanza trasparente: colui o coloro che si occupavano della funzione religiosa fungevano da intermediari tra il mondo terreno e quello divino, mentre la funzione militare serviva a proteggere il proprio territorio da attacchi nemici. La funzione economica non aveva nulla a che vedere con la definizione che le affibbieremmo noi oggi da una prospettiva moderna, difatti non faceva riferimento all’ambito monetario ed economico, bensì, come l’etimologia stessa della parola ci suggerisce (oikos deriva dal greco antico e significa “ambiente comune”), colui che svolgeva mansioni in questo campo si preoccupava del mantenimento e della prosperità della comunità.

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                    (Georges Dumézil. Fonte dell’immagine: Pinterest)

Una volta segnalate le funzioni viene da chiedersi, chi svolgeva quale ruolo? Il primo e inaspettato protagonista era il re indoeuropeo. Anche qui, non ci faremo ingannare dalla concezione che possediamo oggi della figura apicale del re, sulla base di ciò che abbiamo esperito nel corso della nostra epoca: il re con potere assoluto, così come lo conosciamo, è nato in realtà solo nel 1400/1500. Nel medioevo la funzione del re era ben diversa e marginale rispetto alle figure a cui doveva render conto: l’aristocrazia e le corporazioni. Ne fu esempio il primo imperatore romano Augusto, definito “Primus inter pares”, ovvero un gradino più in alto rispetto a coloro che stavano sul suo stesso livello. Ciò che lo rendeva il più importante e degno della sua regalità era l’investitura divina. A testimoniare la correlazione inscindibile fra re indoeuropeo e funzione sacerdotale vi sono Numa Pompilio, Romolo e il capo di una tribù irlandese. Numa Pompilio, figura storica appartenente al periodo di fondazione dell’Urbe, viene ricordato, oltre che per aver istituito il “Calendario di Roma” e i collegi sacerdotali, anche per un particolare biografico relativo al suo accoppiamento con la ninfa Egeria. Questo insolito atto carnale tra un re e una ninfa altro non è che il tentativo, da parte della figura apicale, di consolidare la legittimità della sua regalità attraverso l’accoppiamento con la divinità che di questa legittimità ne è stata l’artefice. Un episodio simile lo troviamo documentato dal vescovo inglese Gerard De Cambrai, il quale ci racconta del capo di una tribù irlandese che, non potendosi congiungere carnalmente con la divinità, si è accontentato di una vacca, la quale rappresentava l’animale totemico della divinità in questione. Per ciò che concerne Romolo, primo re di Roma e fondatore della città, la sua funzione sacerdotale emerge in un aneddoto che lo vede protagonista nella guerra tra Romani e Sabini. Siccome questi ultimi stavano avendo la meglio in battaglia, Romolo protrasse le braccia verso il cielo per invocare Giove (Zeus) e così, espletando la sua funzione di intermediario, chiese aiuto al dio per far rimontare i romani e fargli ottenere la vittoria.

La figura di Romolo però non si limita a questo, difatti lo vediamo inquadrato anche nella funzione economica. Oltre che fondatore della città, fu anche l’artefice dell’espansionismo territoriale di Roma per mezzo del famoso “Ratto delle Sabine”. Questo episodio ci collega direttamente ad un’altra questione: il matrimonio nella società indoeuropea. Una delle varie tipologie di matrimonio era per l’appunto attraverso il ratto della donna, seppur considerata una strategia di serie B. Sicuramente il modo più diffuso era il matrimonio per dote: la famiglia della sposa conferisce beni (denaro, terra, beni mobili) al marito per sostenere i pesi e le spese del matrimonio.

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(Il celebre ratto delle Sabine, compiuto da Romolo, poco dopo la fondazione di Roma del 753 a.C., nel dipinto di Pietro da Cortona. Fonte dell’immagine: Wikipedia)

Un dato interessante è che i greci non avevano un modo per indicare l’istituzione del matrimonio, limitandosi perciò a definirlo come anonimus. D’altro canto, i Latini avevano una definizione e una funzione specifica: la parola “matrimonio” viene dal latino mater, che vuol dire “madre”, mentre monium deriva dal verbo latino moneo che vuol dire “ammonire”. Era una parola strettamente legata all’ambito giuridico/amministrativo e sanciva l’entrata della figura della donna nel clan familiare, secondo la sua funzione riproduttrice e quindi di prosecuzione della progenie del clan.

Oltre a Romolo, a svolgere la funzione economica vi era il poeta indoeuropeo, molto più vicino alla figura di Omero di quanto non possa esserlo rispetto al poeta moderno. Il suo compito era quello di preservare e tramandare ai discepoli il bagaglio di conoscenze relativo alla propria comunità, e quindi della propria cultura. Di ciò ce ne parla Giulio Cesare nel De Bello Gallico e afferma che, oltre ad essere esenti dalle tasse e dal servizio militare (in quanto esporli a rischi avrebbe esposto alla medesima le conoscenze della propria comunità), imparavano un gran numero di versi e li tramandavano esclusivamente per via orale, al fine di limitare tali saperi ai membri della propria corporazione.

Abbiamo appurato che la società indoeuropea aveva una struttura prevalentemente di tipo patriarcale, in cui i membri della famiglia erano collocati su una scala gerarchica che partiva dal maschio più anziano della stirpe, fino al più giovane e infine vi erano le donne. In merito a questo, si reputa interessante nel mondo latino e slavo ripercorrere l’etimologia della parola indicante l’uomo (inteso come sesso maschile, in opposizione alla donna): dalla radice latina *men/*mon-, il cui significato è “mente”, “pensiero”, deriva la parola latina maskulum (in italiano “maschio”) e le parole slave mug (russo), mag-i (paleoslavo) e mag (polacco), che vuol dire “colui che ragiona”. In spagnolo varón deriva dal latino baronem, a sua volta un prestito dal germanico e il cui significato è “cacciare”. Al contrario, per la donna, in latino abbiamo mulier, in riferimento alla donna coniugata. Un gruppo di studiosi ha ipotizzato, erroneamente, che tale parola derivasse dalla radice *ml, con aggiunta del suffisso *jes e del morfema grammaticale i lunga, il cui significato è “debole”. Inutile scardinare tale ipotesi attraverso una serie di considerazioni di tipo morfosintattico: il ruolo della donna era comunque visto da un’ottica patriarcale che la vedeva nella sua marginale funzione di riprodursi.

Per concludere la Teoria della Trifunzionalità, inquadriamo nel ruolo della funzione militare il terzo re di Roma: Tullo Ostilio. Tullo Ostilio si rese protagonista dell'espansione e il rafforzamento militare di Roma attraverso la guerra, avendo stabilito la disciplina militare, condotto campagne contro città vicine come Alba Longa, i Sabini e i Latini, e contribuito all'organizzazione delle forze romane. La sua figura è quella di un re guerriero che rese Roma più potente e militarmente avanzata, anche attraverso la famosa battaglia degli Orazi contro i Curiazi che segnò la sconfitta di Alba Longa. I due strumenti di guerra utilizzati dagli indoeuropei e che si rivelarono fondamentali per raggiungere l’obiettivo di espansionismo militare furono il carro e, successivamente, il cavallo.

In conclusione, la Teoria della Trifunzionalità dimostra come, seppur eterogenee e distanti talvolta geograficamente, altre volte genealogicamente, le lingue e le culture indoeuropee manifestano tratti comuni da cui si può ricavare una struttura di base.


AZZURRA BONANNI

BIONOTA

Azzurra Bonanni ha ventitré anni ed è nata a Roma. Si è diplomata nel 2019 presso il Liceo linguistico Dante Alighieri di Fiuggi. 

Vive a Siviglia.

Nell’ottobre del 2022 si è laureata in Lingue e Letterature Moderne all’ Università di Tor Vergata, con una  tesi – Il linguaggio economico e la sua traduzioneun manuale di economia politica - che ha avuto per oggetto la traduzione di una sezione del manuale di economia Para entender la economía política y la política económica di Valeriano F. García.  

Traduce poesia dallo spagnolo all'italiano.



 

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