Metaverso: immaginare il futuro per trasformare il presente (PENSIERO FILOSOFICO)

 

PENSIERO FILOSOFICO

 

Roberto Zanata

 

Metaverso: immaginare il futuro per trasformare il presente

 

Il ritratto di Dorian Gray, film 1945 (attore: Hurd Hatfield)

Il presente contributo intende proporre una riflessione critica sulla condizione ambientale attuale, segnata da una complessità e gravità tali da rendere necessario un ripensamento radicale delle strategie globali rivolte alle crisi ecologiche e sociali. In questo contesto, la tecnologia riveste un ruolo ambivalente: se da un lato ha contribuito in maniera significativa al degrado ambientale e allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, dallaltro può configurarsi come leva potenziale per lelaborazione di soluzioni sostenibili, a condizione che venga riorientata attraverso un approccio sistemico e interdisciplinare.

 

Lurgenza di un nuovo paradigma tecnologico appare oggi inderogabile, giacché il modello dominante – fondato su logiche estrattive e consumistiche – si è rivelato non solo inadeguato, ma anche dannoso. È pertanto imprescindibile avviare un dialogo strutturato tra saperi tecnico-scientifici e discipline umanistiche, in grado di arricchire la progettualità tecnologica con valori, narrazioni e visioni critiche. Tale convergenza tra scienza, arte, letteratura e filosofia può fornire le coordinate per uno sviluppo più armonico e rispettoso dellambiente.

 

La portata e la complessità della crisi attuale richiedono un impegno collettivo e transdisciplinare, che coinvolga non soltanto le istituzioni politiche e le competenze scientifiche, ma anche il patrimonio culturale e le capacità di pensiero critico e creativo. È ormai un dato consolidato che la tecnologia, nel suo impiego massiccio e spesso deregolamentato, abbia avuto un ruolo determinante nel deterioramento delle condizioni ecologiche: dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità, fino allinquinamento sistemico. Tuttavia, risulta altrettanto evidente che solo attraverso una sua profonda rifondazione si potrà delineare una risposta duratura ed efficace.

 

Questo processo implica ladozione di un metodo rigoroso e multidimensionale, che sappia coniugare la precisione analitica delle scienze esatte con limmaginazione critica delle discipline umane. In tale ottica, il metaverso può costituire un caso emblematico: se depurato dalle narrazioni dominanti che lo riducono a mera piattaforma di consumo e intrattenimento, esso può divenire un laboratorio teorico e pratico per esplorare nuove forme di interazione tra reale e possibile.

 

Il discorso qui proposto si colloca allinterno di un orizzonte teorico che già trovava fondamento in pensatori come Robert Musil. Nel suo Luomo senza qualità, egli elabora la distinzione tra senso della realtà” e senso della possibilità”, attribuendo a questultimo una valenza conoscitiva autonoma. Il senso della possibilità non è fuga dalla realtà, bensì uno strumento per immaginarla diversamente.

 

Questa intuizione è oggi corroborata dalle neuroscienze, le quali dimostrano come le aree cerebrali coinvolte nellimmaginazione coincidano in larga parte con quelle attivate durante la percezione sensoriale. Ne consegue che immaginare e percepire non siano attività antagoniste, bensì processi neurocognitivamente interconnessi. Limmaginazione va dunque riconosciuta come una funzione epistemica essenziale, capace di guidare la progettazione di scenari alternativi e orientare lazione trasformativa.

 

Studi più recenti hanno inoltre messo in luce il ruolo del default mode network ((in italiano, rete di modalità predefinita), una rete di aree cerebrali che si attiva spontaneamente quando la mente non è impegnata in compiti esterni specifici – ad esempio, quando siamo a riposo, stiamo sognando a occhi aperti, ricordando il passato, immaginando il futuro o riflettendo su noi stessi. È stata scoperta nei primi anni 2000 grazie alla risonanza magnetica funzionale (fMRI), che ha rivelato un pattern di attività cerebrale coerente durante gli stati di quiete, ossia quando non stiamo svolgendo compiti cognitivi diretti (come risolvere un problema matematico o osservare uno stimolo visivo preciso).

 

Tradizionalmente, l’“inattività” mentale è stata considerata tempo perso. Ma la scoperta della DMN ha rivoluzionato questa visione: anche quando non facciamo nulla di apparentemente produttivo”, il cervello lavora attivamente in modo creativo, riflessivo e immaginativo. Lungi dallessere un momento di inattività cerebrale, essa rappresenta una condizione di elaborazione interna profonda, di immaginazione vigile”, fondamentale per lo sviluppo della creatività, dellempatia e delle capacità cognitive superiori. Questi risultati offrono una base scientifica a intuizioni poetiche e filosofiche – come quella shakespeariana secondo cui siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” – riconoscendo alla dimensione del possibile una funzione retroattiva sulla realtà.

 

A formalizzare tale concetto, nel secolo scorso, ci pensò il filosofo Ernst Bloch con la sua nozione di Effekt der Rückwirkung, cioè leffetto di retroazione del possibile sul reale, che sottolinea come la possibilità non sia mera astrazione utopica, ma un motore effettivo di trasformazione. È un principio secondo cui il futuro (o qualcosa che ancora non è accaduto) può influenzare il presente e il passato, non in senso cronologico (come se il tempo scorresse allindietro), ma in senso filosofico ed esistenziale. Un esempio visivo di questa dinamica è offerto dalle opere di M.C. Escher, le cui strutture paradossali mettono in discussione i codici percettivi consueti, sollecitando una riorganizzazione dellimmaginario e dellesperienza sensibile.

 

Anche in ambito letterario si possono individuare anticipazioni di tale inversione prospettica: in Il ritratto di Dorian Gray, Oscar Wilde attribuisce al ritratto – tradizionalmente inteso come rappresentazione passiva – una funzione epistemica attiva, che riflette più fedelmente la verità del soggetto. In chiave contemporanea, tale inversione trova un corrispettivo concettuale nel digital twin, o gemello digitale, ovvero modelli virtuali dinamici che integrano dati in tempo reale per rappresentare e gestire sistemi complessi. Lungi dallessere una semplice replica della realtà, il gemello digitale si configura come un dispositivo conoscitivo che amplia la capacità predittiva e gestionale, estendendola a contesti urbani, industriali e ambientali.

 

In questa direzione si muove anche la riflessione filosofica di Silvano Tagliagambe, per il quale il gemello digitale rappresenta un paradigma interpretativo, capace di dar luogo a una immaginazione scientifica” rigorosa, fondata su uninterazione attiva tra rappresentazione virtuale e trasformazione del reale. Il caso di Virtual Singapore esemplifica questa prospettiva: uninfrastruttura digitale che consente il monitoraggio continuo e la simulazione predittiva di dinamiche ambientali, sociali e infrastrutturali, offrendo strumenti decisionali avanzati e consapevoli.

 

In conclusione, il superamento delle attuali sfide ambientali e sociali richiede una profonda trasformazione del modo in cui concepiamo e utilizziamo la tecnologia. Tale trasformazione non può essere intesa come mero avanzamento tecnico, ma come un ripensamento interdisciplinare che saldi scienza, cultura e immaginazione in un'alleanza sinergica capace di produrre visioni alternative e più sostenibili. Il metaverso, se liberato da una lettura puramente commerciale, può diventare uno spazio di sperimentazione simbolica e progettuale, in cui realtà e possibilità interagiscono costruttivamente.

 

Il ruolo dellimmaginazione, supportato dalle evidenze neuroscientifiche e filosofiche, si rivela pertanto centrale nella costruzione di un futuro integrato, umano e sostenibile. Solo attraverso unalleanza tra sapere tecnico, pensiero critico e sensibilità estetica sarà possibile orientare consapevolmente il cambiamento tecnologico e contribuire a una governance più giusta, responsabile e partecipativa del mondo in divenire.

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Bibliografia di riferimento:

 Bloch, Ernst, Principio Speranza, Torino, Einaudi, 1987.

 Musil, Robert, Luomo senza qualità, Milano, Adelphi, 1996.

 Tagliagambe, Silvano, Metaverso e gemelli digitali, Milano, Mondadori, 2022.

 Wilde, Oscar, Il ritratto di Dorian Gray, Milano, Feltrinelli, 2013.

 

ROBERTO ZANATA 

BIONOTA 


Nato a Cagliari, Roberto Zanata ha studiato Filosofia, Composizione e Musica Elettronica diplomandosi presso l’Università e il Conservatorio di Cagliari. 
Ha partecipato nel 1996 agli Internationale Ferienkurse fur Neue Musik di Darmstadt, È direttore organizzativo del Festival Spaziomusica (Cagliari). 
Le sue opere sono state eseguite nei più importanti Festival Internazionali di musica contemporanea e premiate in Francia, Germania, Messico e Polonia. Docente e coordinatore di dipartimento della Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Cesena.

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