IL «PROFUMO ESOTICO» DI JEANNE DUVAL (I parte) (CRITICA LETTERARIA) ~ di JACQUELINE SPACCINI - TECLAXXI
CRITICA LETTERARIA
Il «profumo esotico» di Jeanne Duval
di Jacqueline Spaccini
(I parte)
Édouard Manet, La maîtresse de Baudelaire, 1862, Musée des Beaux-Arts, Budapest (free domain)
Sempre si è parlato dell’amante ventennale[1], nonché musa, di Charles Baudelaire: Jeanne Duval. Il suo è un nome acquisito, un nome d’arte, se si vuole. Di lei poco si sa: originaria di Santo Domingo o forse di Haiti, creola o più probabilmente mulatta, attrice e ballerina o più semplicemente prostituta[2] (ma anche tutte e tre le cose insieme, cosa peraltro non desueta per l’ambiente artistico di quella e di precedenti epoche). Qualcuno dice che il suo vero nome fosse Berthe.
Nel 2024 due studi francesi[3] stabiliscono (ma gli esperti non sono tutti concordi) che il suo vero nome fosse Florine Jeanne Gabrielle Prosper, sbarcata insieme con sua madre e sua sorella in Francia, nella città di Le Havre, nel 1821, all’età di tre anni, e morta a Saint-Denis, nel 1868. Secondo il registro degli atti di decesso dell’archivio municipale di Saint-Denis, infatti, la defunta che corrisponde a tale nome sarebbe ivi morta, ma all’età di trentaquattro anni (e non cinquanta come vorrebbero i due ricercatori), di professione sarta (!).
Poco importa. Quel che qui interessa è ricercare l’origine del suo fascino, dell’emprise, l’ascendente il dominio e il potere, che la donna ebbe sul poeta, superando la mera attrazione fisica.
Non solo: interessa ugualmente leggere i commenti che su di lei rilasciarono gli amici (artisti e intellettuali) di Baudelaire, nonché la stessa madre del poeta, Mme Aupick, che per lei non ebbe mai tenere parole.
Jeanne era per davvero una diavolessa?
Statua di Iside di Pompei (cfr. nota 8 a piè di pagina)
Nel 1911[4], un anno dopo la morte del celebre Nadar[5], viene pubblicato un manoscritto su Baudelaire e la sua orribile fine. L’incipit preceduto da una delle immagini più note del poeta, inizia con questa frase: «Cherchez la femme! a-t-on dit. L’adage s’impose ici premier»[6]. Il fotografo passa dunque a descrivere la donna ch’ebbe modo di conoscere prima ancora di Charles, colei che tenne avvinto a sé tra urla, passione e confusione l’autore dei Fleurs du Mal: Jeanne Duval.
Nadar racconta il tempo e i luoghi. Siamo intorno al 1838-40 e nella chiesa dei Cordeliers, quella dei Giacobini, ormai sconsacrata e adibita a teatro[7]. C’è una pièce, quella sera, una «prima»: Le système de mon oncle di Auguste Lefranc et Victor Herbin. Nadar e un suo collega debbono scriverne la recensione. Ma il collega è in ritardo.
Su scena, sollevando da subito una ridda di assensi e dissensi, c’è una figurante nel ruolo di soubrette (cioè, di cameriera), dalla presenza assolutamente inedita. Nadar scrive:
Questa la descrizione[8] che dà Nadar della donna che diverrà la sua amante prima ancora che la musa di Baudelaire. Théodore de Banville, il poeta cui Baudelaire dedica la sua unica raccolta di poesie, il solo – a suo dire – che Jeanne Duval trovi sopportabile tra gli amici, la definisce «la belle ignorante». Nelle sue Notes, così la ricorderà Ernest Prarond: «mulâtresse, pas très noire, pas très belle, cheveux noirs peu crépus, poitrine assez plate, de taille assez grande, marchant mal. Baudelaire lui dictait quelquefois ses vers»[9].
(continua)
N.B. La traduzione dal francese è a mia cura.
[1] Iniziata nel 1842, questa liaison, fatta di convivenze e di separazioni, terminerà di fatto solo con la morte di Baudelaire.
[2] Pare che sua madre fosse una prostituta originaria di Nantes.
[3] A proposito delle due pubblicazioni concomitanti, si parla di plagio di una delle due. Quale che sia la verità, i testi sono di Ali Kilic, «À la recherche de Jeanne, ombre à la trace éphémère», (L’année Baudelaire, n. 26-27, Paris, Champion), e di Catherine Choupin, Révélations sensationnelles sur Jeanne Duval, la muse de Baudelaire (autoedito), entrambi pubblicati nel 2024.
[4] Nadar, Charles Baudelaire intime : Le poète vierge, Paris, A. Blaizot, 1911 (ed. postuma). Il libro è consultabile on line: https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k22909f
[5] Félix Tournachon, detto Nadar (1820-1910), noto per le caricature e le fotografie ai personaggi più famosi della sua epoca
[6] Cercate la donna! E dunque l’adagio si impone soprattutto qui.
[7] Théâtre du Panthéon.
[8] Nadar, Charles Baudelaire intime (cit.) [Nella tenuta abituale della cameriera, con grembiulino e cuffia con nastri svolazzanti, una ragazza alta, troppo alta, svetta di almeno una testa sopra quelle che sono le misure ordinarie, soprattutto per il ruolo che ricopre, suscitando una notevole sorpresa. E non basta: questa cameriera dalle misure eccezionali, è una negra, per davvero una negra, o quanto meno, incontestabilmente, una mulatta. La biacca, stesa in quantità notevoli, non sbianca il suo volto, non arriva a coprire la pelle scura del volto, del collo e delle mani. D’altra parte, è una bella creatura, d’una beltà speciale che non conosce Fidia, carne di pregio per intenditori. Quel movimento forsennato della sua criniera crespa e nerissima, i suoi occhi, grandi come zuppiere, sembrano ancora più neri e il naso è stretto e piccolo, delicato con narici finemente incise; la bocca egizia, benché venga dalle Antille, - è la bocca dell’Iside di Pompei, dalle labbra forti e ben disegnate. Tutto ciò reso in modo serio, altero, persino un poco disdegnoso. Una vita che si muove in modo ondulatorio come quello di una biscia, tanto più notevole in quanto il lungo busto è provvisto di un esuberante quanto inverosimile sviluppo dei pettorali, che le caricano l’andatura, curvandola come farebbe un ramo sotto un carico eccessivo di frutti. Tuttavia, nulla è goffo in lei, né tradisce tracce scimmiesche del sangue di Cam che durerebbero fino all’estinzione della sua discendenza. Per finire, la voce è simpatica, con un buon timbro, anche se ha note gravi inusuali per una Dorina].
[NdT] la soubrette, a teatro, è la cameriera. Uno dei nomi convenzionali per le cameriere, nelle pièce di teatro francesi, era Dorine.
[9] Citato da : Eugène Crepet, «Étude biographique», testo che introduce l’opera di Charles Baudelaire, in : Œuvres posthumes et correspondances inédites, Paris, Maison Quantin, 1887, p. XXXVIII, n. 2. [mulatta, non granché nera, non granché bella, capelli neri un poco crespi, petto abbastanza piatto, abbastanza alta, cammina male. Talvolta Baudelaire le dettava i suoi versi].
BIONOTA
Sempre brava
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