Donne nello spazio (parte I) (ASTRONAUTICA) ~ di Liliana Ravagnolo - TECLAXXI

 

ASTRONAUTICA

 

Liliana Ravagnolo

 

Donne nello spazio

 

Parte Prima

 

 

                                 COTTONBRO STUDIO FREE DOMAIN CC0

 

Secondo voi quante sono state finora le donne nello spazio? Al momento hanno volato 638 tra astronauti e cosmonauti dal 1961 (Gagarin) a ottobre 2024 (ultimo dato ufficiale disponibile). Ebbene, solo 75 sono donne. Se a queste aggiungiamo le “turiste spaziali” che hanno effettuato dei voli suborbitali con Virgin Galactic e Blue Origin arriviamo ad un centinaio. Parliamo comunque di una percentuale che va dall’11 al 15%, che non è certamente elevata. In questi tre articoli che si susseguono cercheremo di analizzarne le cause, esaminando alcuni profili di cosmonaute e astronaute che hanno contribuito alla storia delle conquiste spaziali.

 

Tutto iniziò in Russia, all’epoca dell’Unione Sovietica, il 16 giugno 1963, a bordo della Vostok 6, Valentina Tereškova, la prima donna cosmonauta, venne lanciata dal cosmodromo di Baikonur per una missione nello spazio durata quasi tre giorni interi, durante i quali effettuò 48 orbite terrestri. Come per Gagarin, quando si arrivò alla scelta della candidata ottimale, non si badò tanto a chi fosse il migliore, ma a chi potesse essere più presentabile. Si cercava qualcuno che incarnasse la superiorità del progressismo socialista. Le umili origini della nubile Tereškova, insieme con un innato talento comunicativo e con il convinto attivismo politico, ne facevano la candidata perfetta.

 

L’idea di addestrare donne cosmonauta era stata lanciata sin dal 1961, poco dopo lo storico volo di Jurij Gagarin. Inizialmente il progetto era stato osteggiato sia dai militari che dai politici. Poiché esistevano ben poche donne pilota, la ricerca di una persona adatta era stata estesa prendendo in considerazione anche le paracadutiste: d’altra parte essendo la capsula Vostok completamente automatizzata, nulla durante il volo sarebbe dipeso dalla loro abilità di pilota. Tra le 58 candidate, il 16 febbraio 1962 erano state scelte le 5 cosmonaute che formarono il secondo gruppo di cosmonauti dell’Unione Sovietica, rimasto segreto fino agli anni 80. Come già era accaduto per Gagarin, fu lo stesso Kruscev a fare la selezione finale. Valentina aveva tutte le caratteristiche della Nuova Donna Sovietica: una comunista convinta, operaia in una fabbrica tessile, figlia di un militare e di umili origini. Ed era anche una “bella donna”. Tanta era al tempo la paranoia del segreto che le fu proibito di dirlo persino a sua madre a cui raccontò che era stata prescelta per un corso di paracadutismo acrobatico. La madre seppe la verità solo dalla radio, il giorno del lancio.


Figura 1 - Valentina Tereskova


Durante il volo l’assenza di peso la fece star male e cominciò a soffrire il “mal di spazio” con vertigini, nausee e vomito. Il secondo giorno iniziò a farle male la gamba destra, al terzo il dolore diventò insopportabile. Le conseguenze del mal di spazio l’avevano ridotta in uno stato miserevole, senza nessuna possibilità di ripulirsi. Nell’impatto Valentina batté la faccia contro il casco provocandosi un gran livido sul naso. Era dolorante, sporca, semisvenuta e venne portata subito in ospedale. Per l’onore dell’Unione Sovietica il rientro della prima donna dallo spazio doveva essere trionfale: appena si riprese, fu riportata nella stessa zona con una tuta immacolata e pronta a esibire il suo miglior sorriso per le cineprese. Cinque mesi dopo il Segretario generale Kruscev poté annunciare al mondo un altro colpo a sorpresa: una “famiglia spaziale”. Valentina Tereškova e Andriyan Nikolaëv, terzo uomo nello spazio, diventarono marito e moglie. Il matrimonio venne celebrato a Mosca ed ebbe un notevole effetto propagandistico. Si dirà poi che il matrimonio sia stato un’altra trovata di Kruscev. Nonostante la nascita di una figlia non fu però un matrimonio felice e venne sciolto nel 1982.

Passarono quasi vent’anni prima che, nel 1982, Svetlana Evgen'evna Savickaja venisse prescelta per volare nello spazio. Il motivo è semplice: lo spazio in Russia era appannaggio dei militari che non vedevano di buon occhio l’inserimento delle donne. Dopo aver battuto gli americani con il primato di Valentina, l’interesse era notevolmente scemato. Durante la sua prima missione (1), Svetlana divenne la seconda donna in assoluto a volare nello spazio e fece parte del primo equipaggio misto sulla stazione sovietica Salyut.

Svetlana divenne indimenticabile grazie alla sua seconda missione nello spazio (2), durante la quale, il 25 luglio 1984, effettuò la prima passeggiata extraveicolare di una donna nello spazio, che durò per poco più di tre ore e mezzo.

Parallelamente cosa succedeva negli USA?

Già nel 1960 ben tredici donne avevano superato gli stessi test dei colleghi uomini della missione Mercury 7. Ma le americane del gruppo Mercury 13 non avrebbero mai volato nello spazio: sconfitti per la terza volta dai Russi nella corsa per lo spazio (il primo uomo, la prima donna e la prima passeggiata extraveicolare), gli USA interruppero i test e chiusero il programma "Mercury 13", per dirottare tutte le energie su un'altra sfida: la conquista della Luna. A differenza dei loro colleghi maschi, piloti militari che potevano contare sull'appoggio dell'esercito, le astronaute statunitensi erano normali cittadine, e dovevano chiedere permessi ai loro datori di lavoro, senza però poterne spiegare il motivo data la segretezza del progetto. Tra l’altro questo progetto non era parte del programma astronauti della NASA ma era finanziato con fondi privati. L’unica di loro che riuscì a volare nello spazio fu Wally Funk che partecipò ad un volo suborbitale con Blue Origin nel 2021.

 

     La prima astronauta americana fu Sally Ride. La sua carriera nella Nasa iniziò nel 1978, quando Sally rispose a un annuncio sul giornale per aspiranti astronauti. All'appello risposero 8900 persone, e Sally Ride fu una delle prescelte: venne ammessa alla Nasa nel primo corso misto (uomini e donne) per astronauti. Dopo l'addestramento, lavorò come addetta alle comunicazioni nella seconda e terza missione del Programma Space Shuttle e infine, il 18 giugno 1983, partecipò alla sua prima missione spaziale (3). Era la prima volta che una donna americana veniva lanciata nello spazio. Compì il suo secondo volo (4) nel 1984.

Figura 2 - Sally Ride

Judith Resnik fu la seconda donna astronauta americana. Selezionata come candidata astronauta dalla NASA nel gennaio del 1978, volò per la prima volta nel 1984 (5). Nel 1986 era a bordo del Challenger (6) che si disintegrò 73 secondi dopo il lancio. Insieme a lei perì anche Christa McAuliffe, che avrebbe dovuto essere la prima insegnante a trasmettere lezioni per gli studenti dallo spazio. Dopo il disastro il programma venne bloccato per 20 anni e ripreso nel 2007.

La tragedia dello Space Shuttle Challenger avvenne la mattina del 28 gennaio 1986, quando lo Space Shuttle Challenger fu distrutto dopo 73 secondi di volo a causa di un guasto a una guarnizione, detta O-ring, nel segmento inferiore del razzo a propellente solido destro. Il lancio fu trasmesso in diretta TV, per cui l’impatto mediatico del disastro fu enorme.

Barbara Morgan era stata selezionata dalla NASA il 19 luglio 1985 per il progetto insegnante nello spazio, doveva essere il back-up di Christa McAuliffe. Tra il settembre del 1985 ed il gennaio del 1986 Morgan seguì l'addestramento al Johnson Space Center di Houston insieme con Christa McAuliffe e l'equipaggio della missione Challenger. Dopo il disastro del Challenger Morgan tornò nell'Idaho a insegnare, ma la passione per lo spazio non l’abbandonò mai. Nel gennaio del 1998 venne selezionata dalla NASA come prima insegnante astronauta. Partecipò ad una missione Shuttle (7) nell'estate del 2007, durante la quale tenne delle lezioni dallo spazio, così come avrebbe dovuto fare Christa McAuliffe più di vent’anni prima.

Mae Jemison divenne la prima donna di colore nello spazio quando volò a bordo dello Shuttle Endevour nel settembre del 1992, dove ricopriva il ruolo di Mission Specialist (8). Era stata selezionata nel 1987 e prima di volare aveva lavorato al Kennedy Space Center nel supporto a terra dello Shuttle. Si trattava di una missione in collaborazione con la giapponese JAXA che includeva 44 esperimenti giapponesi e diversi esperimenti americani. Dopo questa missione Mae non volò più e si ritirò a vita privata. Comparve anche diverse volte come attrice nella serie «Star Track».

Intanto in Russia dobbiamo aspettare fino al 1994) per vedere di nuovo una cosmonauta nello spazio. Si tratta di Yelena Kondakova, che fu la terza cosmonauta a viaggiare nello spazio e la prima ad effettuare una missione di lunga durata. Il suo primo volo fu il 4 ottobre del 1994 (9). Rientrò a terra il 22 marzo 1995 dopo 5 mesi trascorsi sulla MIR. Durante il suo secondo volo fu Mission Specialist sullo Shuttle Atlantis nel maggio del 1997 (10). Era il periodo in cui cosmonauti russi volavano a bordo dello Shuttle e astronauti americani a bordo della Soyuz per incentivare lo scambio di competenze e aumentare la coesione dell’equipaggio. Trascorse ben 169 giorni nello spazio.

Annotazioni:

Sojuz T-7

2 Sojuz T-12

3 Programma Space Shuttle, missione Challenger STS-7

4 Programma Space Shuttle missione STS - 41

5 Programma Space Shuttle, missione STS-41-D

6 Programma Space Shuttle missione STS-51-L

7 Programma Space Shuttle missione STS-118

8 Programma Space Shuttle missione STS-47

9 Soyuz TM-20 

10 Programma Space Shuttle missione STS-84


LILIANA RAVAGNOLO 

BIONOTA 

Liliana Ravagnolo (laureata in Psicologia) inizialmente ha lavorato come responsabile della selezione del personale per Aeritalia Gruppo Sistemi Spaziali.

Dal 1998 ha intrapreso la carriera di istruttore tecnico per gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale

Ha poi ricoperto in ALTEC il ruolo di responsabile delle Operazioni di Missione e del Training ed è stata responsabile della definizione, sviluppo e certificazione del training per gli operatori di terra del Rover Operations Control Center (ROCC) la centrale operativa che da ALTEC seguirà la missione ExoMars 2028.

Si è occupata a lungo di eventi di Education ed Outreach. Dal gennaio 2025 ha smesso l’attività lavorativa e si dedica a diffondere la cultura spaziale presso le scuole e le organizzazioni che richiedono la sua presenza.


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