Memorie di uno juventino distaccato (ma non troppo) (LE SQUADRE DEL CUORE) ~ di Luciano Calenda - TeclaXXI

 

LE SQUADRE DEL CUORE

 

Luciano Calenda

 

Memorie di uno juventino distaccato (ma non troppo)

 


Sono un tifoso juventino “a distanza” come quasi tutti gli altri tifosi juventini in Italia. Ho cominciato a ‘pensare’ calcio intorno ai 12 anni. Vivevo in una cittadina della Campania, per fortuna non tanto piccola, e la squadra locale veleggiava tra la promozione e la IV serie dell’epoca; mio padre cominciò a portarmi con sé la domenica (oggi ho il sospetto che lo faceva perché i ragazzini non pagavano…) per andare a vedere la Nocerina in un campo recintato con rete metallica e con poche tribunette di legno molto traballanti.

 



A casa c’era la radio sempre accesa agli orari del giornale radio e alla sera con i quiz radiofonici che coinvolgevano tutta la famiglia, praticamente solo io con mamma e papà perché la sorella più grande si sarebbe aggregata più avanti. Però il giornale quotidiano arrivava sempre, ogni giorno, e sono felice che questa abitudine, bella, mi sia rimasta appiccicata per sempre. Naturalmente c’era la scuola e con i compagni di classe si parlava di pochi argomenti tra i quali, ad un certo punto, entrò anche il Calcio. Nessuno tifava per la squadra vicina più importante, il Napoli per intenderci, ma c’era Mario che aveva scelto il Milan, Andrea l’Inter e a me rimase la Juve…

Questo è stato l’inizio, ma confesso che sono stato sempre fedele alla mia squadra ma quasi sempre da lontano; non ho mai fatto trasferte coi tifosi o tantomeno frequentato circoli o club locali (che erano veramente pochi nella mia zona) e la mia partecipazione si è sempre limitata ad un distaccato interesse che nei momenti più caldi significava al massimo vedere qualche partita importante in TV (quando arrivò anche la TV). Pensate che ho ancora avvolte nel ‘cellofan’ le cassette sulla storia della Juve settimanalmente pubblicate da “La Repubblica” e che evidentemente non ho mai visto e mai vedrò, visto che i videoregistratori non esistono più le stesse cassette saranno sicuramente smagnetizzate! 

Però devo anche dire che ho pochi ma indelebili ricordi, non proprio felici, di una partecipazione più spinta, più coinvolgente che mi fa piacere raccontare a modo mio.

 

Aprile 1958. Avevo quasi 15 anni e papà mi disse che aveva procurato i biglietti per la partita Napoli-Juve allo stadio Vomero; per me fu un sogno vedere dal vivo il trio delle meraviglie (Sivori, Charles e Boniperti) e la grande Juve che avrebbe vinto il suo decimo scudetto nel 1958.


C’era una folla immensa in attesa di entrare, ben superiore alla capienza ufficiale del Vomero (40.000 spettatori), e gran parte senza biglietto.

Dopo una lunga attesa finalmente il cancello d’ingresso si aprì; noi eravamo tra i primi ma all’improvviso avvertimmo una enorme pressione della folla dietro di noi che spingeva per entrare, mi trovai separato da papà a qualche decina di metri ed ero sospinto dalla calca con le ginocchia a terra ed i pantaloni strappati. Non so come fu ma riuscii a varcare il cancello, papà mi recuperò in qualche modo e vedemmo la partita con il primo gol di Vinicio (o’ lione) e il trionfo finale del Napoli per 4-3 con una totale invasione di campo delle migliaia di spettatori che assistettero all’incontro a bordo campo, senza alcuna recinzione!


Partita storica per i tifosi napoletani, molto più del 4-3 dell’Azteca ai mondiali messicani. La Juve vinse lo scudetto ma il Napoli ebbe la soddisfazione di batterla in tutti e due gli incontri (aveva già vinto a Torino nel girone d’andata per 3-1).

 

Maggio 1973. Era passata un’intera vita: il mio sport preferito, e praticato, era diventato il basket (la mia squadra si chiamava “Folgore Nocera”) poi la laurea, il servizio militare, il primo lavoro, il matrimonio, una figlia. Vivevo a Roma ove lavoravo in Alitalia e la mattina del 30 maggio mentre ero nel mio ufficio all’Eur fui raggiunto da un collega che mi disse su due piedi: “Luciano, vuoi venire con me stamattina a Torino per poi proseguire per Belgrado per la finale di Coppa Campioni Juve-Ajax?” e subito dopo “Non c’è bisogno di alcun biglietto perché viaggeremo con il Jumbo che parte vuoto e troveremo i biglietti a Belgrado. Hai il passaporto con te?”. Dopo un attimo di esitazione risposi “sì” a tutte e due le domande e informai la moglie che quella sera non sarei rientrato a casa.

 

 

Entrato sul suolo iugoslavo senza alcun controllo, né documenti né biglietto per la partita, andammo subito in cerca di un ristorante dove cenare visto che si sarebbe fatto molto tardi; allo stadio della Stella Rossa gli olandesi erano in numero leggermente superiore agli italiani e le cose si misero subito male. Al 5’ minuto del primo tempo Johnny Rep, ala destra dell’Ajax, con un colpo di testa sovrastò il terzino Longobucco (come si vede nella foto)

 



e con un pallonetto scavalcò Zoff, facendo gol. Nonostante il tempo a disposizione, il risultato non cambiò; si discusse molto, all’epoca, sulle supposte colpe di Zoff che era un po’ fuori dai pali ma la cosa fu veramente mal digerita dai tanti juventini presenti, che avevano molto creduto nella loro prima Coppa dei Campioni.

Ma i miei ricordi sono ben più spiacevoli perché, tornati in aeroporto, e imbarcatici sul Jumbo per Torino scoprimmo ben presto che l’aereo non poteva decollare perché bloccato sulla pista da un altro aereo, della KLM olandese!

 


FOTO 10

 

Infatti, i tifosi ’tulipani’, insieme all’equipaggio dell’aereo, non avevano alcuna intenzione di ripartire troppo presto da Belgrado per continuare a bere e festeggiare la vittoria fin quasi all’alba. Decollammo verso le sette del mattino con destinazione Torino/Roma e arrivo in ufficio nel primo pomeriggio; incidentalmente anche al ritorno eravamo ripartiti senza alcun controllo per cui... nessuna prova esiste che sono stato in Jugoslavia in vita mia!

 

Quindi i miei due ricordi ‘attivi’ sono stati entrambi non felici ma in tutti questi anni di ‘tifo’ i successi sono stati molto di più degli insuccessi e delle delusioni quest’ultime anche per motivi extracalcistici.

Ho un sol forte rammarico. Nel 1996 non riuscii a liberarmi per assistere ad uno almeno dei due incontri ufficiali tra la “mia” Juventus e la “mia” Nocerina: ottavi di finale di Coppa Italia, andata ad Avellino il 23 ottobre (per motivi di ridotta capienza dello stadio di Nocera) finita 0-0 ed a Torino per il ritorno il 6 novembre, partita finita 2-1 per la Juve.

L’ultima cosa ‘juventina’ che mi è capitata, però, è stata positiva e felice perché mia moglie è ‘distaccatamente’ juventina come me e quindi... niente sfottò in famiglia.

 LUCIANO CALENDA

BIONOTA Luciano Calenda vive a Roma ed è collezionista di francobolli fin da giovanissimo prima in modo tradizionale e poi dedicandosi quasi esclusivamente alla Filatelia Tematica Sportiva, in particolare alla Pallacanestro (come ex giocatore di livello regionale). È stato Consigliere e Presidente del CIFT per circa 30 anni, autore di innumerevoli articoli sulla Filatelia Tematica e cura tuttora una rubrica tematica sull’Archeologia pubblicata dal mensile Archeo.  


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