Aldo Canti: il tragico destino di uno stuntman (Cinema d'antan) ~ di Mario Masala - TeclaXXI
CINEMA
D’ANTAN
Mario
Masala
Aldo
Canti: il tragico destino di uno stuntman
La
notte tra il 21 e il 22 gennaio del 1990 la temperatura a Roma scende sotto lo
zero, e il prato adiacente al galoppatoio di Villa Borghese si ricopre di una
patina di gelo (come riportano le cronache dell’epoca). Intorno all’alba due
passanti trovano il corpo privo di vita di un uomo di mezza età, ucciso a
bruciapelo; nella mano destra le chiavi dell’auto, nella sinistra un pacchetto
di sigarette. Il corpo è ancora caldo. Viene identificato poco più tardi. Aveva
48 anni, si chiamava Aldo Canti, era soprannominato “Robustino”.
Gli
appassionati di cinema conoscono questo nome, comparso per la prima volta sugli
schermi nei titoli di testa del film “I dieci gladiatori” (un peplum del 1963
diretto da Gianfranco Parolini):
Titoli di testa del film I dieci gladiatori
Nel
film, Canti interpreta uno dei dieci gladiatori del titolo. In realtà, non si
tratta della sua prima volta sul grande schermo: non accreditato, aveva già
preso parte a una decina di film. E non sarà neanche l’ultima: in tutta la
carriera, fino ai primi anni ’80, comparirà in una cinquantina di lavori,
spesso accreditato con lo pseudonimo di Nick Jordan.
Come racconta la sorella Nadia, «Robustino» inizia la sua attività nei circhi, esibendosi come acrobata e trapezista; spinto dal suo maestro di trapezio entra poi nel mondo del cinema, lavorando principalmente come stuntman. Compare in diversi peplum e spaghetti western.
Nel 1967 è tra i protagonisti de I fantastici 3 Supermen.
Nel 1974, a Cerveteri, girando una scena del film Superuomini, superdonne e superbotte si getta nel vuoto per 32 metri, andando ad atterrare su una pila di materassini di gomma e scatole di cartone (per questa performance sarà scherzosamente definito «primatista del salto in basso»).
Nel 1975 è la controfigura di Alain Delon nel film Zorro di Duccio
Tessari.
Aldo Canti in Superuomini, superdonne e superbotte
L’attività
di Canti nel mondo del cinema, intensissima negli anni '60, va progressivamente
diradandosi nel corso degli anni ‘70; l’ultimo lavoro nel quale risulta
accreditato è il noir La mia vita per tuo figlio, del 1980. Appare infine (non
accreditato) in un piccolo ruolo nella commedia Buona come il pane, del 1982.
[
Aldo Canti accanto a Carmen Russo nel film Buona come il pane
Negli anni ’60, oltre alla carriera cinematografica, iniziano anche i problemi di «Robustino» con la giustizia. A 19 anni viene arrestato per la prima volta, accusato di furto. Forte, agile ed esperto di arti marziali, diventa noto per la sua abilità nelle risse: si racconta che una volta, da solo, in un locale notturno di via dell’Oca riesca a mettere k.o. 19 avversari che infastidivano la sua donna.
Nell’estate del 1972 viene arrestato in costume di scena in un
set lungo l’Appia Antica: qualche giorno prima, in un ristorante in corso
Vittorio Emanuele, aveva fracassato tutto al momento di pagare il conto. Nei
primi anni ’80 entra nel mondo delle bische clandestine: dapprima come
buttafuori, poi come gestore. In un camper allestisce una bisca mobile dotata
di roulette elettronica.
Quanto
al suo assassinio, è proprio in questa direzione che si muovono le indagini. Secondo
la ricostruzione dei carabinieri, l’omicidio è avvenuto a bordo di un’automobile:
Canti, seduto sul sedile del passeggero anteriore, viene freddato da due colpi
a bruciapelo alla nuca; il corpo viene poi abbandonato nei pressi del
galoppatoio di villa Borghese, dove avviene il ritrovamento. Prima di finire in
macchina coi suoi assassini, «Robustino» cena con alcuni amici in un locale di
via Lazio. Dopo cena, passa la nottata girando per night. L’ultimo avvistamento
avviene in un locale di via Montebello, non lontano dalla sua abitazione di via
Cialdini (a due passi da Stazione Termini); fuori dal locale viene ritrovata
parcheggiata la sua Jaguar. Canti entra nel locale intorno alle 4:00 del mattino
per mangiare qualcosa, sedendosi a un tavolo da solo. Ciò che accade
successivamente viene ricostruito sulla base di una testimonianza. Due persone
sedute a un tavolo vicino cominciano a discutere animatamente con lui: un
impiegato di 28 anni con un piccolo precedente, e un grosso pregiudicato (non
identificato) legato al traffico della cocaina a Roma, con cui Canti aveva già
avuto un alterco nelle settimane precedenti (sembra che «Robustino» vantasse
nei confronti di quest’ultimo - o di un suo amico - un credito di un miliardo in
séguito ad una partita di Chemin de fer). Canti esce dal locale intorno alle 5:00 insieme
agli altri due, ma a differenza di questi ultimi non vi fa rientro tre quarti
d’ora dopo.
Per
il movente del delitto si ipotizzano anche altre possibilità (non una lite
degenerata, bensì un omicidio premeditato). Le indagini non conducono però ad
alcuna incriminazione. A tutt’oggi gli assassini di «Robustino» restano ignoti.
Il Messaggero – Archivio storico
L’Unità – Archivio storico
MARIO MASALA
BIONOTA
Mario Masala è nato in Sardegna nel 1981 e vive in Friuli, dove esercita la professione di medico.
È appassionato di ricerche storiche, soprattutto di quelle in ambito cinematografico e sportivo.
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