Agricoltura, la terra e la mente ~ di Silverio Novelli (LINGUA ITALIANA) - TeclaXXI

LINGUA ITALIANA

 

Silverio Novelli

 

Agricoltura, la terra e la mente

 



La parola deriva dal latino. In latino, agricultūra aveva lo stesso significato di agricoltura in italiano. Se si scompone la parola latina, si trovano due parti messe insieme e in relazione tra di loro: cultūra, che vuol dire 'coltivazione', e ăgri, il genitivo di ăger, che vuol dire 'campo'. Il mondo antico, dei nostri antenati Latini e Romani, era un mondo di terreni strappati alle foreste per essere coltivati: l'agricoltura era un'attività fondamentale. Non furono pochi coloro che scrissero trattati dedicati all'agricoltura. Un importante De agri coltura ('Sull'agricoltura') fu scritto da Marco Porcio Catone (240-168 a. C.). Prima di intraprendere la carriera politica, lo stesso Catone (noto a noi come il Censore) fu contadino in una famiglia di contadini. Secondo lui, il contadino è il miglior cittadino romano: l'agricoltura forma uomini onesti, forti fisicamente e moralmente, pronti per essere soldati valorosi.

Senza dubbio, l'agricoltura, insieme ad altre attività, come il commercio, l'artigianato e poi l'industria, è stata ed è tutt'oggi un fondamento dell'economia dei popoli.

 

Da Dante alla bioagricoltura

Agricoltura, quindi, significa 'coltivazione dei campi' ed è una parola di nobili e antiche origini. È bello sapere, perciò, che per la prima volta agricoltura si trova in un'opera, il Convivio (1304-1308), scritta dal padre della lingua italiana, Dante Alighieri: «sì come pescare pare avere parentela col navicare, e conoscere la vertù dell'erbe pare avere parentela coll'agricultura: che non hanno insieme nessuna regola, con ciò sia cosa che 'l pescare sia sotto l'arte della venagione e sotto suo comandare, e lo conoscere la vertù nell'erbe sia sotto la medicina o vero sotto più nobile dottrina». L'agricoltura (scritto agricultura alla latina), dice Dante, sembra avere qualcosa a che fare con la conoscenza delle qualità mediche («vertù») delle erbe, così come il pescare con il navigare; ma è una questione di apparenza, perché, in realtà, i termini di queste due coppie di parole non hanno niente in comune («nessuna regola»): il pescare ha a che fare con la caccia («venagione»), mentre la conoscenza delle qualità delle erbe è di competenza della medicina.

Dunque, per Dante l'agricoltura è un'attività pratica e sempre sarà così, anche quando, secoli e secoli più tardi, grazie agli sviluppi della scienza e della tecnologia, si avvierà la meccanizzazione dell'agricoltura e, in tempi vicini a noi, si studieranno e applicheranno i sistemi di agricoltura biologica (o bioagricoltura).

 

Famiglie di composti

Tutto quel che ha relazione con le attività agrarie o tipiche della campagna, in latino e poi in italiano, è caratterizzato da parole che cominciano con agri-: già in latino esisteva agrimensōre(m) ('chi misura gli appezzamenti di terreni, specialmente agricoli'); poi, in italiano, nel corso del tempo, si sono formate, direttamente o sotto l'influsso del latino, parole come agrimensura (1759), agriturismo (1978), agricampeggio (1983), agrigenetica (1993), agriartigianato (2001), agri-civismo (2004), agropolitico (2007; detto di una realtà urbana compenetrata da una realtà ad alto livello rurale, sia dal punto di vista della produzione sia dal punto di vista abitativo). Agroecosistema (1987) è una parola chiave del presente: definendo l’«ecosistema secondario caratterizzato dall’intervento umano finalizzato alla produzione agricola e zootecnica» (Treccani.it), la parola e il concetto lasciano aperto il campo (restando in tema) a molte considerazioni sulla qualità dell’intervento umano, a onta dell’affermarsi, almeno nella terminologia tecnica, della già citata bioagricoltura (1985), che postula la coltivazione della terra senza l’uso (o con un uso ridotto) di fertilizzanti e pesticidi chimici anche al fine di tutelare l’agrobiodiversità (2003), cioè l’insieme di tutte le componenti della diversità biologica rilevanti per l’agricoltura e l’agroecosistema. Quindi: agricoltura attività pratica, come pensava Dante, o, oggi e domani, forma del mondo – la fame e la povertà dei tanti, l’altalena lussuosa tra obesità e salutismo dei pochi; l’inquinamento di terra, acqua e cielo o la rigenerazione di madre Terra?

Parallelamente – tornando allo scheletro delle parole – non mancano formazioni lessicali che hanno come secondo elemento -coltura: orticoltura (1816), silvicoltura (1862), piscicoltura (1854), floricoltura (1864), frutticoltura (1877), acqui (o acqua-) coltura (1950), funghicoltura (1965), alghicoltura (2008). Ma si potrebbe concludere questa rapida rassegna affermando che la coltura c’è soltanto se c’è l’ager; e se nelle teste dei sapiens (come direbbe Mario Tozzi), si radica una nuova “cultura dell’ager” (perché l’ager non si degradi a lager biologico).

 

Zolle e cervelli

La parola latina cultūra, che si nasconde dentro la parola agricoltura, significa 'coltivazione'. Questo era il significato principale: inoltre voleva dire 'educazione', 'cura, rispetto', 'culto', 'osservanza di pratiche religiose'. È interessante notare come, in italiano, dalla parola latina cultūra siano derivate sia cultura ('insieme delle conoscenze intellettuali'), sia coltura ('coltivazione'). Non è difficile capire il perché di questa creazione quasi gemellare: coltura è la coltivazione dei campi, affinché diano i frutti con cui sosteniamo l'esistenza materiale; cultura, in un certo senso, è la coltivazione delle menti per nutrire la vita spirituale e addestrare alla comprensione più profonda e dinamica della realtà.

 


SILVERIO NOVELLI






BIONOTA

Silverio Novelli si occupa da molti anni di lingua italiana. Tra le altre cose, ha scritto una grammatica scolastica (a sei mani), un paio di dizionari di neologismi (a quattro mani) e altri testi di divulgazione linguistica (a due sole mani, finalmente, le sue).

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