Agricoltura, la terra e la mente ~ di Silverio Novelli (LINGUA ITALIANA) - TeclaXXI
LINGUA ITALIANA
Silverio Novelli
Agricoltura, la
terra e la mente
- Concessione di licenza CC BY-SA 3.0 (photo by Diego Dielso)
La parola deriva dal latino. In
latino, agricultūra aveva lo stesso significato di agricoltura in
italiano. Se si scompone la parola latina, si trovano due parti messe insieme e
in relazione tra di loro: cultūra, che vuol dire 'coltivazione', e ăgri,
il genitivo di ăger, che vuol dire 'campo'. Il mondo antico, dei nostri
antenati Latini e Romani, era un mondo di terreni strappati alle foreste per
essere coltivati: l'agricoltura era
un'attività fondamentale. Non furono pochi coloro che scrissero trattati
dedicati all'agricoltura. Un
importante De agri coltura ('Sull'agricoltura') fu scritto da Marco
Porcio Catone (240-168 a. C.). Prima di intraprendere la carriera politica, lo
stesso Catone (noto a noi come il Censore) fu contadino in una famiglia di
contadini. Secondo lui, il contadino è il miglior cittadino romano: l'agricoltura
forma uomini onesti, forti fisicamente e moralmente, pronti per essere soldati
valorosi.
Senza dubbio, l'agricoltura,
insieme ad altre attività, come il commercio, l'artigianato e poi l'industria,
è stata ed è tutt'oggi un fondamento dell'economia dei popoli.
Da Dante alla
bioagricoltura
Agricoltura, quindi, significa
'coltivazione dei campi' ed è una parola di nobili e antiche origini. È
bello sapere, perciò, che per la prima volta agricoltura si trova in
un'opera, il Convivio (1304-1308), scritta dal padre della lingua
italiana, Dante Alighieri: «sì come pescare pare avere parentela col navicare,
e conoscere la vertù dell'erbe pare avere parentela coll'agricultura:
che non hanno insieme nessuna regola, con ciò sia cosa che 'l pescare sia sotto
l'arte della venagione e sotto suo comandare, e lo conoscere la vertù
nell'erbe sia sotto la medicina o vero sotto più nobile dottrina». L'agricoltura
(scritto agricultura alla latina), dice Dante, sembra avere qualcosa
a che fare con la conoscenza delle qualità mediche («vertù») delle erbe, così
come il pescare con il navigare; ma è una questione di apparenza, perché, in
realtà, i termini di queste due coppie di parole non hanno niente in comune
(«nessuna regola»): il pescare ha a che fare con la caccia («venagione»),
mentre la conoscenza delle qualità delle erbe è di competenza della medicina.
Dunque, per Dante l'agricoltura è un'attività pratica e sempre
sarà così, anche quando, secoli e secoli più tardi, grazie agli sviluppi della
scienza e della tecnologia, si avvierà la meccanizzazione dell'agricoltura
e, in tempi vicini a noi, si studieranno e applicheranno i sistemi di agricoltura
biologica (o bioagricoltura).
Famiglie di
composti
Tutto quel che ha
relazione con le attività agrarie o tipiche della campagna, in latino e poi in
italiano, è caratterizzato da parole che cominciano con agri-: già in
latino esisteva agrimensōre(m)
('chi misura gli appezzamenti di terreni, specialmente agricoli'); poi, in
italiano, nel corso del tempo, si sono formate, direttamente o sotto l'influsso
del latino, parole come agrimensura (1759), agriturismo (1978), agricampeggio
(1983), agrigenetica (1993), agriartigianato (2001), agri-civismo (2004), agropolitico (2007; detto di una realtà
urbana compenetrata da una realtà ad alto livello rurale, sia dal punto di
vista della produzione sia dal punto di vista abitativo). Agroecosistema (1987) è una parola chiave del presente: definendo
l’«ecosistema secondario caratterizzato dall’intervento umano finalizzato alla
produzione agricola e zootecnica» (Treccani.it),
la parola e il concetto lasciano aperto il campo (restando in tema) a molte
considerazioni sulla qualità
dell’intervento umano, a onta dell’affermarsi, almeno nella terminologia
tecnica, della già citata bioagricoltura
(1985), che postula la coltivazione della terra senza l’uso (o con un uso
ridotto) di fertilizzanti e pesticidi chimici anche al fine di tutelare l’agrobiodiversità (2003), cioè l’insieme di tutte le componenti
della diversità biologica rilevanti per l’agricoltura e l’agroecosistema. Quindi: agricoltura
attività pratica, come pensava Dante, o, oggi e domani, forma del mondo – la
fame e la povertà dei tanti, l’altalena lussuosa tra obesità e salutismo dei
pochi; l’inquinamento di terra, acqua e cielo o la rigenerazione di madre
Terra?
Parallelamente – tornando allo
scheletro delle parole – non mancano formazioni lessicali che hanno come
secondo elemento -coltura: orticoltura (1816), silvicoltura
(1862), piscicoltura (1854), floricoltura
(1864), frutticoltura (1877), acqui
(o acqua-) coltura (1950), funghicoltura (1965), alghicoltura (2008). Ma si potrebbe concludere
questa rapida rassegna affermando che la coltura
c’è soltanto se c’è l’ager; e se nelle
teste dei sapiens (come direbbe Mario Tozzi), si radica una nuova “cultura
dell’ager” (perché l’ager non si
degradi a lager biologico).
Zolle e cervelli
La parola
latina cultūra, che si nasconde dentro la
parola agricoltura, significa 'coltivazione'. Questo era il significato
principale: inoltre voleva dire 'educazione', 'cura, rispetto', 'culto',
'osservanza di pratiche religiose'. È interessante notare come, in italiano,
dalla parola latina cultūra siano derivate sia cultura ('insieme
delle conoscenze intellettuali'), sia coltura ('coltivazione'). Non è
difficile capire il perché di questa creazione quasi gemellare: coltura
è la coltivazione dei campi, affinché diano i frutti con cui sosteniamo
l'esistenza materiale; cultura, in un certo senso, è la coltivazione
delle menti per nutrire la vita spirituale e addestrare alla comprensione più
profonda e dinamica della realtà.
SILVERIO NOVELLI
BIONOTA
Silverio Novelli si occupa da molti anni di lingua italiana. Tra le altre cose, ha scritto una grammatica scolastica (a sei mani), un paio di dizionari di neologismi (a quattro mani) e altri testi di divulgazione linguistica (a due sole mani, finalmente, le sue).
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