Il mondo che verrà. la sottile differenza tra scienza e fantascienza sociale ~ di Riccardino Massa (INTELLIGENZA ARTIFICIALE) - TeclaXXI

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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IL MONDO CHE VERRÀ. 

LA SOTTILE DIFFERENZA TRA SCIENZA E FANTASCIENZA SOCIALE

di RICCARDINO MASSA


Nell’articolo di Silverio Novelli Democrazia, le molte facce di una realtà, apparso su questa rivista il 16 maggio scorso, l’autore ha introdotto l’argomento della nascita di una nuova locuzione “e-Democrazia”, proponendola, in questo modo, come una rivoluzione sociale alle porte di questo millennio che avanza attraverso lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale.

Nel considerarmi d’accordo, ritengo che il nostro attuale modello di vita e di relazioni sociali, non ci permette di essere così lungimiranti nel comprendere come sarà il mondo di domani. Ben che vada, comprendiamo la portata storica del cambio di paradigma che sta alla base di questa rivoluzione, ma non siamo in grado di poter volare con la fantasia ad immaginare lo sviluppo del modello sociale, economico e poi ancora politico che sarà la sintesi di questa rivoluzione tecnologica. Le nostre possono essere solo delle congetture. L’ attuale nostro modo di vivere impedisce al comune mortale di calarsi completamente nella nuova realtà storica. Tanto per fare qualche paragone d’altri tempi, gli Aztechi erano rimasti sbalorditi di fronte alla smodata brama di oro degli spagnoli invasori, una sostanza che non era di alcuna utilità per loro, né per gli utensili né per il cibo, e Cortés si dovette inventare che i bianchi soffrivano di una malattia curabile solo con quel metallo per giustificare questa bramosia di possesso agli increduli occhi dei nativi americani.

Due secoli fa, i nomadi che pascolavano i cammelli nel deserto arabo non sapevano che farsene del petrolio sotto i loro piedi. Era considerata spesso dal beduino come una cosa sudicia e quando affiorava i loro cammelli disdegnavano di mangiarla e berla. Eppure, il primo metallo descritto è diventato per secoli la base economica per la finanza internazionale, ed il secondo, questa volta un composto organico, è diventato lo strumento principale di produzione energetica durante gli ultimi trecento anni di rivoluzione industriale.

La maggior parte delle persone pensano che l’A.I. (come oggi viene conosciuta l’Intelligenza Artificiale) sia una invenzione del nostro secolo, sbagliandosi clamorosamente. Questa è figlia di una evoluzione tecnologica che ha almeno 200 anni e che parte da concetti matematici elaborati successivamente nel 700, ottocento ed infine nel più recente ventesimo secolo.

Naturalmente, quando si parla di questo argomento, l’umanità si divide in due specie. Coloro che esaltano la capacità dell’innovazione considerando l’A.I. come una manna capace di sfamare un’umanità alla continua ricerca della felicità, oppure i catastrofisti che considerano l’utilizzo tecnologico responsabile di una tragedia sociale nascosta dietro al prossimo angolo della Storia Umana.

Utilizzando la teoria marxista come strumento d’analisi, possiamo semplicemente dire che questo sviluppo tecnologico pur riducendo lo sfruttamento (liberazione dell’uomo dalla fatica), resta però una minaccia se la si considera come concentrazione del potere in mano a pochi.

Perché chi possiede questa tecnologia ha nelle sue mani uno strumento enorme capace di influenzare scelte sociali e politiche.

Detto ciò, viene spontaneo chiederci come si coniuga tutto ciò con il concetto di Democrazia?

E soprattutto, ha ancora senso una società democratica nel ventunesimo secolo?


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Se pensiamo che chi ha la possibilità maggiore di elaborare dati ha in mano la leva del potere, ci viene subito in mente che quelle società che violano la privacy sono le più capaci di sviluppare questa tecnologia e quindi d’essere all’avanguardia nel loro uso. Non è un caso che la società cinese, od altre società autoritarie abbiano fatto passi da gigante nell’ultimo decennio sullo sviluppo tecnologico dell’A.I. Mentre le società democratiche dove il concetto di Privacy stabilisce dei limiti all’utilizzo dei dati personali hanno più difficoltà allo sviluppo di questa tecnologia. Dall’altra parte, le società democratiche superano il gap tecnologico solo consegnando in mano al Capitale privato l’utilizzo dell’A.I. In sostanza privatizzando l’uso di questa conoscenza.

In entrambi i casi quindi, ci troviamo nella condizione di chiederci se l’influenza della volontà popolare ed il rispetto dei diritti dell’uomo (basi principali della democrazia moderna, come fu vista dagli illuministi) abbia ancora un senso per la società del futuro. L’influenza del singolo nella possibilità di incidere sui modelli sociali diviene sempre meno importante. Quindi diventa sempre meno importante scegliere i propri rappresentanti al governo della polis.

Ne sono un esempio nel mondo anche le “Città Stato”, come ad esempio Singapore, dove ad una classe politica di riferimento per la gestione della città si è sostituita una classe burocratica.

Ne deduco che il fenomeno della riduzione dei votanti nelle società democratiche, probabilmente non è solo la conseguenza di un sentimento di disaffezione legato alla mancanza di rappresentatività dei partiti politici. Nasconde invece un malessere ben più profondo. È forse la inconsapevole inclinazione di un popolo verso una società delegata a gestire la propria esistenza.


RICCARDINO MASSA


BIONOTA

Riccardino Massa (1956) è nato nel “Canavese” (Piemonte centrale). Dal 1986 al 2020 ha svolto la professione di Direttore di scena al Teatro Regio di Torino. Ha ripreso la regia di Roberto Andò de Il flauto magico di Mozart nei Teatri lirici di Cagliari, Palermo e Siviglia, nonché la regia di Lorenzo Mariani de Un Ballo in Maschera di Verdi e quella di Jean Luis Grinda della Tosca di Puccini, entrambi al teatro Bunka Kaikan di Ueno in Giappone. Ha poi realizzato la messa in scena de L’Orfeo per il festival Casella e recentemente la ripresa della regia di Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti al Regio di Torino.


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