Anche i Congolesi hanno diritto ai sogni (AFRICA) ~ di Chiara Castellani - TeclaXXI
AFRICA
Anche i Congolesi hanno diritto ai sogni
di Chiara Castellani
Il diritto di sognare di un Congolese si identifica nel diritto di studiare. Se chiedi a un ragazzo congolese «Qual è il tuo sogno?». ti risponderà: «ottenere un diploma per essere veramente utile alla società» (Chiara Castellani, whatsapp ottobre 2024)
PREMESSA: Il resoconto che segue è di Chiara
Castellani, medico chirurgo e missionario nella Repubblica Democratica del
Congo. Lo ha scritto in queste ultime settimane, tra una visita e l’altra nei
villaggi e le città africane che attraversa, nei momenti di pausa o in quelli
in cui aveva una connessione internet. Si è interrotta per soli due giorni,
perché prostrata dalla malaria, sotto la mia incessante richiesta per
testimoniare, una volta di più com’è la vita laggiù. Nelle righe che seguono,
Chiara Castellani racconta le persone che vivono attorno a lei, le persone che
nutrono una speranza e perseguono un obiettivo. Affidandomi queste storie, lei
si è fidata di me, forse anche in nome della nostra antica frequentazione,
quando giovanissime calpestavamo l'erba e la terra battuta delle Tre Fontane, a
Roma, e gareggiavamo entrambe sulle piste dell'atletica leggera per il CUS
Roma. Chiara è famosa nel mondo per tutto quanto fa a profitto dell'umanità;
non aggiungo altro. (Jacqueline Spaccini)
N.B. I video shorts sono girati da Chiara Castellani (ott. 2024)
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Oggi
è un giorno speciale per i ragazzi (anche se alcuni hanno più di 40 anni)
dell'ISTM Kimbau. La collation des grades (cerimonia di laurea) premia tre
anni di sacrifici e corona una vita di sogni troppo a lungo restati nel
cassetto.
Papà
Mahunda ha conseguito il
sospirato diploma nonostante sia su una sedia a rotelle dal 1992, all’epoca padre
di una famiglia di agricoltori nella fattoria di Mosamba.
Si è dovuto «riciclare» come infermiere e l'ha fatto già alle soglie del terzo millennio; allievo in carrozzina dell'ITM Kimbau, alla prima promozione. Ma anche dopo essere diventato infermiere A2, cioè ausiliare (non professionale) papà Mahunda non si è fermato. Appena si è realizzato il nostro sogno collettivo di un ISTM, cioè una facoltà di scienze infermieristiche a Kimbau, lui ha ripreso gli studi. Nemmeno la cataratta l'ha fermato. Operato in maggio, a settembre ha difeso la tesi di laurea e si è laureato.
video 2 papa Mahunda
Anche
maman Pascaline festeggia oggi un sogno ripescato nel cassetto
quando ormai gli anni trascorsi sul suo corpo di donna e madre sola sembravano
impedire la realizzazione.
Guardia
medica alla maternità la notte e lavoro nei campi di giorno per nutrire figli e
nipoti - tutti a suo carico, perché il marito è partito altrove con una giovane
amichetta.
Ma
negli ultimi tre anni maman Pascaline è andata a lavorare nei campi solo la domenica. Tornata sui banchi dell'università, ha conseguito anche lei il
sospirato diploma. Adesso è ostetrica diplomata; lei che da sempre assiste ai
parti senza mai aver studiato eutocia e distocia. Lei che da sempre segue le
donne in gravidanza capendo fino in fondo i loro bisogni soprattutto se sono trascurate dal partner.
Maman Espérance, lei pure, ha realizzato il suo sogno di «far nascere i
bambini». Analfabeta, lavorava come
cuoca finché si trovavano ancora cibo e risorse finanziarie per dare da
mangiare ai malati. Poi la cucina è diventata sala di sterilizzazione del
materiale chirurgico e ostetrico. Lei che non sapeva né leggere né scrivere non
poteva pretendere di utilizzare l'autoclave come una comune pentola, sicché si
trovò bruscamente senza lavoro. L'ho assunta per le pulizie ma se e quando ne avevo
bisogno, mi preparava da mangiare.
Un
giorno in cui senza che glielo avessi chiesto mi aveva portato una bottiglia di
vino di palma, mi disse «voglio imparare a far nascere i bambini».
Forse
fu il vino, forse furono i suoi occhi ardenti di desiderio.
Cominciai
a insegnarle ad assistere a un parto sempre in presenza di un personale
letterato ma... alle volte i bambini nascono più d’uno in contemporanea,
specialmente la notte, e maman Espérance amava fare le guardie notturne: «Si
impara di più», diceva.
E
così col tempo è diventata de facto un'ausiliare di sala parto,
intelligente e curiosa per imparare tutto il possibile, con quella memoria straordinaria
che hanno gli analfabeti. Si è resa ben presto insostituibile nelle ore lunghe
delle notti di veglia alle donne in travaglio, che la amano. E quando l'ISTM
Kimbau (facoltà di scienze infermieristiche) è diventata finalmente realtà,
Pilar – la sua primogenita – vi si è iscritta grazie a una borsa di studio,
realizzando il sogno di maman Espérance (omen nomen).
Pilar
adesso è ostetrica, come Kamanda, la figlia di Marie Kayinda.
Ma
in questo caso non bastava il sogno realizzato per «interposta persona».
Ho
conosciuto Marie Kayinda come matrona (levatrice) empirica di Milombi ma
anche della postazione sanitaria di Makwati. Mi aveva aiutato così bene per la
consultazione prenatale e ginecologica che le chiesi di accompagnarmi a Kiamfu
Kinzadi, circa 15 km più a Est. A Kiamfu Kinzadi non avevo alloggio e passammo
la notte sui lettini della maternità.
Non
dormimmo molto quella notte. A «pezzi e bocconi», Marie mi raccontò qual era il
suo sogno. Proveniva da una famiglia povera ed era bravissima a scuola, ma
aveva dovuto rinunciare allo studio perché non c'erano i soldi per pagare la
spesa scolastica e in più serviva aiuto in casa e nei campi. Grazie alla mia
infermiera Pelo Tsungi, aveva però imparato ad assistere il parto eutocico[1]
e le norme della consultazione prenatale come del resto io stessa avevo
constatato. In breve, qualche anno dopo si iscrisse all'ITM per diventare
infermiera ausiliare. Era così brava e coscienziosa che al termine degli studi
venne assunta in ospedale. E non fui io, ma il nuovo direttore dell'ospedale
che decise di assumerla vista la carenza di quadri qualificati.
Quando
si cominciò noi tutti a sognare l'ISTM di Kimbau, fu lei a voler farsi latrice
della richiesta ufficiale al Vescovo.
Donna congolese - CC0 Domaine public
Ma poi il suo sogno sembrò perdersi quando suo marito sancì che doveva essere la figlia a studiare. E per tre lunghi anni anche Marie cercò di convincere sé stessa e la sottoscritta che avrebbe dovuto rinunciare al suo sogno in favore della figlia. Tuttavia, quando proiettavo le immagini della gravidanza e del parto per le studentesse, Marie «s’imbucava» per seguire anche lei, gli occhi ardevano dal desiderio irrefrenabile di imparare. E quest'anno ce l'ha (ce l'abbiamo) fatta. Marie si è iscritta al corso di laurea in ostetricia.
Il sogno si è
realizzato.
[1] Parto naturale,
spontaneo, senza strumentazioni né ossitocina.
CHIARA CASTELLANI
BIONOTAÈ nata a Parma nel 1956. Si è laureata in medicina e specializzata in ginecologia e in ostetricia.
È partita come medico per il Nicaragua all'epoca della rivoluzione sandinista nel 1983.
Nel 1991 parte sempre come medico missionario per l'allora Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo). Nel 1992 a seguito di un capovolgimento della sua jeep (causa attentato) perde il braccio destro, riuscendo a non morire di setticemia. Si fa mettere una protesi e riparte.
Dopo un breve periodo in Angola, torna in Congo, dove vive e lavora tuttora. E per chi vuol saperne di più, c'è wikipedia.
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